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“Caro Prodi, ti scrivo…”

“Caro Prodi, ti scrivo…”

Messaggi per l’Unione - Le lettrici e i lettori di noidonne chiedono che Prodi sostenga i giovani come gli anziani, rilanci l’economia, restituisca dignità al lavoro, rispetti le donne

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2005

Laboriose, lungimiranti, preoccupate, le donne - milioni di donne italiane - vedono nelle elezioni e nel cambiamento di governo la possibilità di uscire dal di sfiducia nelle istituzioni e di degrado culturale che si fa sempre più pesante. All’attenzione vi sono le questioni economiche e il lavoro, ma gli attacchi alle conquiste storiche del movimento femminile che si fanno di giorno in giorno più inquietanti assumono le forme di un’ansia permanente. Per difenderci dai talebani del mondo islamico e con la scusa del terrorismo stanno crescendo talebani nostrani e fermenta, trovando proseliti e argomenti anche nel post-femminismo, una cultura da Ancien Regime. Sono nuove forme di sudditanza culturale nei confronti di parte delle autorità religiose che in non pochi casi muovono da smanie di protagonismi.
Il sistema maggioritario ha notevolmente contribuito a personalizzare la politica e ad accentuare la deriva individualistica che ha pervaso l’ultimo decennio del secolo scorso. Ora assistiamo a degli eccessi che non finiscono più di stupirci. In questo contesto sociale e storico le primarie indette dai partiti dell’Unione sono per un verso una novità nella scena politica italiana (che tra l’altro sta contribuendo ad incrinare le truppe della Casa delle Libertà) ma rappresentano anche il rischio di accentuare questa personalizzazione a scapito della elaborazione di un programma che sia concreto, condiviso e sostenibile.
Allora Noidonne ha scelto di dare voce alle donne (e non solo alle donne) e di inviare, attraverso le varie richieste raccolte un po’ in giro per l’Italia, un messaggio complessivo più che ai candidati premier ai partiti dell’Unione. Perché è in capo ai partiti e ai loro dirigenti, uomini e donne, che ricade la responsabilità oggi delle scelte di programma, delle alleanze e delle candidature e domani le scelte di governo. E dunque se il 16 ottobre primarie devono essere, che siano almeno partecipate mantenendo fermo l’obiettivo di tenere la barra sui problemi che interessano il paese reale, quello che sceglierà uno dei candidati premier con la speranza nel cuore di veder nascere poi un governo di centrosinistra che cambi nel profondo questo Paese stanco e sfiduciato, depotenzi la sua burocrazia inconcludente e arrogante, avvii servizi sociali rassicuranti e accoglienti, sostenga i giovani come gli anziani, rilanci l’economia e restituisca dignità al lavoro, rispetti le donne a casa e nella società dei diritti.

Anna, 73 anni, pensionata di Terni “I partiti dell’Unione dovranno dare più spazio alle donne nelle istituzioni a tutti i livelli. Nelle circoscrizioni, nei consigli comunali o regionali così come in Parlamento e al governo la presenza delle donne deve essere forte e numerosa perché è l’unico modo di umanizzare la politica, di avvicinarla alla gente e ai problemi reali. Questo deve essere uno degli obiettivi che i partiti dell’Unione non devono mai perdere di vista e che può fare la differenza con il centrodestra. Con tante donne a ricoprire ruoli di gestione potremo togliere alla politica le degenerazioni e le derive delle logiche legate unicamente al potere per il potere. Queste cose le ho sostenute da sempre e anche nel mio libro ‘Con le donne e non solo’”.

Claudia, 49 anni, impiegata part time di Roma “Quello che mi aspetto dall’Unione è una maggiore attenzione al lavoro femminile perché il mondo del lavoro continua a privilegiare gli uomini. Quando siamo giovani c’è il problema della maternità e delle attenzioni che richiede la famiglia, tutte a carico delle donne per la carenza di servizi sociali. Poi, quando abbiamo superato quei problemi diventiamo ‘vecchie’ e non interessiamo più gli imprenditori. C’è qualcosa che non funziona in questa situazione. Ci hanno chiesto di essere flessibili e noi donne siamo disponibili a metterci in discussione. Lo facciamo continuamente, ma non abbiamo riscontri che questo ulteriore sforzo sia apprezzato, così rimaniamo emarginate e dobbiamo accontentarci”.

Gabriele, 52 anni, libero professionista di Roma.”Il prossimo governo di centrosinistra? Mi aspetto che si caratterizzi nettamente con scelte a tutela delle fasce più deboli della popolazione. Poi dovrà intervenire nella macchina della burocrazia. Semplificazioni e snellimenti fiscali e amministrativi non sono più rinviabili e occorre certezza dell’applicazione delle norme. Poi c’è il traffico: occorre rendere più efficiente il servizio pubblico”.

Simona, 30 anni, impiegata, provincia di Roma. “Sono mamma da pochi mesi e mi pesa l’incertezza per il futuro e il basso livello della qualità della vita. Sento il bisogno di maggiori garanzie economiche che permettano a noi, giovani coppie, di immaginare un progetto più a lunga scadenza. Occorre potenziare i servizi, oggi scarsi e scadenti e queste carenze ricadono sulle donne che lavorano. L’Unione non deve dimenticare, questa volta, di fare leggi che scongiurino il ripetersi di problemi come quello del conflitto di interessi, che ha avvelenato e distorto la vita politica di questi ultimi anni”.

Anna ex incettatrice 58 anni, Romana ex artigiana 65 anni, Odette ex impiegata 56 anni, Gianna counselor 54 anni. E’ un gruppo di donne dell'UDI di Carpi, oggi tutte pensionate. “Per noi fondamentale è l'impegno per le politiche sociali e nello specifico occorre investire risorse sull'infanzia. Più asili nido e servizi a supporto delle giovani donne lavoratrici costrette anche nella nostra realtà a lasciare il lavoro per accudire ai figli. Pretendiamo che sia aumentata la rappresentanza delle donne in Parlamento di almeno il 20% rispetto all'attuale presenza e i partiti dell'Unione devono candidare il 50% di donne alle prossime politiche, che devono rappresentare le diverse realtà della nostra società: lavoratrici della sanità, operatrici dei consultori, delle professioni, del mondo della scuola, dell'imprenditoria. Insomma, donne radicate nel territorio, non solo politiche di professione. Un paese che non ha rappresentate le donne non si può dire che sia un paese democratico”.

Angela, 87 anni pensionata. “Vorrei che Prodi lavorasse per riportare la pace nel mondo, abbiamo lottato e lavorato tanto per poter vivere in un mondo migliore ed è molto triste pensare che non è servito a niente il nostro impegno. Poi diamo il lavoro ai giovani perché possano essere indipendenti, formare una famiglia e sperare in un futuro meno incerto”.

Iole, 76 anni pensionata. “Fra le tante problematiche una in particolare vorrei che si tenesse presente: le condizioni di molti anziani e soprattutto delle anziane, più povere rispetto ai loro compagni maschi. Per loro una pensione adeguata che ridia dignità ed evitare in questo modo di pesare sui figli o ancor peggio sulla struttura pubblica...e non ci sono donne in parlamento vorrei sentire di più la loro voce, vorrei che fossero di più”.

Leonardo, 21 anni studente universitario presso l’Accademia di Belle Arti Bologna. “Il Prof. Prodi ha parlato molto di giovani, di ricerca e di Europa. Vista e considerata la situazione attuale probabilmente ha delineato quella che è l'unica strada oltre al precipizio. Ciò di cui non ha parlato è la situazione interna all'Unione, i problemi e le moltitudini di contrasti che i partiti ancora non hanno risolto, la mancanza di coerenza, i patti di comodo e il riciclo di politici i cui interessi sono privati. Quello che vorrei è un rilancio della politica, soprattutto nei giovani. Una politica vera che dia spazio al dialogo e che non elimini coloro i quali pensano e domandano. Senza una nuova classe politica fatta anche di giovani che non siano galoppini di partito, questo Paese a parere mio non avrà i mezzi per sopravvivere”.

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