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Anna Politkovskaya, il processo e il primo colpevole

Anna Politkovskaya, il processo e il primo colpevole

- Undici anni di carcere ad uno degli assassini della giornalista russa Politkovskaya uccisa nel 2006

Cristina Carpinelli Domenica, 24/02/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2013

L’ex ufficiale di polizia Dmitry Pavlyuchenkov è stato condannato a 11 anni in un carcere di massima sicurezza e al pagamento di una multa di tre milioni di rubli (pari a 100mila dollari) per il suo attivo coinvolgimento nell’omicidio su commissione della giornalista di Novaya Gazeta, Anna Politkovskaya, uccisa il 7 ottobre del 2006. A sei anni dall’uccisione, dopo un processo annullato e molte lentezze processuali, è stato, dunque, emesso un verdetto in primo grado che individua un primo colpevole. Davanti alla Corte, l’imputato Dmitry Pavlyuchenkov ha ammesso di aver fatto pedinare, dietro compenso, la giornalista, ingaggiando alcuni dei suoi sottoposti, e ha patteggiato con il tribunale per ottenere una condanna più lieve, testimoniando contro altri cinque sospetti. Secondo quanto riportato dal quotidiano russo on-line Gazeta.ru, l’ex ufficiale di polizia avrebbe chiesto perdono ai famigliari della Politkovskaya.

Le accuse a carico di Pavlyuchenkov riguardano l’elaborazione operativa del piano omicida (designazione dei ruoli nell’organizzazione ed esecuzione del delitto) e l’acquisto della pistola con cui fu uccisa la giornalista. La procura aveva chiesto 13 anni di carcere per Pavlyuchenkov, che - secondo l’accusa - avrebbe ricevuto una somma di “non meno di 150mila dollari” per la sua partecipazione nell’omicidio. I figli di Anna Politkovskaya avevano chiesto all’ex ufficiale di polizia 10 milioni di rubli (circa 330mila dollari) a titolo di risarcimento per i danni morali subiti. Il giudice ha, però, stabilito di ridurre la somma a tre milioni di rubli (100mila dollari).

“Non è ancora stata fatta giustizia del tutto, ma perlomeno abbiamo ottenuto qualcosa”, queste sono le parole pronunciate da Ilya Politkovsky, figlio di Anna Politkovskaya, subito dopo l’annuncio del verdetto nell’aula del tribunale. Anna Stavitskaya, avvocato della famiglia della Politkovskaya, ha rilasciato una dichiarazione al giornale Novaya Gazeta, in cui ha detto di essere contenta che almeno un complice dell’omicidio sia stato condannato, anche se si sarebbe meritato una pena più severa. Pavlyuchenkov, che era stato imprigionato e poi posto agli arresti domiciliari per problemi di salute nell’agosto del 2011, dovrà scontare ancora nove anni e otto mesi di pena.

Come riferito dall’agenzia d’informazione russa RIA Novosti, gli altri cinque indagati, tra cui vi è Rustam Makhmudov, accusato di aver premuto il grilletto, dovranno essere fra non molto processati. I due fratelli di Rustam Makhmudov, Ibrahim e Dzhabrail, insieme con l’ex dirigente della polizia moscovita Sergey Khadzhikurbanov sono, infatti, nuovamente sotto processo dopo che il Collegio militare della Corte suprema russa aveva chiesto la riapertura del caso, annullando l’assoluzione per insufficienza di prove con cui si era concluso nel 2009 un primo procedimento a loro carico. All’epoca Rustam Makhmudov era, invece, ricercato all’estero in quanto sospettato di essere il presunto killer della giornalista.

Nel maggio 2011 Rustam Makhmudov veniva arrestato in Cecenia con l’accusa di essere l’esecutore materiale dell’assassinio della giornalista, e nello stesso anno finiva in carcere anche l’ex ufficiale di polizia Dmitry Pavlychenkov, già testimone chiave nel primo processo. A sei anni di distanza dall’uccisione della giornalista non sono stati, tuttavia, ancora identificati i mandanti di un assassinio che ha creato scalpore in tutto il mondo. “Dati gli ostacoli nell’identificazione del mandante, è chiaro che questo fa parte di un circolo di persone intoccabili nella Federazione russa”, così si è espresso Dmitry Muratov, direttore del giornale per cui lavorava Anna Politkovskaya. La storia professionale della giornalista fornisce moventi più che plausibili per cercare i mandanti tra le alte sfere del potere politico, ed è proprio in questo ambito che si sta concentrando l’indagine degli inquirenti per l’individuazione del committente dell’omicidio. L’ex ufficiale di polizia reo confesso si è rifiutato di indicare i nomi dei mandanti o di fornire piste credibili. Ammesso che la sentenza contro Dmitry Pavlyuchenkov venga confermata in appello, restano, quindi, molte domande aperte sui moventi dell’omicidio.

Per quanto riguarda, invece, gli altri cinque imputati, nell’ottobre 2012 il comitato investigativo della Federazione Russa aveva portato a termine le relative indagini preliminari. Si tratta dei tre fratelli ceceni Rustam, Ibrahim e Dzhabrail Makhmudov, di Sergey Khadzhikurbanov, la “mente” del piano omicida, e di Lom-Ali Gaitukayev, zio dei fratelli Makhmudov e boss di una banda malavitosa cecena. La squadra investigativa ha raccolto prove sufficienti per redigere l’atto d’accusa nei loro confronti. Gli imputati sono accusati di omicidio e traffico illegale di armi. Per gli inquirenti - così si legge in un comunicato dell’ufficio stampa del comitato investigativo - nel 2006 Lom-Ali Gaitukayev avrebbe messo in piedi un gruppo organizzato, di cui facevano parte i diversi imputati, compreso l’ex ufficiale di polizia Dmitry Pavlyuchenko. Il gruppo sarebbe entrato in possesso di alcune armi e avrebbe pianificato l’uccisione della giornalista-reporter, coordinando le azioni tra i vari membri. Il 7 ottobre 2006 i tre fratelli Makhmudov avrebbero seguito la giornalista che stava ritornando a casa. Rustam Makhmudov, in base alla ricostruzione dei fatti, sarebbe entrato nell’androne del condominio, dove viveva la Politkovskaya, in attesa del suo arrivo. Alle 16 avrebbe sparato cinque colpi di pistola, abbandonando l’arma del delitto vicino al corpo della giornalista, che nel frattempo era rincasata. La polizia aveva poi rinvenuto accanto al cadavere una pistola Makarov PM e quattro bossoli. Il quinto proiettile aveva colpito la donna alla testa. L’editor-in-chief di Novaya Gazeta, Dmitry Muratov, qualche giorno dopo l’assassinio, aveva comunicato alla stampa internazionale che la Politkovskaja stava per pubblicare, proprio il giorno in cui fu uccisa, un lungo articolo sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro reggente ceceno Ramzan Kadyrov. Gli appunti della giornalista non ancora sequestrati furono pubblicati il 9 ottobre 2006 sulla Novaya Gazeta.

Gli esecutori materiali del delitto sono stati, dunque, accertati e per loro si è in attesa di un secondo procedimento. Resta ora da scoprire chi sono i mandanti dell’omicidio della giornalista assassinata proprio il giorno del compleanno del presidente russo Vladimir Putin, anche se al riguardo regna “un vero tabù politico”, come ha sostenuto Dmitry Muratov.



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