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“Ci siamo e vogliamo rimanerci”. A dirlo sono Le Ragazze d’Egitto, il gruppo musicale tutto al femmi

“Ci siamo e vogliamo rimanerci”. A dirlo sono Le Ragazze d’Egitto, il gruppo musicale tutto al femmi

Tre ragazze tra i 24 e i 26 anni che unite dalla forte passione per la musica hanno deciso di sfidare le restrizioni e i divieti della società pur di continuare a fare le musiciste.

Lunedi, 11/07/2016 -
Il Cairo. Stanno riscuotendo sempre più successo Le Ragazze d’Egitto che nel giro dell’ultimo anno si sono esibite sui maggiori palcoscenici della capitale.

Alternando tra musica pop e rap, il gruppo è riuscito ad imporsi sulla scena anche grazie ad un repertorio fatto di canzoni che parlano dell’universo femminile, troppe volte messo a tacere nella società egiziana.





“E’ stato difficile trasformare la passione in mestiere. Ma gli ostacoli non ci hanno fermato, anzi ci hanno reso ancora più forti” dice Esraa Yousria Saleh, la frontwoman del gruppo. L’ostacolo da superare non è stato solo quello di far accettare alle loro famiglie l’idea di volere diventare delle musiciste professioniste, ma soprattutto quello di venire rispettate ed accettate dalla società in quanto tali.



Se la società egiziana crede che le donne non siano abbastanza coraggiose, Le Ragazze d’Egitto cantano il contrario. Le loro canzoni sono una chiara denuncia contro l’apparato sociale egiziano che non si mobilita abbastanza per combattere le disparità femminili da una parte ed il problema delle molestie sessuali dall’altra.



“Le molestie sessuali avvengono in taxi e per strada, ovunque. Le donne sono guardate e fischiate e gli uomini non si rendono conto di star violando la libertà personale di un’altra persona” continua Saleh.

Le Ragazze d’Egitto cantano. Cantano a voce alta senza vergognarsi. Lo fanno per tutte quelle donne che non hanno avuto il coraggio di denunciare abusi, violenze ed ingiustizie. “Non guardare solo al mio corpo” recita una delle loro canzoni.



“Dal cuore della tirannia, vengo a strappare i miei diritti. Rifiuto le leggi ingiuste dell’uomo orientale” sono le parole di un altro brano. “Lavoriamo per raccontare esperienze di vita vissuta. Cantiamo per resistere alla cultura dominante che fissa stereotipi nella società, rinforzando la mascolinità, il patriarcato e tutti quei sistemi si oppressione sulle donne” dice la cantante.



Un’oppressione che in realtà coinvolge anche gli uomini che secondo le consuetudini sociali egiziani hanno dei ruoli ben precisi da rispettare, come quello di risparmiare soldi per comprare una casa, se si vogliono sposare ed occuparsi della famigliai. Con il loro lavoro, da più di anno Mayam Mahmoud, Marina Samir, Esraa Yousria stanno abbattendo il muro della diffidenza ed allo stesso tempo il muro del patriarcato per costruire una società che vada oltre alle apparenze e alle imposizioni.



Con il sogno di aprire anche spazi alternativi per fare musica nelle zone più emarginate nel Paese, le tre musiciste continuano a suonare le loro canzoni, arrivando con le loro musiche e i loro testi laddove l’azione sociale e politica non riesce ancora a fare. Quello di cambiare la percezione che la società ha delle donne, l’altro motore del cambiamento in un Paese sempre più colpito da una profonda crisi economica.



Foto di Le Ragazze d’Egitto, pagina Facebook

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