“Cura un anziano e sarai un uomo dal sex appeal irresistibile!”
La lettera - “Vedo l'esigenza di trovare degli strumenti che diffondano queste tematiche a livello capillare e con un linguaggio semplice, ma efficace”
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2005
Sono una delegata RSU di una società farmaceutica con sede a Milano. Di recente ho intrapreso delle iniziative per la realizzazione di azioni positive (L. 125 e L. 53) in azienda volte a favorire le carriere delle donne e la conciliazione lavoro-famiglia (in azienda siamo più donne che uomini). Contestualmente sto cercando di sensibilizzare anche tutte le mie amiche in temi di genere/diritti/politiche sociali.
In questo viaggio mi sono resa conto che molte donne mie coetanee (fascia 30-40 anni), pur essendo emancipate, di cultura medio alta e di una grande città, hanno una coscienza/conoscenza poco sviluppata sul tema del genere/diritti/politiche sociali. Vi cito un esempio: ai convegni, ai seminari etc. se guardo la platea vedo che la maggior parte è composta da donne over 40 e le mie colleghe/amiche non possono quasi mai venire (non costituiscono l'universo ma è significativo). Gli eventi, le organizzazioni, i siti internet e gli strumenti ci sono. Allora perché non c'è omogeneità nella platea e nell'interesse?
Mi è inevitabile quindi fare delle riflessioni. Le donne sono consapevoli? Riescono ad informarsi?
Vedo l'esigenza di trovare degli strumenti che diffondano queste tematiche su due livelli fondamentali: a livello capillare e con un linguaggio semplice, ma efficace, rivolto a tutte/i coloro che non sono attiviste/i (e/o non particolarmente erudite/i) e quindi lontano da un certo tipo di conoscenza. Se vogliamo che le nostre iniziative mettano radici ed essere sostenute dobbiamo risolvere il problema della comunicazione. Se parliamo solo tra di noi...
Vedo che gli orari dei convegni/seminari spesso impediscono alle donne lavoratrici e alle donne madri di partecipare, cosa si può fare? Orari migliori? Intrattenimento dei bambini nei luoghi in cui si effettuano i convegni? Perché no?
Vedo l'esigenza di diffondere ancor più la cultura della conciliazione lavoro-famiglia negli uomini. Esistono i congedi parentali di paternità ma sono pochi gli uomini che ne usufruiscono. Il part-time e il tele-lavoro sono al femminile (più che una conciliazione, a volte, mi sembra una distribuzione diversa dei carichi di lavoro per la donna, non un alleggerimento). La cura dei figli, nipoti e degli anziani è ancora troppo identificata nel ruolo femminile. La maternità poi...è ancora un "problema" delle donne e non una responsabilità sociale. Forse non ci stiamo dimenticando che tra le varie cose dobbiamo intraprendere delle iniziative PER GLI UOMINI? (Papà è bello! Nonno è fantastico! Cura un anziano sarai un uomo dal sex appeal irrestibile!). Magari ci sono già delle iniziative..ma io non ne sento parlare.
Vedo che non abbiamo molti fondi, non abbiamo i media a favore e sicuramente il passa parola è l'unico strumento, come possiamo accelerarlo?
Che dire poi dell'autostima, della non consapevolezza della leadership, dei pediatri che ci terrorizzano, dei freni di alcune religioni o della cultura del passato (l'angelo del focolare)?
Io medito....medito...medito...ma vorrei passare alle soluzioni. Vi abbraccio e grazie per l'attenzione. Laura Ferrante, Corsico (Mi)
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