“Caina” la ‘trovacadaveri’: quando la ferocia femminile e la mostruosità del male s’incontrano
Nelle sale il film fanta-sociale, esordio al lungometraggio del regista TV Stefano Amatucci. Grande interpretazione della sorella, Luisa Amatucci, nei panni di Caina
Martedi, 29/05/2018 - Di professione ‘trovacadaveri’, in un mondo del futuro in cui c’è chi, per guadagnarsi da vivere, cerca, trova e vende i corpi degli immigrati che sempre più numerosi si accumulano sulle spiagge peninsulari, Caina - donna sola e dannata, ex-killer di immigrati con una storia di tragedie personali senza ritorno - incarna il male e l’amoralità assoluti, legati al pregiudizio, al razzismo ed all’annichilimento dell’altro, del diverso, del migrante. Ma c’è chi, più povero e disgraziato ancora di lei, un gruppo di immigrati sbarcati e senza nulla da perdere, si trasforma in carnefice a sua volta e sottrae i cadaveri agli ‘aventi diritto’ (oltre ad uccidere, senza tanti complimenti, migranti vivi se occorre a svoltare la giornata), in una guerra spietata ed oscura in cui l’alienazione dall’umano sembra raggiungere il parossismo.
Tratto dall’omonimo romanzo di Davide Morganti, ‘Caina’, (trailer) opera prima del bravo Stefano Amatucci (noto regista televisivo di ‘Un posto al sole’ e ‘La squadra’) racconta l’abiezione e l’aggressività che si può raggiungere in un mondo visionario, ma forse non poi così lontano a venire, e che forse il mondo intero - sempre più preoccupato di isolarsi e proteggersi - rischia di raggiungere fatalmente, almeno secondo questa metafora catastrofista. Tale messaggio è affidato inaspettatamente ad una donna, simbolo al contrario, in tanta parte della cinematografia e della letteratura, di accoglienza, accettazione, mediazione, ricostruzione, generazione.
Caina trascorre la sua esistenza, grama e piena d’odio, in una baracca in riva al mare, a recuperare sulla spiaggia i corpi rilasciati dal mare di quei migranti che speravano di trovare in Italia una vita migliore e sono annegati nel perseguimento di questo sogno; quei corpi vengono poi venduti, per soli 15 euro, ad una ditta autorizzata allo smaltimento, che dissolverà i cadaveri nel cemento, facendo sparire ogni traccia di uomini, donne e bambini. Solo i loro passaporti, centinaia, migliaia, affiorano sulla sabbia.
L’incontro di Caina con Nahiri (il bravo e simpatico attore Helmi Dridi), un tunisino trovacadaveri abusivo, che diventa aiutante della donna nel faticoso lavoro notturno, rappresenta forse l’ultima occasione per la protagonista di sentirsi un essere umano e di voler compiere un’azione giusta (seppellire in modo onorevole una donna che, come le accade continuamente con tanti altri morti, compare nei suoi sogni pieni di angoscia, pregandola di rispettarne la morte per i tre figli che ha lasciato in patria): accortasi di provare dei sentimenti e un’attrazione fisica per il ragazzo e pietà per la morta, dopo essersi confessata da un prete piuttosto neutrale, ritrova in se stessa il disprezzo incondizionato che ha guidato fino a quel momento le sue azioni, e la rabbia cieca e xenofoba verso tutto ciò che non appartiene alla gente, cultura e religione del suo Paese, perdendosi in modo definitivo e divenendo, da carnefice, vittima designata.
Ci voleva coraggio a costruire, in una fiction come nel romanzo, un personaggio femminile così complesso e potente, distruttivo e affascinante per la sua anima nera, ed affidarne l’interpretazione a Luisa Amatucci, attrice di teatro e sorella del regista che ha condiviso con lui fin dal 1996 l’esperienza di ‘Un posto al sole’, è stato certamente un atout di questo film cupo ed angosciante, che non concede nulla alla speranza e sembra lanciare un monito alla comunità umana. Girato sulle spiagge del Mare Nostrum, a rappresentare quelle di un indistinto ma attualissimo Mediterraneo, il film ha avuto solo tre settimane e mezzo di riprese, dopo una lunga gestazione, perché il regista ha faticato a trovare i fondi necessari per portare a compimento la sua opera prima (ultimata grazie all’intervento dell’imprenditore stabiese Salvatore Suarato, che sostiene opere artistiche di valore sociale).
“I produttori volevano che lasciassi spazio al romanticismo, che edulcorassi il personaggio di Caina - ha raccontato Amatucci - mentre io volevo raccontare questa protagonista come era stata descritta da Morganti e come anch’io la sentivo. Volevo raccontare la ferocia femminile, così rara nel cinema, una ferocia che può essere come quella maschile. Di Caine ne ho incontrate parecchie, sul lavoro e altrove, ma è culturalmente poco accettato raccontarle”. L’atmosfera tragica e crepuscolare, quasi da day after, è perfettamente resa dalla fotografia bruciata, tendente al bianco e nero più che al colore, di Roberta Allegrini e Rocco Marra, premiati all’Ischia FilmFestival per questa opera.
Prodotto da Movieland e distribuito da mOOviOOle, il film di Amatucci - che ha ottenuto un ottimo successo internazionale di critica e pubblico, negli Stati Uniti, in Francia, Inghilterra, Spagna, Australia, Argentina, Uruguay, Estonia e Portogallo, partecipando a numerosi Festival - sarà proiettato nelle sale italiane in collegamento a degli eventi alla presenza del regista e degli interpreti. Fra gli altri attori del cast, molti dei quali stranieri, ricordiamo Gabriele Saurio nei panni di un migrante slavo senza scrupoli, ed Isa Danieli, nel ruolo del personaggio più cinico del film, la signora Ziviello, una vecchia senza cuore all’apice dell’impresa di smaltimento, la quale, dopo avere di giorno dissolto corpi e sfruttato la fame dei trovacadaveri, ogni sera recita il rosario prima di addormentarsi.
Lascia un Commento