Società / Lettera aperta - Dalle amiche dell’Udi di Napoli a Giuliana Sgrena, riceviamo e volentieri pubblichiamo
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2005
Quando un'amica esce da un male, da un pericolo, da un dolore, inizia un percorso difficile e delicato di elaborazione, di "convalescenza" che richiede il nostro aiuto e tutto il nostro affetto: quelli che vogliamo che tu senta accanto, in questo momento e finché non finiranno gli attacchi e le crudeltà di cui sei oggetto.
Molte di noi non hanno avuto l'occasione di conoscerti personalmente, ma conoscono la tua parola scritta, in qualche modo il tuo lavoro, di cui quella parola è il frutto, e di quello ti saremo sempre grate. Ancora di più, in un momento, politico e culturale, dove è sempre più difficile conoscere i fatti e le ragioni! Tu ci hai parlato delle persone, e tanto lucidamente, che ci sarebbe stato difficile pensare ai luoghi delle guerre, nei termini in cui le pensiamo oggi, senza il servizio essenziale che tu ci hai reso.
Avresti o no potuto sottrarti al pericolo, diventato poi vero e proprio terrore? Non eravamo lì, non possiamo dirlo. Eri tu ad esserci, e c'eri anche per noi, per un servizio di pubblica utilità, così come lo intendono le donne e gli uomini che credono ancora che l'unica deterrenza possibile alla follia della guerra e dei suoi invasati adoratori, sia la verità raccontata col sapere dell'esserci: col corpo, i sentimenti, l'intelligenza.
Siamo donne che hanno la passione dell'alternativa politica al sistema patriarcale, e proprio per questo non abbiamo bisogno di cadere nella retorica per riconoscere il valore tuo e di tutte quelle che hanno lavorato e rischiato per documentare l'insensatezza delle guerre. Il fatto che siano in maggioranza donne a farlo, è certamente un segno nel quale è impossibile non rinvenire le tracce di un pensiero e di uno sguardo differenti, etici, certamente non eroici.
La retorica che, invece, oggi colpisce te, dalla politica come da tanta informazione, per intenderci quella che consiglia di starsene in casa quando si è donne, è quella che vuol rappresentare a tutti i costi, e far entrare nelle coscienze, che chi è con la democrazia è con la guerra e chi è contro sta con i terroristi.
Lo sguardo differente, lo sguardo che ricorda che c'è un popolo che vuole autodeterminarsi, deve scomparire fisicamente ed essere screditato!
La retorica, perché tale è questa, serve a chi non ha ragioni. Noi sappiamo, anche per la tua professionalità piena di passione e non per retorica, fatti e cose che non smetteremo mai di ricordare alle persone di questo paese che in tante, 15.000, hanno firmato l'appello per il ritiro dei nostri soldati dall'Iraq. Quelle persone capiscono, vogliono e vorranno sapere, e chiederanno che venga fatta luce sulla tragedia che ha concluso il tuo rapimento.
Quelle persone ora sono certamente insieme a noi per proteggere nel paese e tra le persone la tua convalescenza, smascherando tutta la strumentalità e la viltà di chi da vittima ti vuole imputata.
Immaginiamo che in tanti ti abbiano espresso solidarietà e calore, cogliendo la disumanità di quel che avviene nei tuoi confronti. Noi però crediamo di doverlo fare anche pubblicamente, perché non cogliamo ancora un'indignazione politica, su questo punto. I sentimenti non sono dettagli, dovrebbero far parte della formazione di chi ci rappresenta o vuol farlo: il perché non va neanche spiegato.
Ti auguriamo di guarire presto, con affetto e stima.
Lascia un Commento