Giovedi, 30/12/2010 - Anna Politkovskaja aveva paura?
Certo che ne aveva. Anna non era Superman e nemmeno l’Uomo Ragno. Anna Politkovskaja era una donna in carne e ossa, tuttavia non si può negare che, con il passare del tempo, aveva acquistato degli speciali poteri… Più i suoi nemici e denigratori le davano addosso, più lei sembrava rafforzarsi. Veniva minacciata con lettere anonime e si rafforzava; veniva minacciata dal presidente ceceno e si rafforzava; veniva avvelenata dai servizi segreti russi e si rafforzava… Insomma, ai suoi nemici, non restò altra strada che farla fuori del tutto. E così avvenne.
Gli sciocchi pensarono di tapparle la bocca con cinque colpi di pistola, ma niente da fare: Anna parla ancora e fa parlare. È forse bastato un sasso di criptonite per eliminare Superman? No, e lo sanno anche i bambini.
Ciò detto, e sono cose anche piuttosto scontate per chi conosce queste vicende, Anna Politkovskaja era una donna in carne ossa e aveva anche lei paura.
Anna sapeva cosa rischiava. Anna piangeva. Anna aveva promesso ai suoi familiari che, una volta divenuta nonna (lo sarebbe divenuta quattro-cinque mesi dopo il suo omicidio), avrebbe finito di occuparsi di argomenti scottanti. Ma non sopportava l’idea che i suoi figli fossero dei privilegiati e che ad altri bambini fosse negato il diritto di essere tali, di vivere un’infanzia come si deve senza bombe; che ad alcune donne fosse negato il diritto di disporre del proprio corpo, e non fosse concessa la possibilità di perseguire il proprio stupratore; che agli uomini fosse negato di lavorare senza dover necessariamente corrompere qualcuno; che agli studenti fosse negato il diritto di studiare… Insomma tutti quei sacrosanti diritti riconosciuti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, come dalla Carta costituzionale della Federazione russa ai cittadini ceceni.
Chiedeva troppo?
* Massimo Ceresa, autore per Infinito edizioni del libro DANIA E LA NEVE.
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