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Annalisa Mitrano: leggerezza e solidità

Annalisa Mitrano: leggerezza e solidità

"L’artista ha un rapporto con la materia, con le persone e con la vita caratterizzato da diversi elementi che definiscono il suo stare e il suo agire nel mondo"

Venerdi, 31/05/2024 - Nelle opere di Annalisa Mitrano colpisce la leggerezza del materiale che, sia per il peso che per la trasparenza, contrasta con l’immobilità della forma. Il plexiglas è un materiale lineare che si presenta in forma piana a contorni rettilinei. Un materiale che viene reso duttile scaldandolo e che viene condotto a forme bombate con curve che rimandano al genere femminile, alle onde, al volo. Un volo che è permesso dalle ali che, come osserva l’artista, formano parte del suo stesso nome annALIsa.

L’artista ha un rapporto con la materia, con le persone e con la vita caratterizzato da diversi elementi che definiscono il suo stare e il suo agire nel mondo. Tra questi mi sembra importante sottolineare la delicatezza con la quale Annalisa si avvicina alle persone, alle cose, alla natura, la capacità di comprensione e il rigore compositivo, mai rigidità, delle forme. Una pratica di costruzione di rapporti e di relazioni  caratterizza l’artista e  viene esplicitata anche nel linguaggio scritto attraverso la poesia.

Un rapporto forte, importante, tra linguaggio verbale scritto e visivo che è bene evidenziato in uno dei libri d’artista realizzati da Annalisa Mitrano, Pagine amare, del 2021. In quest’opera, infatti, il testo poetico accompagna fisicamente l’elemento visivo in quanto scritto sotto la base.

Pagine amare

Scritte tra le onde
Emergono a tratti

Labili tracce

Di ferite cruenti

Trascinate da devastanti moti

Dai ritmi incalzanti

Pagine abbandonate
Insieme a sogni e speranze
Di promettenti terre
E spalancati orizzonti

Giacciono sull’ostile riva

Pagine  fragili
Segni di memorie
Di viaggi contrastati
Respinti
Dimenticati

Al testo l’artista aggiunge una frase esplicativa ‘’Sono le ferite non rimarginabili del  nostro pur meraviglioso  Mediterraneo, meta di migranti, a suggerire la realizzazione di questo mio  Libro per non dimenticare’’

Annalisa Mitrano utilizza diversi materiali per costruire le sue opere, tutti caratterizzati dalla duttilità,  dalla possibilità di trasformazione da linee rette a linee curve  attraverso la manipolazione o l’esercizio del calore, plexiglass, piombo, ferro e fil di ferro, filo di rame, legno, corda, creta.   

Nell’opera ” Linea nera” la critica Lorella Giudici  constata  ‘’… i fogli di piombo, che solitamente rivestono la parte più esterna delle sculture, sono stati tagliati in tante strisce, tra le quali corrono, s’intrecciano e si annodano delle corde rosse e nere. E, se a volte quei lunghi fili sembrano voler ricucire le slabbrature del metallo, tal’altre paiono invece essere la causa stessa di quello sfaldamento, i  responsabili di quelle inarrestabili smagliature. Le corde si tendono tra le fettucce di metallo, ma ricadono molli e inerti appena lasciano il perimetro dei poligoni’’.                    

In diverse opere tracce di colore rosso ‘scaldano’ la complessità dei grigi che si alternano alle infinite gradazioni dal bianco al nero. E’ il caso di Linea nera, di Presenze invisibili e di Cassetto della memoria, che il critico Fabrizio Rovesti descrive così   ‘’… in legno con fondo rosso. Il Cassetto della memoria…  mostra fogli in refrattaria bianca più o meno spiegazzati, alcuni ancora dentro il contenitore, altri fuorusciti dalla griglia della memoria non più recuperabili’’. 

Come scrive  Manuela Ciriacono   ‘’ Commuove pensare che le opere di Annalisa possano in qualche modo rappresentare l’aspetto della nostra anima. Che è fatta di ricordi sedimentati nel profondo, talvolta anche arrugginiti, di memorie sgualcite, verità nascoste, sentimenti strappati, parole trattenute, ferite che il tempo ha saputo ricucire. Ecco io forse vorrei pensare che questi strati possano essere la fotografia della nostra anima rattoppata, che conosce abissi e perdizioni, ma anche vette di purezza e lievità’’. 

Gli intrecci e le stringhe che compaiono nelle opere di Annalisa dicono la necessità delle relazioni per vivere, relazioni significative che aiutino a ricucire le ferite e permettano di avvolgere il dolore in uno spazio dolce, caldo, non per dimenticare ma per accogliere e ricostruire, magari cercando anche di  recuperare i pezzi sparsi.

Ad una famosa frase di Fedor Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo fa, a mio parere, da contrappunto  un testo poetico di Wislaw  Szymborska che rimanda all’opera La lattaia di Jan Vermee

 

            Finché quella donna del Rijksmuseum

            nel silenzio dipinto e in raccoglimento

            giorno dopo giorno versa

            il latte dalla brocca nella scodella,

            il Mondo non merita

            la fine del mondo.

In Come costruire la nostra bellezza Luce Irigaray osserva come, guardando opere di donne, si sia spesso rattristata per lo strazio espresso e come avrebbe invece desiderato contemplare la bellezza creata da esse. Irigaray riflette sulla possibilità di esporre realtà dolorose attraverso una ‘bella scrittura’ che possa attenuarne l’effetto.
Credo che la comprensione dell’opera artistica di Annalisa Mitrano stia, oltre che nella conoscenza della donna che è, nel legame tra Dostoevskij, Szymborska e Irigaray. Annalisa sa esprimere la bellezza. Le sue opere, attraverso una ‘bella scrittura’ data dall’equilibrio tra materiali e forme, tra apertura e chiusura, tra interno ed esterno, tra linea curva e linea retta esprimono la bellezza della vita. La bellezza non ha nulla a che vedere con la leziosità, la bellezza ha  a che vedere con la  consapevolezza, con il sapere, con quelle competenze così femminili che sono il ricucire, il rammendare, il rimettere insieme i pezzi. Con la mediazione, insomma. E finché ci saranno opere che sanno dire questo, beh, ‘il mondo non  merita la fine del mondo’ . 

 

Biografia
Libera riduzione da
Annalisa Mitrano. Affioramenti. Monografia artistica. Edizioni Setteponti. 2024.  

ANNALISA MITRANO è nata a Roma, dove ha compiuto gli  studi artistici. Ha insegnato discipline Plastico-Visive nei Licei Artistici Statali. Vive a Legnano. E’ presente nel mondo dell’Arte con mostre personali e collettive dal ’95. Dedita  al disegno talmente  definito da creare illusioni tridimensionali pss ad opere tridimensionali dal 2002. Le sue opere più recenti sono i caratterizzate dall’uso di  vari materiali, quali  plexiglas, piombo, ferro, terrecotte, legno, corde, fili di ferro, di rame , reti..  I vuoti, i pieni, le stratificazioni ” leesfoliazioni di tutti gli strati della materia e dellamemoria” ( Lorella Giudici) sono i temi dominanti.        Mostre e premi si susseguono ininterrottamente. Sue opere si trovano in collezioni  pubbliche e private, tra le quali  Biblioteca Braidense (Mi),  Maga di Gallarate (VA), MAP di Castiglione O.(VA), Archivio Libri d’Artista G.Gini (Mi), Archivi Mail Arte Ruggero Maggi (Mi) e Sergio Bongiani Salerno, Museo dei Britti e degli Enotri Cosenza, Archivio Taccuini d’Artista di Donato di Poce (MI), Midec di Cerro di Laveno (VA) Fondazione Sormani Prota Giurleo Sormano (CO), Museo Arte Contemporanea Palazzo Beneventano  Lentini (SR).
Molte delle sue opere plastico-visive prendono corpo da testi poetici che l’artista scrive  e  che divengono  spesso parte integrante dell’opera, per questo le sono stati conferiti importnti riconoscimenti .
Hanno scritto di lei: Donatella Airoldi, Stefania Barile, Simona Bartolena,  Mauro Bianchini, Clara Castaldo, Ettore Ceriani,  Floriana  Cinicolo,  Manuela Ciriacono, Giorgio Fedeli, Lorella Giudici, Sebastiano Grasso, Mimma Pasqua, Ugo Perugini, Antonella Prota - Giurleo  Fabrizio Rovesti.

 

 

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