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"Scusi lei concilia?"

"Scusi lei concilia?"

Valle d'Aosta - Tra formazione e ricerca, un modo nuovo di parlare di pari opportunità nella scuola

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2006

Il progetto di ricerca nasce dalla collaborazione tra il Liceo di Scienze Sociali di Aosta e l’Ufficio della Consigliera di Parità della Regione Valle d’Aosta. Si è concordato di lavorare insieme sul tema della conciliazione, vale a dire sull'esigenza di promuovere, attraverso l'individuazione delle maggiori problematiche e delle politiche più opportune, la possibilità per donne e uomini di conciliare la vita lavorativa con quella familiare. Il tema è senza dubbio prioritario per una Regione come la Valle d’Aosta, caratterizzata da una forte presenza femminile nel mercato del lavoro. Nell’arco della vita lavorativa degli individui si evidenziano delle criticità direttamente o indirettamente legate al difficile equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro. Il problema non deve essere solo delle donne, ma tutti gli studi dimostrano che la condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne è ancora scarsa ed anche a livello sociale la maggior parte del carico delle attività di cura gravano ancora sulla famiglia e sul lavoro non pagato delle donne.
Ma sempre di più la vita lavorativa s’intreccia con la vita personale e familiare, dunque il sistema sociale nel suo complesso deve affrontare il problema di come questo intreccio possa essere gestito, salvaguardando sia la qualità della vita delle persone, sia la qualità della vita aziendale. Partendo da queste considerazioni è nata l’idea di attivare una ricerca sul livello di conoscenza e sull’applicazione, sul territorio regionale, della legge n. 53/2000 sui congedi parentali. Si voleva cercare di capire, a cinque anni dall’emanazione della legge, il cammino svolto verso la condivisione del lavoro di cura da parte di uomini e donne attraverso un’analisi dell’effettivo utilizzo della normativa in materia di maternità e paternità nella Regione in generale (attraverso l’analisi dei dati INPS) e, in particolare, in alcune aziende pubbliche e private (attraverso inchieste sul campo). Lo stage che le ragazze del Liceo hanno svolto presso le aziende e le amministrazioni è stata un'occasione per formare e sviluppare, attraverso un'esperienza di ricerca sul campo, conoscenze e competenze relative a temi centrali nelle scienze sociali:
1. le metodologie e gli strumenti di ricerca
2. l'osservazione delle dinamiche dell'azione individuale e sociale, in particolare nell'organizzazione del lavoro
3. la natura dei pregiudizi e degli stereotipi legati alla differenza di genere

Il tema affrontato, i bisogni di conciliazione sul luogo di lavoro, ha permesso, inoltre, di perseguire alcuni obiettivi specifici:
1. sensibilizzare alle problematiche relative alla differenza di genere sul luogo di lavoro
2. conoscere gli aspetti salienti della legislazione in materia
3. conoscere le possibilità offerte dalle leggi vigenti per la conciliazione di ruoli familiari e lavorativi e le iniziative attuate nella Regione
Infine, la collaborazione con un soggetto esterno - l'Ufficio della Consigliera di Parità - in veste, almeno parziale, di committente, vale a dire di soggetto interessato ai risultati della ricerca:
1. ha costituito una fonte di conoscenze rispetto alla problematiche del settore in cui opera l'Ufficio
2. ha sollecitato nelle studentesse una riflessione sui problemi riguardanti il rapporto tra professionista e committente
Al di là dei risultati che hanno evidenziato come sono ancora pochi i padri che scelgono di assentarsi dal lavoro per accudire i figli. E che quindi la quasi totalità dei congedi parentali è ancora oggi utilizzata dalle madri lavoratrici l’elemento innovativo del progetto e senz’altro stato il modo diverso di affrontare il tema delle pari opportunità. Oltre alle informazioni sul tema che sono venute dalla stessa Consigliera regionale, Antonella Barillà e da Elisabetta Donati sociologa dell’Università di Torino, vi è stato un coinvolgimento “dal basso” delle ragazze che via via che si andava avanti approfondivano e diventavano protagoniste. In questi anni nella scuola si è parlato di pari opportunità ma dovremo valutare se i progetti che si sono realizzati attraverso il fondo sociale europeo nella scuola hanno prodotto o meno un reale cambiamento, se nella didattica si è assunta la cultura delle differenze e delle pari opportunità. La forte femminilizzazione della classe insegnante, i migliori risultati ottenuti dalle giovani donne rispetto ai loro colleghi sono un indice effettivo di crescita delle pari opportunità o il concetto del neutro è ancora prevalente nella nostra scuola?
Attraverso il fondo sociale europeo si è fatta cultura di parità con alcuni moduli dedicati che però sono rimasti slegati dal resto della programmazione scolastica, in Valle d’Aosta si è elaborato un manuale sulla didattica di genere, ci sono stati progetti innovativi nella scuola dell’infanzia di Comune del circondario, dove si è lavorato sull’identità di genere, ma poi non vi è stata disseminazione in altre scuole. Adesso l’Europa ci dice che nella nuova programmazione non ci sarà più un asse dedicato alle politiche di genere ma che le pari opportunità dovranno trasversalmente attraverso lo strumento del mainstreaming entrare a far parte di tutta la progettazione in tutti i settori. Allora in questo scorcio di programmazione o attraverso altri canali di finanziamento, come è stato in questo caso bisognerà lavorare per capire quali modi nuovi ci possono essere per far si che la classe insegnante e i ragazzi considerino prioritaria questa opzione di valore, cioè imparino a guardare il mondo evidenziando le differenze e assumendole come valore, superando stereotipi e false convinzioni. Nei giovani vi è una consapevolezza di parità raggiunta che è bene che ci sia, a questo sono servite le politiche che in questi anni sono state messe in campo, ma vi sono ancora mete da raggiungere, ostacoli da superare per far sì che nel mercato del lavoro, nella famiglia ci sia una reale crescita comune e per queste politiche di parità la scuola deve esserci.

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