Fratture - C'è bisogno di femminismo nel ventesimo secolo per sfondare il tetto di cristallo
Ilaria Moroni Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2006
Se un anno fa qualcuno mi avesse dato della femminista non so che reazione avrei avuto. In realtà, personalmente, è una parola che non avevo vissuto, a cui non avevo mai dato il mio significato. Provate a chiedere ad una giovane donna che cosa vuol dire per lei essere femminista! Nella maggior parte dei casi sentirete risposte ancorate a situazioni di disagio personale, sociale, culturale, politico, vi parlerà della realtà in cui si sente intrappolata, degli altri e delle altre che le circondano, di un mondo in cui non si riflette e stenta a riconoscersi. Per me è stato così: un percorso di ricerca nato da un disagio, un sentire differente che non riuscivo a far emergere in nessuna relazione, un'assenza di reciprocità e di dialogo. Ripartire da sé in questa situazione è stato quasi un obbligo e uno dei primi nodi che dovevo risolvere era riassunto nella frase: “ma davvero per me il personale è politico?”. E' da questa risposta affermativa che è nato il nostro comitato! La convergenza politica del dibattito sulle quote rosa è stata solo la scintilla che ci ha permesso di riconoscerci e confrontarci intorno a temi comuni. La politica per ognuna di noi pesava nella nostra vita e ci imponeva di riflettere per costruire modalità e pratiche differenti. Se avessimo dovuto lottare per i diritti civili e politici sicuramente il nostro percorso sarebbe stato differente ma il paradosso più grande è che siamo nate “libere”, che prima di noi nei secoli altre donne hanno lottato per garantire a loro e a quelle che sarebbero venute dopo, un futuro più democratico, una cittadinanza compiuta, una possibilità di scegliere. Eppure, nonostante le conquiste, viviamo ancora in una società patriarcale, perfino la lingua italiana figlia di quel latino che era declinato al maschile, femminile e neutro, ha prodotto un linguaggio coniugato al maschile. E noi, le giovani donne, la parte vitale della nostra società, quella che andrebbe tutelata e incentivata, viene tenuta in panchina. E' troppo grande il divario tra le nostre potenzialità, i nostri talenti, le nostre aspettative, i nostri diritti e quello che facciamo realmente. Tra quello che vorremmo fare e quello che ci lasciano fare c'è di mezzo il soffitto di cristallo, quel soffitto oltre il quale non ci è concesso andare e che in questo clima di declino si abbassa sempre di più fino a toccare le nostre teste. Sopra di noi infatti, passano i nuovi conservatorismi, il declino economico e il regresso culturale che ci vorrebbe di nuovo a casa ad occuparci solo del privato e della cura, con la complicità di appelli al biologismo senza valori. Nella politica e nei luoghi dove si decide siamo veramente poche, ed è proprio tra la politica e le donne che si è consumata una gravissima frattura. Come fare allora a ricucire questo strappo? Perché a Milano per la 194 eravamo tantissime e a manifestare sotto il Senato contro una legge elettorale e un Parlamento che in modo autoritario ha bocciato la possibilità di accesso delle donne alle istituzioni democratiche, non arrivavamo ad essere cinquanta? Noi eravamo lì e a Milano e sotto il Ministero della Salute e ovunque riterremo utile andare, perché crediamo che solo una partecipazione equilibrata di donne e uomini al processo decisionale sia la condizione fondamentale e ineliminabile del processo democratico. Essa determina risultati positivi per tutta la società, poiché consente un migliore inserimento di idee e valori condivisi nell'ambito decisionale. Di contro la sottorappresentanza causa un deficit di democrazia e una perdita per la società nel suo insieme.
Sono passati i mesi e questo Governo ci ha preso in giro, complice il silenzio dei media, riguardo alla questione delle cosiddette quote rosa. Il problema non sono le donne ma la paura di perdere quella poltrona a cui ogni politico vuole rimanere incollato. La politica non è più un servizio ma una professione redditizia. Siamo in campagna elettorale e il voto di ognuna deve poter trasformare quel personale in politico. Contemporaneamente dovremmo riflettere sulle modalità migliori di trasformazione sociale, economica e politica del nostro paese. A partire da se quindi coniugare il diverso sentire in pratiche, dialoghi, scambi.... per me questa è la politica.
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