‘ndrangheta calabrese, intrecci politici e non solo nel libro di Francesco Forgione
Un saggio, quello di Francesco Forgione, che si legge come un romanzo. Ricostruisce mezzo secolo di storia di ‘ndrangheta calabrese, di intrecci politici italiani e internazionali, servizi segreti deviati, manager corrotti.
Sabato, 23/06/2012 - A volte la realtà è molto più spietata dei migliori film di azione o dei migliori romanzi noire. A volte in Calabria si muore sgozzati come animali da boss abituati a tutto, come i Talebani facevano con le loro vittime in Afganistan. A volte, invece, il latitante si trova nelle ville faraoniche del Venezuela e tratta al telefono con Dell’Utri sui voti o sul petrolio, o con donne senza scrupoli come Brunella che fa il broker in Svizzera e che parla la lingua degli emigranti vecchia maniera, un misto tra dialetto calabrese e italiano, ma che quando deve trattare con il Vaticano e con i suoi cugini ‘ndranghetisti conosce bene il linguaggio spietato dei soldi e come rapportarsi con personaggi più che ambigui. A volte il racconto della ‘ndrangheta, dei personaggi, della loro storia che dominano la scena nella regione più povera del nostro paese, con la mafia più ricca del mondo, si intreccia con servizi segreti deviati, politici corrotti e magistrati consenzienti. Una realtà che sembra confinata in una specie di limbo infernale dove non si ritrova più il filo della società ‘normale’. Quello che Francesco Forgione in Porto Franco ci racconta è talmente surreale da sembrare, appunto, un romanzo che neanche il narratore più sottile potrebbe mai immaginare come trama per i suoi libri. Le microspie per controllare la casa di Peppe Pelle, temibile boss di San Luca, non possono essere installate perché vive nella stessa palazzina una vecchia vedova tutta vestita di nero che non permette di piazzare le microspie e che solo la tenacia di un giovane tenente colonnello riuscirà nell’impresa. Così tutte le storie e i personaggi si intrecciano in una sottile e sconfinata rete di rapporti trasversali tra nord e sud, tra est e ovest sia in Italia che nel mondo. Ma tutto comincia e finisce in Calabria, e i protagonisti sono nomi ormai noti: i Piromalli di Gioia Tauro egemoni nonostante gli arresti e le confische, sono i De Stefano, i Pesce, nomi che conosciamo oggi per le numerose inchieste degli ultimi anni. Ed è lì che, come fa Forgione con Porto Franco (Baldini Castoldi Dalai editore), dobbiamo puntare i fari, perché il potere della ‘ndrangheta deriva soprattutto dal fatto che è stato nascosto per troppo tempo. Solo parlandone e coinvolgendo la società civile possiamo schiacciare il fenomeno come con i serpenti, vulnerabili, quando si mettono al sole.
Francesco Forgione, 52 anni, calabrese, è stato presidente della Commissione Parlamentare Antimafia da 2006 al 2008. Dal 1996 al 2006 è stato deputato e capogruppo di Rifondazione Comunista all’Assemblea regionale siciliana. Giornalista e studioso dei fenomeni mafiosi ha pubblicato tra gli altri Mafia export. Come ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra hanno colonizzato il mondo (2009) tradotto in 18 paesi.
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