Martedi, 27/07/2021 - Nel settembre1945, con Decreto Legislativo Luogotenenziale del 5 aprile 1945, n. 146, veniva istituita la Consulta Nazionale, composta di 304 membri in rappresentanza dei sei partiti del Comitato Nazionale di Liberazione per provvedere a legiferare in attesa di un Parlamento democraticamente eletto. Emanò il decreto istitutivo del referendum di scelta tra monarchia e repubblica e la legge che fissava il suffragio universale maschile e femminile per l'elezione dell'Assemblea Costituente del 2 giugno 1946.
Ne faceva parte la democristiana Angela Guidi Cingolani (Roma, 1896-1991), ricordata in questo 2021 a vent'anni dalla sua scomparsa. Non c'era ancora il Parlamento della finalmente libera Repubblica, ma Angela fu la prima voce femminile che si levò nell'aula di Montecitorio il 1° ottobre 1945. Queste le sue parole: “Colleghi Consultori, nel vostro applauso ravviso un saluto per la donna che per la prima volta parla in quest’aula. Non un applauso dunque per la mia persona ma per me quale rappresentante delle donne italiane che ora, per la prima volta, partecipano alla vita politica del paese. Ardisco pensare, pur parlando col cuore di democratica cristiana, di poter esprimere il sentimento, i propositi e le speranze di tanta parte di donne italiane; credo proprio di interpretare il pensiero di tutte noi Consultrici invitandovi a considerarci non come rappresentanti del solito sesso debole e gentile, oggetto di formali galanterie e di cavalleria di altri tempi, ma pregandovi di valutarci come espressione rappresentativa di quella metà del popolo italiano che ha pur qualcosa da dire, che ha lavorato con voi, con voi ha sofferto, ha resistito, ha combattuto, con voi ha vinto con armi talvolta diverse ma talvolta simili alle vostre e che ora con voi lotta per una democrazia che sia libertà politica, giustizia sociale, elevazione morale. È mia convinzione che se non ci fossero stati questi 20 anni di mezzo, la partecipazione della donna alla vita politica avrebbe già una storia. Comunque, ci contentiamo oggi di entrare nella cronaca, sperando, attraverso le nostre opere, di essere ricordate nella storia del secondo risorgimento del nostro paese. Tutti oggi siamo preoccupati dalla catastrofe morale che ha accompagnato la rovina materiale del nostro Paese: le cifre spaventose, indici del dilagare della prostituzione minorile, dell’intensificarsi della tratta delle bianche, della precoce iniziazione al male di migliaia di fanciulli, ci rendono pensose del domani così pauroso per le conseguenze di tanto disastro morale. È vero, la guerra porta sempre con sé devastazioni morali: ma credo che mai nel passato se ne sia verificata una così spaventosa, nella distruzione di tanta innocenza, di tanta promessa, invano sbocciata, di una nuova migliore generazione. Allargate le funzioni degli enti di assistenza e della maternità e infanzia; fateci essere madri rieducatrici di chi mai di un sorriso di madre ha goduto. Non si tema, per questo nostro intervento quasi un ritorno a un rinnovato matriarcato, seppure mai esistito! Abbiamo troppo fiuto politico per aspirare a ciò; comunque peggio di quel che nel passato hanno saputo fare gli uomini noi certo non riusciremo mai a fare! Il fascismo ha tentato di abbruttirci con la cosiddetta politica demografica considerandoci unicamente come fattrici di servi e di sgherri. La nostra lotta contro la tirannide tramontata nel fango e nel sangue, ha avuto un movente eminentemente morale, poiché la malavita politica che faceva mostra di sé nelle adunate oceaniche, fatalmente sboccava nella malavita privata. Per la stessa dignità di donne noi siamo contro la tirannide di ieri come contro qualunque possibile ritorno ad una tirannide di domani. Non so se proprio risponda a verità la definizione che della donna militante nella vita sociale e politica è stata data: “la donna è un istinto in marcia”. Ma anche così fosse, è l’istinto che ci rende capaci di far incontrare il buon senso comune, che fa essere tutrici di Pace”.
Fu indubbiamente un intervento che oggi chiamiamo "di genere". Tenendo conto che non era ancora scritta la norma costituzionale che faceva cadere la preclusione per ragioni di "sesso" alla partecipazione politica delle donne, in queste parole c'è un'affermazione del sé, non individuale, ma assolutamente femminile: era incominciato a snodarsi il filo rosso che renderà percepibile lo stile dell'autonomia e della "differenza". Angela si era sempre occupata delle donne (credo, dice, di essere diventata femminista con l’uso della ragione) anche nel Partito Popolare a cui si era iscritta giovanissima restandovi impegnata fino allo scioglimento dei partiti nel 1926, quando continuò, da antifascista, a impegnarsi nelle attività sociali della Chiesa. Fu anche la prima donna a diventare Sottosegretario, ma quando cadde il governo De Gasperi nel 1953, non fu rieletta. Forse non è sbagliato pensare che l'essere solidale con Lina Merlin e la causa delle prostitute per il suo partito non fu una raccomandazione.
La commemorazione comporta un paio di riflessioni critiche. Una prima è che nel 1945 le donne erano pronte a governare il paese nel segno della costruttività e della pace. Ma i partiti, rimasti patriarcali, non capirono e le donne ottennero il voto e qualche posto anche importante, ma senza la "libertà femminile" implicita nella parità concessa dall'art. 2. Il potere chiede ancora di omologarsi al modello unico. La seconda considerazione riguarda il nostro 2021. I movimenti femministi oggi non bastano per attraversare la crisi di transizione ad un futuro ancora imperscrutabile: bisognerebbe fare politica per non scivolare indietro. Oggi nemmeno Emma Bonino direbbe "peggio di quel che avete fatto voi noi non faremo".
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