Giovedi, 22/03/2012 - Adriano in scena si racconta, giunto al termine della sua vita pubblica e ritiratosi dagli affanni del mondo, dopo un’esistenza degna dei tanti saggi e romanzi scritti su di lui, il più famoso dei quali è senza dubbio “Le memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar. Così la bella pièce teatrale dal titolo “Animula vagula, blandula: Adriano Imperatore”, andata in scena al Teatro dell’Orologio di Roma, scritta e diretta dal giovane e talentuoso Flavio Marigliani e magistralmente interpretata da Roberto Santi – attore ‘di razza’ e fisique du role giusto per identificarsi con l’imperatore - nel ripercorrere le tappe storico-politiche (guerre, successione, lotte interne) e quelle private (una moglie sposata per convenienza ed un folle amore per il giovane schiavo greco Antinoo, morto prematuramente), sospende ogni giudizio, affidando allo spettatore, e dunque ai posteri, il pensiero critico sulle azioni di un uomo vissuto quasi duemila anni fa. E queste suggestioni, che hanno influenzato tanta parte della storia moderna, lasciano il segno anche per l’originale scelta scenografica, che si lega a quella simbolica: durante lo spettacolo, infatti, Adriano mette letteralmente ‘a nudo’ le scene e le sculture di Paolo Garau, coperte da un velo, accompagnando in questo modo il progressivo denudarsi dell’anima del protagonista, uomo davanti a uomini e nulla più, scoprendo un ‘interiore’ che arde e si esprime dietro all’esteriorità dell’apparenza ed alla nostalgia delle cose passate. L’intero processo di svelamento è accompagnato dal commento sonoro di Alessio Moneta, la cui musica riporta a sonorità antiche e moderne al tempo stesso, divenendo quasi un secondo personaggio che segue il protagonista nel monologo sulla sua vita.
Lascia un Commento