Giovedi, 17/12/2020 - Sarò decisamente polemica. Non stravedo per il presidente del Consiglio, ma suppongo che sia ragionevole tenerselo com'è in questi tempi perigliosi.
Tuttavia non c'è nessuna buona ragione per nasconderci la realtà ed evitare il rischio di spendere in una pioggia di contratti i miliardi che l'Europa ci destina per un'operazione non di recovery, recupero dai disastri sia pregressi sia pandemici, ma per il Next Generation Europe, vale a dire per un futuro che vedrà altri bambini europei, programma che impegna a profittare di questi miliardi per correggere le carenze dell'amministrare italico.
I mezzi di informazione hanno citato la richiesta delle donne di avere parte nella ripartizione e nella fruizione dei finanziamenti per titolarità di interessi: giudichiamo la risposta.
Infatti è uscito il Piano nazionale di ripresa e resilienza del governo, finalmente arrivato, tardivo e per giunta poco esauriente rispetto agli altri paesi europei di maggior peso e destinato a passare per il Parlamento senza far perdere troppo tempo.
Non l'ho letto, mi fido dell'analisi non indulgente del bocconiano Alessandro De Nicola comparsa (14 dicembre) su "Repubblica". Vi ho trovato la risposta sulla presenza dell'autorità femminile nel Sistema nazionale di certificazione della parità di genere, che avrà il compito di convalidare le pratiche con un controllo paritario.
Controlleremo e daremo il placet a tutte le operazioni. Intendevamo questo o volevamo ragionare sulla composizione degli interessi? La critica è spietata e De Nicola sottolinea la lista delle non-riforme del documento, accusato: di aver creato la "moltiplicazione delle burocrazie, l'assenza dei meccanismi concorrenziali e meritocratici, l'eliminazione delle analisi costi/benefici in una narrazione dei ritardi senza una valutazione critica del perché si siano verificati.
Rimedi? "una bella amministrazione pubblica aggiuntiva o un coordinamento dei vari enti". Sono menzionati come sussidi: "case" dell'innovazione e della cultura digitale, un servizio civile digitale, partenariati con "i campioni nazionali", governance multilivello, un hub tecnologico, centri di competenza territoriale, potenziamento delle strutture tecniche a supporto dei commissari (non definiti), poli per l'innovazione e ricerca, investimenti per creare "campioni nazionali" nelle tecnologie, centri di trasferimento tecnologico, rafforzamento dei servizi pubblici per l'impiego e, per le aree terremotate, un polo universitario internazionale...sulla ricostruzione.
Il "sistema nazionale di certificazione sulla parità di genere" significa fare attenzione a tutti gli investimenti, controllare che siano in regola per ciò che concerne le proporzioni uomo/donna e attribuire "patenti" (come le fallimentari agenzie di collocamento).
Era questo che volevamo o ragionare se e come saranno le priorità, se gli asili nido valgono come la sicurezza, se la maternità è un handicap o se comporta il pieno impiego dei servizi? Linda Laura Sabbadini aveva segnalato che spettava alle donne la metà di quello che Conte continua a chiamare Recovery Fund....
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