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Annamaria Scarfò, una donna coraggiosa. La solidarietà delle UDI

Annamaria Scarfò, una donna coraggiosa. La solidarietà delle UDI

Lunedì 27 febbraio 2012 a Cinquefondi (RC) l'udienza del processo per le ingiurie, maltrattamenti e minacce subite da Annamaria Scarfò è stata sospesa. Il commento delle UDI

Lunedi, 27/02/2012 - LUNEDì 27 FEBBRAIO ORE 15 A CINQUEFONDI- REGGIO CALABRIA L'UDIENZA DEL PROCESSO PER LE INGIURIE, MALTRATTAMENTI E MINACCE SUBITE DA ANNAMARIA SCARFò, A CAUSA DELLA DENUNCIA SPORTA CONTRO 12 STUPRATORI.



Reggio Calabria, aggiornamento del 28 febbraio 2012, dopo l'udienza, del'UDI di Reggio Calabria, di Catania, di Napoli

La prima udienza del processo per stalking e persecuzioni, intentato sulla base delle denunce presentate da Anna Maria Scarfò, doveva essere la prima pagina di una storia tutta diversa: per la vittima, di una serie di crimini efferati, e per il paese che si riconosce nella legalità e nella ragione.

Così non è stato: la difesa degli imputati ha chiesto la sospensione dell’udienza. Il giudice ha accolto l’istanza ed ha rimandato la decisione alla Corte di Cassazione.

Le motivazioni della sospensione assomigliano ad un’autoaccusa della Giustizia Italiana: “il clamore mediatico sollevato intorno al caso, può influenzare la corte”. Quelle motivazioni evocano anche un’accusa alla comunità: “il processo va spostato perché il contesto della sezione del tribunale anche esso è fonte di pregiudizio”.

I Giudici e le comunità del nostro paese, davvero, negli ultimi anni sono stati oggetto di una vera e propria campagna di “conformazione”, ma hanno saputo sottrarsi. Dispiace per questo ascoltare che proprio dai Giudici vengano delle sospensioni su una presunzione d’incapacità d’essere al di sopra delle parti, per di più in qualche modo additando una parte della comunità locale per “essere difforme” dallo stereotipo che la vuole connivente con i presunti colpevoli.

I motivi tecnici avrebbero potuto andare a favore dell’una o dell’altra parte, perché la tecnica giuridica prevede sempre una ragione. Tecnicamente il giudice avrebbe potuto appellarsi ad altre sentenze e principi, forse più faticosi da ricercare, per non sospendere l’udienza. Non ultima la sentenza della Corte d’appello di Torino, che appunto ha previsto l’attualità contestuale del diritto al risarcimento delle vittime di reati sessuati. E il processo è la prima forma di risarcimento!

Il processo è sospeso, per il tribunale di Palmi, la vita, per Anna Maria, continuerà ad attendere.

È falso però affermare che per ora nessuno ha vinto, ha vinto una sottile suggestione: parlare fa male perché i Giudici si offendono e perché “il clamore mediatico fa sospendere il giudizio”. Quello che per anni è stato suggerito ad Annamaria, ora viene suggerito a coloro che hanno osato sostenerla: il silenzio è d’oro e la vita è quello straccio che i prepotenti sono disposti a lasciarti. Suggerimento respinto, a norma di giustizia.

                                   

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Dall'UDI di Napoli c'è l'invito a collegarsi col blog e ad inviare "tutto il sostegno delle associazioni napoletane e no, femministe e no, perchè al fianco di Annamaria ci sono le donne del sud, ma c ontro c'è stato tutto un paese con le sue leggi inique". In vista dell'udienza l'UDI si mobilita accanto ad Annamaria, che è sotto protezione, e alla quale è stato anche "decapitato il cane". Oltre alle minacce e agli insulti, dicono le UDI "Anna Maria è stata isolata con tutta la sua famiglia, aveva 13 anni e da allora non ha più vissuto. Ma secondo la Cassazione (4377/12) quello stupro di gruppo che ha cambiato per sempre la sua vita NON é un reato a carattere associativo e di portata sociale! ". Le delegate di sede nazionale UDI hanno assicurato il sostegno all'iniziativa di solidarietà lanciata dall'UDI di Reggio Calabria.

L'UDI di Reggio Calabria ha assicurato la presenza, insieme a diverse Associazioni siciliane e calabresi, all'udienza del processo partito dalle denunce di Anna Maria Scarfò, presso la sezione distaccata del Tribunale di Palmi a Cinquefrondi (RC).

Questi i fatti, raccontano dall'UDI di Raggio Calabria. "All'età di 13 anni Anna Maria Scarfò è stata vittima di uno stupro di massa nel suo paese di San Martino di Taurianova (RC) che l’ha poi emarginata, giudicata e marchiata a vita. Dopo due anni di violenze Anna Maria ha trovato il coraggio di denunciare per tutelare la sorellina che stava per diventare la seconda vittima. Anna Maria ha oggi 24 anni e vive, si fa per dire, in località protetta avendo subito minacce. In quasi dieci anni di processi è riuscita a far condannare, con sentenza definitiva, sei dei suoi dodici stupratori". Maggiori dettagli sono sul Blog: www.udireggiocalabria.wordpress,com

Le donne dell’Udi Romana “La Goccia” comunicano al proposito. "Siamo vicine ad Anna Maria Scarfò e a quante/i la sostengono nella sua lotta per ottenere giustizia da quando a soli tredici anni iniziò il suo calvario. Vittima di uno stupro di massa da parte di dodici maschi del suo paese, S. Martino di Taurianova in Calabria, è stata emarginata e minacciata a seguito della denuncia presentata due anni dopo e costretta a trasferirsi con la sua famiglia in un luogo protetto grazie anche alle forze dell’ordine che per fortuna hanno capito da che parte stare. Oggi Anna Maria ha 24 anni e, dopo quattro processi che hanno mandato in galera sei dei dodici stupratori, sarà presente nel pomeriggio all’udienza per le ingiurie, maltrattamenti e minacce subite a lungo a causa della sua coraggiosa denuncia.

La sua adolescenza è stata distrutta per sempre e la ferita si farà sentire a lungo, ma è stato ed fondamentale l’affetto e il sostegno della famiglia, e la presenza al suo fianco delle tante donne che lottano per la libertà femminile, prima fra tutte la sua avvocata. In una intervista Anna Maria ha spiegato con lucido coraggio il danno psicologico subito: “dal giorno in cui ho fatto denuncia (….) ho ritrovato qualcosa che avevo perso da anni, ho ritrovato il mio corpo. E quando l’ho ritrovato non sono riuscita ad accettarlo, perché ormai lo sentivo rubato e sfruttato”. Ma, come lei sostiene “Ne valeva la pena. Di sentirsi libere non ci si stanca mai”.

Vogliamo farle sentire la nostra ammirazione e il nostro affetto tramite le donne dell’Udi di Reggio Calabria che oggi saranno presenti all’udienza insieme a tante altre associazioni".                                                        

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