Domenica, 30/10/2022 - “Io facevo l’insegnante, scrivere non era il mio mestiere. Ho appena avuto il Nobel ed ancora non ne conosco gli effetti. La mia aspirazione? Restare a casa mia a continuare ciò che facevo”.
Annie sta proseguendo il suo viaggio in Italia organizzato per la presentazione del suo film scritto e diretto con il figlio David Ernaux Briot, "Les Années Super8" (Francia, 2022, 61’), ancor prima di ricevere il Nobel per la Letteratura.
Le sarà consegnato ad Oslo il 10 dicembre prossimo.
Il 9 novembre invece uscirà in Italia il suo ultimo romanzo “Il ragazzo”, per i tipi de L’Orma editore, pubblicato quest’anno in Francia con il titolo "Le jeune homme" per settimane in testa alle classifiche d’oltralpe.
Il libro – è stato detto in anticipazione – ha parecchie attinenze con molte delle sue opere precedenti, e stilisticamente e dal punto di vista contenutistico.
In particolare i riferimenti vanno a “Les Années” del 2008, “Gli anni”, tradotto da Lorenzo Flabbi, anche editore de L’Orma, che lo pubblicò nel 2015 ed a “Passion simple”, “Passione semplice”, del 1992, tradotto dalla scrittrice e traduttrice ‘figlia d’arte’ Idolina Landolfi, per i tipi della Rizzoli, in quello stesso anno ed anche recensito da chi scrive (che allora ebbe modo di ‘conoscere’ la ’ars scribendi’ della Ernaux) per un periodico femminile ferrarese, un ‘lavoro’ che, nessuna ‘collega’ si era sentita di svolgere, data la ‘materia’ non molto ‘semplice’, se si passa il piccolo ironico ‘calembour’, anche per i primi anni Novanta.
Il film degli Ernaux, poi, “Les années super 8”, ha chiuso al cinema Medica di Bologna la XV edizione di Archivio Aperto, il festival di Home Movies - Archivio Nazionale dei Film di Famiglia ed uscirà nelle sale distribuito da I Wonder Pictures il 6 dicembre prossimo.
Nel 1972 Annie Ernaux e suo marito Philippe acquistano una cinepresa Super8. Genitori di due bambini, Éric e David, la giovane coppia vive ad Annecy, dove Annie insegna letteratura in una scuola secondaria. Tra viaggi e scorci di vita quotidiana, i film di famiglia a colori e muti girati dagli Ernaux, soprattutto dall’ex-marito (come la stessa Ernaux ha ‘realizzato’ più tardi), sono la cronaca di un’epoca, di una società in trasformazione ed un potente racconto di emancipazione femminile. I ricordi privati si estendono, diventando memoria storica: il Cile di Allende, le speranze socialiste nella Francia di Mitterrand, il regime sovietico, le prime istanze ecologiste.
“Rivedendo i nostri filmini superotto, ha affermato la Ernaux - girati tra il 1972 e il 1981, mi è venuto in mente che potessero valere non solo come archivio di famiglia, ma come testimonianza dei passatempi, dello stile di vita e delle aspirazioni di una classe sociale nel decennio successivo al 1968. Volevo incorporare queste immagini mute in una storia che combinasse l’intimo con il sociale e con la storia, per trasmettere il gusto ed il colore di quegli anni (...). Perché non si trattava di proporre un commento descrittivo. Le immagini appartengono sicuramente alla grammatica stilistica dei film per famiglie, vacanze, feste ed anniversari o film di viaggio. Dovevo interloquire con essi ed iscriverli anche nel tempo individuale della nostra storia, ad un tempo collettiva. E per esprimere ciò che noi, come tutti gli altri, stavamo inconsciamente cercando di catturare, filmando:l'eternità, senza dubbio”.
“ Sono una eco-femminista – ha poi rivendicato l’Autrice - Vivo il Nobel come una responsabilità, per questo continuerò a battermi per inserire il diritto all’aborto nella costituzione francese ed europea e sono contro l’idea di una Europa chiusa come una fortezza a chi ne ha bisogno (...).
L’emancipazione femminile – ha aggiunto, con chiari e voluti riferimenti alla nostra situazione ‘d'aujourd'hui’ - non è solo una questione di genere. Ci sono donne di estrema destra e di destra che non vogliono sostenere i diritti e la libertà delle donne ”.
Ed infine, sempre a Bologna, in Biblioteca Sala Borsa, lo scorso martedì, la Ernaux ha incontrato un altro pubblico, dialogando con Francesca Maffioli, un modo per inaugurare una nuova sezione del programma della XV edizione di Archivio Aperto intitolata “Poetry, diaries, novels. Film di famiglia e letteratura” e dedicata al rapporto tra memorie scritte e filmate realizzato grazie al supporto del Settore Biblioteche e Welfare Culturale del Comune di Bologna nell'ambito del Patto per la lettura di Bologna.
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