“Donne in fermento” dell’associazione Nonunadimeno
Come insegnare la parità ai nostri figli e soprattutto alle nostre figlie. Questo è quanto è venuto fuori, assemblando i pensieri delle componenti del gruppo.
Mercoledi, 09/08/2017 - Come gruppo “donne in fermento” di Nonuna di meno, che si riunisce in spazi abitati pubblici, privati, virtuali per discutere su varie tematiche legate alla parità di genere, abbiamo trattato negli ultimi giorni il problema della educazione. Come insegnare la parità ai nostri figli e soprattutto alle nostre figlie. Questo è quanto è venuto fuori, assemblando i pensieri delle componenti del gruppo. Insegna al figlio tuo il ripudio per ogni forma di ingiustizia, di sorprusi, di violenza, di sopraffazione e di ingiuriosa manipolazione. Insegna a tuo figlio la nobiltà d'animo della luce e della verità. Passo dopo passo.(L.G)
Insegniamo tutto questo ai nostri figli e soprattutto alle nostre figlie .(A.R.F.)
Per le nostre figlie avrei una riflessione ulteriore: i concetti di libertà che riteniamo di possedere, magari anche in virtù di uno status culturale realmente esistente, di una potenziale "indipendenza", potrebbero ingenerare un senso di falsa sicurezza creando la presunzione di essere immune da certi fenomeni. No, figlia mia, non ci sono sconti, non ci sono esimenti. Può accadere anche a te e quindi devi imparare a preservarti anche quando ami. (L.G.)
Da una esperienza di una ragazzina di Taranto, che una mia collega ha raccolto nei temi svolti in classe qualche anno fa: “mio padre picchiava mia madre senza motivo, e quando si alzava la mattina la sua faccia era strana, gonfia. Lei diceva che non era successo niente, ma tutto il giorno stava a piangere e non usciva. Io questa cosa la vorrei raccontare a tutti ma non lo posso fare perché poi mio padre se la prende con mia madre. Ora mia mamma sta decidendo di andare a un centro antiviolenza e il la stimo mia madre perché è coraggiosa. mio padre lo odio anche se mi fa male pensare di non poterlo vedere più. Non sempre era cattivo con noi e ci faceva tantissimi regali, anche costosi”. (E.M,)
I genitori contribuiscono ad istruire ed educare la prole. Un dovere civile e morale. L'educazione è l'apprendimento di principi intellettuali e di etica individuale, riconosciuti come valori comuni della società. Se la società ripudia la violenza, rifiuta le idee patriarcali e riconosce lo status della donna fuori da forme di sudditanza e di subdola sottomissione alla figura maschile, allora non possiamo certo rimanere indifferenti alle parole tristi di una figlia che descrive il coraggio di una madre, capace di dormire soffocando i singhiozzi e che silenziosa, con il volto gonfio e tumefatto, inizia un nuovo giorno, tra quelle mura apparentemente perfette. Un marito e un padre cui non si vorrebbe rinunciare. Nessuno potrebbe immaginare che lo stesso uomo meritevole di rispetto, generoso, affettuoso con i suoi figli, lavoratore, riverente e con tante "qualità" si trasforma e tira fuori una spaventosa, inaspettata brutalità. Poi la bestia indomata si placa, rientra nei recinti delle sue ben costruite mura, non solo domestiche, e tutto torna alla "normalità" della quiete; intanto quella figlia cresce e comprende. Assiste indirettamente al dolore di una madre, che diviene il suo stesso dolore in virtù di quel legame simbiotico che resta per sempre. (Lucia)
Riflettiamo sul pensiero di questa figlia che di fronte alla violenza quotidiana appare confusa da un padre che "molto generoso che fa regali costosi" quasi a minimizzare e comunque accettare i soprusi ,senza avere consapevolezza della manipolazione continua e dei ricatti affettivi. Spesso i rapporti futuri col maschile sono profondamente influenzati da questo bipolarismo che ci rende disponibili al ricatto e a giustificare "però mi vuole bene " e renderci fragili . Educhiamo i nostri figli che la violenza non ha giustificazioni mai. (E. Mont)
Io mi sono soffermata sulla frase "un marito e un padre cui non si vorrebbe rinunciare" . Penso che in molti casi si tollera sino a che non si raggiunge un punto limite! E mi chiedo: perché` si aspetta e si vive nel disagio ? Bisogna scoprirsi sempre più donne, consapevoli del fatto che uscire dal disagio è possibile, anche facendo rete, soprattutto utilizzando il mutuo ascolto e soccorso. (V.C.)
Allora inizia il tuo percorso di consapevolezza e ti senti non più solo femmina, ma donna e ti piace. Ti scopri ricca, piena di risorse, di talento e non solo ti piaci, scopri di piacere. Capisci che il rapporto con gli altri deve essere basato sul confronto , solo quello può farti crescere , cercare nell’altro l’anima celata e saperla trovare , arricchirsi in uno scambio salutare. (Vera)
E allora noi ai bambini a scuola proviamo ad abbattere "muri" di "mala" educazione. Con alcuni ci riusciamo bene da subito. Con altri fatichiamo parecchio. Anche se sono molto piccoli. Questo dimostra che sono 'formati' fin da quando sono davvero piccolissimi. Ci portano con tanta semplicità dei background familiari molto radicati.
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