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"Presidente, perché mio figlio è morto?"

"Presidente, perché mio figlio è morto?"

Mondo/ Madri pacifiste americane - Cindy Sheehan otterrà un incontro con George Bush? La sua tenda è piantata da oltre un mese davanti al ranch del presidente

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2005

Cindy Sheehan ha perso il figlio Casey in Iraq; dal 6 agosto staziona con una tenda a Crawford, fuori dal ranch di George Bush, con l'intenzione di parlargli. Cindy sta ancora aspettando che il presidente risponda alla sua domanda: "Per quale nobile causa mio figlio e' morto?".
La sua protesta e' cominciata con un piccolo capannello di persone, il 6 agosto. Si e' estesa a centinaia di persone che stazionano con lei a Crawford, e con decine di migliaia che hanno partecipato alle 1.627 veglie di solidarieta' tenutesi in tutti gli Stati Uniti.
Perche' Bush non poteva semplicemente invitare Cindy a prendere il te' quando e' arrivata a Crawford? Con un breve incontro personale avrebbe potuto tentare di smorzare una situazione che e' diventata fonte di profondo imbarazzo per lui, e che puo' far deragliare la sua agenda politica. Bush non parla con Cindy perche' non puo' risponderle. Non c'e' risposta alla domanda di Cindy. Non c'e' alcuna nobile causa per cui suo figlio sia morto.
E Bush lo sa.
Gli scopi di questa guerra non sono difficili da scoprire. Erano gia' stati tracciati nel 1992, nella "Defense Policy Guidance" di Paul Wolfowitz, e poi di nuovo nel manifesto dei neoconservatori "The Project for a New American Century's Rebuilding America's Defenses", nel settembre 2000. Molto prima dell'11 settembre, i neocons proclamarono che gli Usa avrebbero dovuto esercitare il proprio ruolo di unica superpotenza mondiale, assicurandosi l'accesso alle cospicue riserve petrolifere del Medio Oriente. Per raggiungere questo scopo, gli Usa avrebbero dovuto invadere l'Iraq e stabilire in esso basi militari permanenti.
Se Bush dovesse dare una risposta onesta a Cindy Sheehan, sarebbe questa. Ma per quanto vera, non suona molto nobile. Non soddisferebbe Cindy, cosi' come non soddisferebbe la maggior parte del popolo americano.
Durante gli anni passati, Bush e i suoi favoriti hanno inventato una storia il cui brogliaccio muta di continuo. In primo luogo, ci furono le armi di distruzione di massa e le armi nucleari. Nonostante tutte le ispezioni avessero accertato che l'Iraq non possedeva tali armi, Bush, Cheney, Rumsfeld, Powell, Rice, e Bolton mentirono. Bush aggiunse di aver "trovato la pistola ancora fumante", ovvero sostenne che l'Iraq stava tentando di acquistare uranio dalla Nigeria. Era una bugia, perche' l'ambasciatore Joe Wilson, che ando' in Nigeria ad investigare sulla questione, riferi' a Cheney che la cosa non era mai avvenuta. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu non riteneva che l'Iraq fosse una minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionali. Nonostante le dichiarazioni e le minacce di Bush, il Consiglio rifiuto' di approvare una guerra contro l'Iraq. Gli ispettori dell'Onu chiesero piu' tempo per condurre le proprie indagini, ma Bush era impaziente.
Dopo aver invaso il Paese, le forze della coalizione cercarono le armi proibite. Ma non ce n'erano, per cui non furono trovate. Messo di fronte alla necessita' di spiegare al popolo americano perche' i nostri figli e le nostre figlie morivano in Iraq, Bush cambio' il soggetto alla storia: si trattava di salvare gli iracheni dalle camere di tortura di Saddam Hussein. Poi emersero le foto grottesche e orribili, dalla prigione di Abu Ghraib fuori Baghdad. Contenevano immagini di personale militare statunitense che torturava iracheni. Bush smise di parlare delle torture di Saddam.
Piu' di recente, la scusa di Bush e' stata: "Dovevamo portare la democrazia al popolo iracheno". Il 28 giugno 2004 il presidente ha cerimoniosamente salutato il "trasferimento di sovranita'" agli iracheni, con 138.000 soldati americani che restano pero' in Iraq a proteggere "gli interessi" Usa.
L'economia irachena e' ancora controllata da leggi stabilite prima di questo "trasferimento di sovranità": gli Usa mantengono il controllo sull'accesso straniero al petrolio iracheno, hanno privatizzato le risorse irachene, e controllano la "ricostruzione" di questo paese stremato. Per mesi, Bush si e' vantato che il 15 agosto 2005 gli iracheni si sarebbero messi d'accordo su una nuova Costituzione. Ma questa data di scadenza e' arrivata e passata, e le controversie fra sciiti, sunniti e curdi rispetto al federalismo sono arrivate ad un momento di aspro confronto. L'amministrazione Bush ammette che non ci sara' uno stato federale, ma "una qualche forma di repubblica islamica" ("Washington Post", 14 agosto 2005) e tanto basti per le promesse di Bush su un Iraq democratico.
Le negoziazioni sulla Costituzione sembrano distanti anni luce dalla vita della maggior parte degli iracheni. Quando il giornalista Robert Fisk ha chiesto ad un amico iracheno della Costituzione, costui ha replicato: "Sicuro, e' importante. Ma la mia famiglia vive nel timore dei rapimenti. E io stesso ho paura di dire a mio padre che lavoro per i giornalisti. E siamo in sei ed abbiamo l'elettricita' un'ora al giorno, e non possiamo neppure conservare il cibo in frigorifero. Federalismo? Il federalismo non si mangia, e non lo puoi usare per far andare l'auto, e certamente non fara' funzionare il mio frigorifero". Fisk ha riportato che 1.100 corpi di civili sono stati portati all'obitorio di Baghdad nel solo luglio. Il giornale medico "The Lancet" scriveva nell'ottobre 2004 che almeno 100.000 iracheni erano morti nei primi 18 mesi dopo l'invasione del paese.
Ecco, sfortunatamente per Bush, il quadro iracheno non e' molto bello da vedere. Il presidente sa che se parlasse con Cindy Sheehan, lei gli chiederebbe di ritirare immediatamente le truppe dall'Iraq. Bush non ha invece alcuna intenzione di farlo. Gli Usa stanno costruendo proprio a Baghdad la piu' grande stazione della Cia al mondo, e la ditta Halliburton sta alacremente mettendo in piedi 14 basi militari permanenti in Iraq.
Forse George Bush non risponderà alla domanda di Cindy Sheehan, perché non c'e' alcun nobile motivo per questa guerra in Iraq. (Fonte: La nonviolenza e' in cammino n. 1032 - Traduzione di Maria G. Di Rienzo)
(10 settembre 2005)

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