Obiettivo lavoro - Come contribuire a contrastare il lavoro “nero”
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007
Nell’ambito dei servizi alla persona, la figura della “badante” ha avuto in questi anni uno sviluppo enorme, che è andato di pari passo con le crescenti esigenze delle famiglie di assistenza sui più diversi fronti. Questo sviluppo tumultuoso non è stato accompagnato da un rinnovarsi delle normative che semplificassero questo segmento del mercato del lavoro e ciò ha favorito l’espansione abnorme del lavoro “nero”, senza sicurezze e garanzie né per le lavoratrici né per le famiglie.
In questo quadro Torino ha avviato dal 2006 un’esperienza di grande interesse. Qui, infatti, il Comune, l’ASL, i soggetti del “privato sociale”, i sindacati hanno dato vita a un progetto che, nell’ambito dei servizi domiciliari offerti alle famiglie, prevede la figura professionale della “assistente familiare”. Tale figura si affianca a quelle già esistenti con più elevata qualifica e completa la gamma dei servizi offerti: pulizie dell’appartamento, cura della persona, compagnia e accompagnamento durante le uscite, ecc.
Il Comune di Torino ha creato un albo di soggetti accreditati a fornire queste figure professionali: Obiettivo Lavoro, in Associazione Temporanea di Impresa con le cooperative che operano in questo settore, assume le lavoratrici e le invia, a seconda delle esigenze, alle famiglie.
Da settembre 2006 questo servizio ha conosciuto un vero e proprio boom di adesioni: in pochi mesi, più di 400 lavoratrici si sono presentate a Obiettivo Lavoro, sono state assunte con la mansione di assistente familiare e, in collaborazione piena con i servizi sociali del Comune e dell’ASL, si occupano di anziani, soggetti non autosufficienti, portatori di handicap, minori da accompagnare a scuola…
Come funziona?
Il cittadino si rivolge ai servizi sociali del Comune o dell’ASL e al termine di alcuni incontri, concorda il tipo di servizio di cui ha bisogno. A seconda della situazione economica, sociale e sanitaria, le famiglie contribuiscono, in alcuni casi, al pagamento delle prestazioni concordate.
L’impegno lavorativo medio delle assistenti familiari è di circa 15 ore settimanali: ciò significa che, accanto a famiglie che hanno necessità limitate, esistono casi nei quali l’intervento è continuativo e con un impegno di molte ore giornaliere.
La realizzazione di questa iniziativa ha prodotto alcuni risultati importanti:
1. Uscita di oltre 400 lavoratrici da una situazione di lavoro “nero” e, quindi, miglioramento delle condizioni di lavoro e, più in generale, maggiore trasparenza in questo segmento del mercato del lavoro;
2. Consistenti risparmi economici per il Comune e le ASL, che possono così offrire ai cittadini un servizio più ampio senza vistosi aumenti di costi;
3. Espansione “a macchia d’olio” delle lavoratrici che colgono questa opportunità e entrano in una situazione di piena regolarità e sicurezza nello svolgimento del proprio lavoro.
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