Mercoledi, 22/05/2013 - La chiave di Paolo Ruffilli
Non c’è balsamo
non c’è pomata
che valga a ungere e
irrigando a dilatare,
per far passare
quello che volendo
non può entrare.
E’ l’amore
la sola chiave
che aprendo i cuori
dilata i pori
e le fessure
fino a farne falle
passi e gole,
mentre annoda
le figure.
Non c’è limite,
non c’è barriera
e correndo
schioda ogni frontiera.
La produzione letteraria di Paolo Ruffilli spazia dalla poesia alla prosa e alla saggistica. In Affari di cuore è proprio del problema “amore” che parla: un grande affare! Tutta la silloge poetica si basa sul concetto che la vita è fatta di contrasti: entrare-uscire, dentro-fuori, aprire-chiudere, pace-guerra, colpire-essere trafitto: si noti la sfilza di verbi che rende musicale la sequenza.
Se è vero che la poesia è specchio della vita e luogo di contrasti, Paolo fa l’occhietto senz’altro alla letteratura giapponese in cui Eros e Tanathos sono strettamente legati. Il titolo di questa poesia - La chiave - ci fa pensare ad un’altra chiave, quella di Tanizaki, maestro d’erotismo. La chiave - come anche la porta, altro simbolo presente nella raccolta – apre e chiude, fa entrare fa uscire: chi non desidererebbe avere la chiave del cuore della persona amata?
Nella lirica di Paolo l’erotismo è espresso senza veli, apertamente e non crea nessun tipo di scandalo. Anzi è rivelazione, pungolo a riconoscere una parte viva, inconfessata, dolorosa di noi stessi.
“Pareva incredibile che appena un’ora prima io avessi avuto il suo corpo sopra il mio. Mentre lui mi ha visto tante volte, e persino fotografata nuda, io non l’avevo mai guardato così. Certo, volendo avrei potuto, ma invece ho sempre cercato di evitarlo”.
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