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“Aspromonte: terra degli ultimi”, donne e uomini fra miseria e nobiltà

“Aspromonte: terra degli ultimi”, donne e uomini fra miseria e nobiltà

Valeria Bruni Tedeschi e Marcello Fonte, la maestra e il poeta, nel toccante film di Mimmo Calopresti

Martedi, 03/12/2019 - L’Aspromonte calabrese, negli anni Cinquanta, è una terra dura e aspra, dove la miseria la fa da padrone: nel paesino di Africo, isolato fra i monti, una donna muore di parto mentre i concittadini cercano di scendere a valle per poter trovare un medico, ma il sentiero è accidentato e donna e bambino muoiono prima di arrivare a destinazione. “Aspromonte: la terra degli ultimi”, (trailer) il bel film di Mimmo Calopresti (‘La parola amore esiste’, ‘Preferisco il rumore del mare’, ‘La felicità non costa niente’), distribuito da Italian International Film, racconta uno spaccato dell’Italia meridionale, abbandonata e reietta, che cerca di ribellarsi alla propria condizione, protestando contro il sindaco che fa promesse da marinaio e decidendo di costruire una vera strada a costo di immani sacrifici, vanificati dal piccolo boss/sceriffo del paese, Don Totò (Sergio Rubini in versione poliziotto cattivo), giustiziere a cavallo dal grilletto facile, cui tutti obbediscono per paura o per soggezione, che vuole mantenere lo status quo e con esso i suoi piccoli privilegi. In tale contesto arriva ad Africo, dalla lontana Como, una maestra non giovanissima, bella e motivata, Giulia (un’inimitabile Valeria Bruni Tedeschi) dall’aria seria e decisa, che cerca di far tornare a scuola i bambini impegnati tutto il giorno a lavorare accanto ai genitori, in particolare al progetto della strada. In classe, ai pochi ragazzini che la seguono, Giulia insegna a viaggiare mediante un vecchio e impolverato mappamondo, e spiega l’importanza dell’italiano perché “se Africo entrerà nel mondo grazie alla strada, i ragazzi dovranno prima conoscerlo, imparando a leggere e a scrivere”. Collante di tutti i personaggi, come un coro greco che commenta e profetizza, il poeta Ciccio (mirabilmente interpretato da Marcello Fonte, premio Oscar per Dogman), che legge e scrive su un diario/quaderno, le vicende e le storie di paese e paesani, finché uno dei bambini protagonisti, tornato in paese da adulto, anni dopo l’esodo di massa che porterà all’evacuazione completa di Africo, ritroverà in una cavità fra i sassi, trait d’union tra passato e presente. Il vero Africo venne spazzato via nel 1951 da un’alluvione e ancora oggi se ne vedono i resti. Le figure femminili del film, le donne, la bambina, la maestra, rappresentano aspetti diversi della cultura e della storia italiana (e non solo), ora propositive e fiere, ora riflessive e portatrici ciascuna di saggezza, non-giudizio e capacità di mediare. Da citare, fra gli attori protagonisti, Francesco Colella, Marco Leonardi, Elisabetta Gregoraci. Tra le atmosfere di “Capri Revolution”, di Mario Martone, i paesaggi mozzafiato e le musiche di Nicola Piovano, il film “Apromonte terra degli ultimi” s’inserisce a pieno titolo nel novero delle ‘nostre’ storie di miseria e nobiltà’.



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