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"Emily. No" e il dono del teatro di Milena Costanzo

"Emily. No" e il dono del teatro di Milena Costanzo

Lo spirito di una cantastorie d'altri tempi, messo in scena ieri sera al Vascello dall'attrice che ha ricevuto il prezioso dono del teatro.

Venerdi, 16/09/2016 - L'amore per la scrittura, il vero amore, si consuma nell'anonimato e come unico custode, i fogli di carta, quattro pareti domestiche e l'attaccamento alla vita, la più grande ispirazione. Questa convinzione motiva il mio amore per la scrittura e per la vita conducendomi alla storia di una poetessa, una donna come tante, che io definirei una cantastorie d'amore d'altri tempi e che oggi probabilmente creerebbe un blog come il mio, per racchiudere i suoi sogni, le tensioni quotidiane e i conflitti verso un'esistenza difficile eppure libera da legami privi d'autenticità. Lei è nota, il suo nome è Emily Dickinson, scelta da Milena Costanzo, come parte di una trilogia al femminile: Sexton-Dickinson-Weil. Ho incontrato telefonicamente Milena, nel bel mezzo delle prove dello spettacolo "Emily. No!" in scena ieri sera al Vascello, in occasione della X Edizione dei Teatri di Vetro.

Quella che segue è una chiacchierata al femminile più che un'intervista.

Ho chiesto a Milena: "Emily, come una cantastorie seduta all'angolo di una strada, narra il suo amore per la vita. In scena immagino tu sia la narratrice della sua storia d'amore per la vita, me ne vuoi parlare?"



"Metto in scena la sua poesia, il suo spirito, senza la pretesa di rappresentarla, il conflitto con la sua famiglia, ritengo sia dark nel senso che tutto sommato, accettava la morte come parte integrante della vita. Il suo era uno spirito libero, selvaggio, nascosto."

Abbiamo parlato del significato delle cose nascoste e preziose, relativamente alle guaritrici, a tutto ciò che ha a che vedere con la poesia, desumendo che tutto ciò che è prezioso, va custodito.



"Cosa significa la negazione nel titolo?"



"E' un lavoro a tappe e il rifiuto, il 'no', con i dovuti modi, è formale, esistenziale, nel senso che Emily detesta dare titoli, si innamora eppure rifiuta di sposarsi, rifiuta di legarsi per restare libera. La negazione è ribadita nelle numerosissime lettere scritte dalla Dickinson, recito La moglie senza il segno, credo questa sia la massima rappresentazione di questo rifiuto."



Emily rappresenta la tappa intermedia di questo percorso al femminile, dove l'attrice mi spiega di lasciare inalterate le modalità del personaggio stesso.



Così come Emily sfugge a ogni etichetta, maschera e contratto, Milena ne rappresenta lo spirito attraverso quello che lei definisce "Il dono del teatro".

Lo spirito della poetessa che pubblicò solo sette poesie mentre ne scrisse più di 1700 e di cui restano le preziose epistole, ha animato il palcoscenico del Vascello il 15 settembre 2016.

Ringrazio Milena Costanzo per le sue parole e per il suo lavoro, reso possibile dal dono ricevuto, un dono che è indispensabile condividere con il pubblico.

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