Cara Direttora... - Due lettrici scrivono alla redazione per parlarci di... storie di ordinaria imparità.
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2008
Sono una donna 40 enne con due figlie piccole, un marito, una madre anziana e sola, un lavoro impegnativo dal quale non può esimersi per poter mandare avanti una famiglia.
Mi piacerebbe poter aprire assieme a voi una riflessione sulla vita di molte donne di questa generazione: madri spesso sole senza importanti sostegni familiari nella cura dei propri figli, con genitori spesso anziani a loro volta bisognosi di accudimento quindi figlie che diventano madri dei propri genitori dovendosene occupare; lavoratrici in un mondo lavorativo governato da logiche di produttività maschili e nel quale la gravidanza e la maternità diventano spesso un problema, mogli infine divise nell'arco della giornata fra mille impegni: lavoro, figli, genitori, casa etc... e il rapporto di coppia diventa sempre più complesso. Mia madre, spesso senza riflettere a lungo, asserisce: "ma come facevano le donne di una volta che facevano 10 figli?" La mia risposta, probabilmente errata ma spontanea, è "avevano accanto a loro madri giovani, nonne, spesso bisnonne, zie nubili etc". Insomma una rete di sostegno femminile importante con la quale condividere la cura dei propri figli e della propria casa. E' naturale pensare che anche in quelle condizioni vi fossero problemi ma credo che la situazione attuale non sia migliore.
Non mi stupisco di fronte a fatti gravi che sempre più coinvolgono noi madri: bambini dimenticati in auto o in palestra … Siamo molto sole ed il peso che portiamo a volte diventa talmente grande che soccombiamo. Credo sia necessario trovare soluzioni importanti come in altri paesi dell'Unione Europea nei quali lo Stato sostiene le famiglie con figli piccoli consentendo alle madri o ai padri di poter lavorare part time o comunque usufruire di agevolazioni economiche o di asili ed orari flessibili. Le proposte devono venire da noi poiché nessun altro può portare avanti questa battaglia per una migliore qualità della vita nostra e delle nostre famiglie.
Paola
Le madri di quei 10 figli certo non avevano l’assillo di portarli in palestra e se i denti crescevano un po’ storti pazienza, nessuno ne avrebbe fatto loro una colpa. Concordo con lei, Paola: la polverizzazione dei nuclei familiari fa pesare il lavoro di cura su una donna che vive in solitudine la difficoltà del gestire figli e relazioni. Questi cambiamenti profondi della società avrebbero richiesto un pari adeguamento del welfare. Non solo non è avvenuto, ma la minaccia che incombe è di tagli alla spesa sociale. Alle donne è mancata la capacità di mantenere costante la forza d’urto - che in passato hanno espresso con la loro presenza politica - per rivendicare servizi e pretendere investimenti adeguati. E’ dura, ma non c’è altro da fare: continuare, ricominciare o iniziare a combattere per i nostri diritti. Non perdiamoci di vista.
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Cara Direttora
Sono andata a fare la spesa all'Ipercoop di Beinasco-Torino. sopra al bancone dei giornali c'era un magnifico cartellone con rappresentato un bell'uomo in grisaglia e di fianco a lui il Financial Times su cui era appoggiato un paio di occhiali d'oro. Tutt'intorno al bancone era un formicolare di donne indaffarate a cercare prodotti da comprare, tenere a bada bambini, consultarsi con la persona che le accompagnava. pochi uomini e nessuno, ve lo giuro nessuno, che assomigliasse neppure lontanamente all'uomo che leggeva il giornale immortalato sopra le nostre teste.
Ho avuto la brutta impressione che l'Ipercoop non conosca i suoi clienti. Tenuto conto che la maggior parte delle persone che usa i supermercati è donna, tenuto conto che le donne leggono i quotidiani, tenuto conto che non tutti leggono abitualmente il Financial Times penso che l'indicazione dell'angolo giornali debba essere pubblicizzato in un altro modo. Oppure sono la solita polemica che non vuole arrendersi alle leggi di mercato.
Dora Cogno
Alle sue acute osservazioni aggiungerei che appare fuori luogo affidare un messaggio pubblicitario ad un ipotetico fruitore/organizzatore di speculazioni finanziarie che, come è noto, arricchiscono pochi impoverendo molti. Ironia della sorte, certe speculazioni oggi hanno, tra l’altro, un impatto catastrofico persino nei generi alimentari. Lo stereotipo che vuole lui impegnato in ‘cosedauomini’ è lontano dal mondo reale, ma evidentemente è duro a morire per quei pubblicitari che davvero non capisco perché siano definiti ‘creativi’. Lei polemica? Non direi. Piuttosto dimostra la magnifica poliedricità femminile che ci consente, mentre scegliamo la marca di pasta e teniamo d’occhio l’offerta del detersivo, di cogliere la stonatura tanto banale quanto fastidiosa di un cartellone pubblicitario.
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