Note ai margini - Ci sono diritti cui non si può prescindere
Castelli Alida Giovedi, 22/03/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2012
Chi di crisi economiche ne ha viste altre, sa che di fronte alle emergenze la prima cosa che rischia di saltare sono i diritti conquistati nel mondo del lavoro. Si possono perdere, sostituiti da più avanzati equilibri che dovrebbero dare frutti migliori in un futuro prossimo, ma si possono perdere e basta.
Sta al potere di contrattazione, alle lotte, scegliere quei diritti che non sono “negoziabili”.
Per chiarire, ci sono diritti cui non si può prescindere, pena l’uscita dal mercato del lavoro e/o la non rientrata, ma anche la non possibilità di entrarci mai.
Alcuni diritti sono effettivi altri, pur effettivi, sono anche molto simbolici e l’esempio più importante è quello dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Diritto simbolico, ma non per questo meno importante, nel senso che i cambiamenti intervenuti in questi anni hanno fatto sì che ormai riguardi una stretta cerchia di lavoratori, da sempre quelli delle aziende con più di 15 dipendenti, da sempre riguarda più uomini che donne perché le donne sono presenti nel mercato del lavoro in settori, pensiamo solo al commercio ad esempio, dove l’articolo 18 difficilmente si applica.
Ma per le donne, ci sono in ballo ben altri diritti.
Primo per tutti è ancora quello “solito” legato alla maternità.
Nei premi di produttività degli accordi Fiat, tra l’altro, le donne sono escluse, se in maternità, allattamento, congedi parentali, malattia dei figli o permessi legati alle legge 104: bel risultato, di cui però a parte le donne delle Fiom nessuno ci ha informato.
Nelle piattaforme di molti contratti integrativi in discussione in questo momento si tende ad escludere anche in altri contratti la possibilità di accedere al premio di produttività se in maternità, allattamento ecc.
Allora a che sono servite le battaglie per il riconoscimento del valore sociale della maternità?
Siamo sicure che in una fase di contrattazione così dura come quella di questo periodo non scambieremo il diritto alla maternità per i permessi sindacali? In un recente contratto infatti l’azienda ha posto i lavoratori davanti alla scelta o di riconoscere la maternità e l’allattamento ai fini del conteggio della produttività o i permessi sindacali. La trattativa non è ancora chiusa, ma ho paura che alla fine verranno preferiti questi ultimi.
Questo per dire che nella difficoltà in cui siamo la solita vecchia storia che si penalizzano sempre le solite non mi sembra affatto un’ipotesi o un attacco di vetero femminismo.
Quello che mi preoccupa è che vedo una sempre maggiore scollatura tra chi se ne accorge e chi no.
Anche le nostre battaglie, la nostra presenza nelle piazze forse deve cominciare ad essere più attenta e precisa. Anche al sindacato dobbiamo far capire che alcuni diritti - come quello della maternità - non sono negoziabili.
Siamo andate (poco ma in modo significativo) avanti, dobbiamo sapere che ci può essere un (tragico) ritorno.
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