Redazione Venerdi, 27/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015
Il centenario della nascita di Anna Maria Ortese è stato contrassegnato dalle iniziative che l’associazione Eleonora Pimentel di Napoli, attraverso la presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Esther Basile, ha organizzato. Il libro scritto dalla stessa Basile e pubblicato dall’editore Ali&no con il titolo “Anna Maria Ortese” ne è stato un tramite e testimonianza. L’appuntamento alla Camera dei Deputati dello scorso 25 febbraio alla presenza della Presidente Laura Boldrini e con la partecipazione, tra gli altri, del poeta Elio Pecora e con il reading affidato alla professionalità dell’attrice Milena Vukotic è stato l’incontro di punta di un lungo percorso.
A descrivere la vicinanza con la Ortese sono le parole di Esther Basile “Parlare della Ortese oggi significa parlare anche di pratiche femminili che rinnovano il percorso delle scrittrici e che bisogna riprendere. La sua è stata un’avventura che sa di coraggio e di disvelamento; nelle sue pagine le voci narranti e le figure agenti, siano esse appartenenti al mondo animale o vegetale, aprono un nuovo spazio. Entrare nel mondo ortesiano ha significato essere accompagnate da studiose come Gabriella Fiori e Monica Farnetti alla riscoperta di mondi e corpi celesti, appunto. Si scopre così una alterità che è anche il tramite della propria identificazione, che ci obbliga all’ascolto, che ci riunisce in una nuova comunità per un percorso in salita che tiene conto della specificità della scrittrice, dell’altezza della sua voce che diventa incarnazione di una sorta di fragilità e di potenza allo stesso tempo. Abitare la contraddizione è non solo una condizione del pensiero umano che trova spazio e si riflette ampiamente nelle considerazioni e nell’elaborazione filosofica anche di Simone Weil a cui accosterei la Ortese. È una dimensione del percorso di vita anche della Ortese, al tempo stesso tormentato e limpido, che in niente contrasta con il filo ed il segno fondamentale unitario della sua ispirazione. Poi c’è la Ortese battagliera, anche nei suoi reportage giornalistici dove nulla è affidato al caso, dove le immagini sono il risultato di una condivisione. Il modo in cui si sviluppa l’opera della Ortese è un lungo processo di maturazione proprio per quella sorta di coerenza alla vita, alla testimonianza, alla ricerca direi mai realizzata di una quiete. Preoccuparsi dell’offesa al mondo oltre che delle offese fatte all’uomo, comporta un uso di strumenti caratterizzati dal realismo degli anni ’50. Soli i visionari (artisti e poeti) possono scoprire e cantare adeguatamente il mondo. Anna Maria Ortese si concede poco, riservata e acuta, intelligente e conservatrice. È la ‘stranezza’ continua che suscita l'esperienza della vita stessa, che in Ortese non è mai egocentrata, ma sempre ‘cosmica’, una viva relazione fra tutte le creature viventi, da cui non è esclusa la pietra (e dunque la terra e i suoi abitanti come ‘corpo celeste’, mai separato dall'universo): la scrittura può raccogliere e restituire questa relazione solo assecondandone il movimento, quindi operando nello stesso senso della vita e della natura, per somiglianze, per spostamenti, per metafore”.
“Potrei ricominciare da capo, se volessi, aggiungendo tante altre cose che mi sono sfuggite. Ma tutto quello ch'è passato davanti ai miei occhi, in tutti questi anni, si stende già in un solo tono uniforme, in un solo colore azzurro, dove questo o quel particolare non hanno più importanza di un vago arricciarsi di spume o brillare di pagliuzze d'argento. Il mare! Ecco cos'è una vita quando gli anni si mettono a correre tra noi e la riva diafana sulla quale siamo apparsi la prima volta: assopito, remoto, mormorante mare”. (da Il Porto di Toledo).
“Allora fu dichiarata la sovranità divina dell'Intelligenza. […] E l'Intelligenza, paludata di Ragione, aveva giurato di agire, e fondare la libertà democratica: che non è la libertà del respiro. È semplicemente la libertà di tutti, la libertà senza limite, che alla fine toglie il Respiro a tutti”. (da Corpo celeste)
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