Femminismo oggi - No all’omologazione e battersi per cambiare la società. Il nostro obiettivo, come donne
Giancarla Codrignani Venerdi, 27/06/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2014
Le statistiche arrivano sempre almeno un anno dopo il rilevamento dei dati; quindi autorizzano implicitamente qualche riaggiustamento sulla base delle esperienze successive. L'Istat ha fornito dati socialmente non consolanti per il 2012: il 2013 segnerà certo un peggioramento. Un allarme particolarmente inquietante risultava dai dati relativi alla rinuncia da parte degli italiani alla prevenzione e alle cure: un inquietante 11,1 % in totale, il cui 9 % sono uomini, il 13,2 % sono donne.
Non ci saranno mai regole a garantire che i due "generi" sono davvero uguali! Noi "veniamo dopo" perfino per nostra scelta. Le crisi aggravano le situazioni già squilibrate e inevitabilmente producono regressioni a danno dei soggetti meno "potenti". Purtroppo le donne denunciano poco che "per loro" può andare ancora peggio: anche la superemancipata andrà in fondo alla fila. Diventa infatti difficile trovare il tempo per andare dal dentista, anche perché, dovendo rinunciare, il dentista viene dopo il parrucchiere, non per stupidità, ma per "tenersi su".
A tutti i costi e con urgenza si deve tornare a sperare nella politica, perfino in quella italiana indiscutibilmente corrotta e usare la crisi (che inevitabilmente cambia le situazioni) per pilotare le trasformazioni a prescindere da sacrifici e tensioni. Non avevamo finito di rallegrarci per elezioni in cui, mentre credevamo di essere i peggiori in Europa, ci siamo qualificati come i migliori, e ci è venuta addosso una valanga di crimini politici che, davvero, come ha detto Matteo Renzi, configurano un "alto tradimento" del paese. L'Italia non è "ladra" né nella maggioranza dei suoi abitanti e nemmeno del suo ceto politico; tuttavia dovrà immediatamente fare i conti con se stessa. Di fatto si è sempre appellata alla Costituzione e ai suoi principi, lasciando gli italiani semplici "abitanti" del paese, poco "cittadini". La cittadinanza infatti pretende lo scontrino, non evade, denuncia chi guida un suv immatricolato in Croazia, chiede leggi o propone emendamenti alle leggi senza gridare con i pifferai che di volta in volta compaiono in televisione. C'è, dunque, molto da "rottamare" (l'espressione non è del mio stile, ma ne condivido la voglia), anche se il gioco demenziale di chi tira di più la coperta (già stretta) delle riforme è una minaccia e la palla al piede dei nazionalismi, dei populismi, dell'antipolitica rappresenta quella moneta cattiva che sta scacciando la buona anche negli altri paesi.
Dite: ma che possono mai fare le donne? Intanto non fare nessun passo indietro, nonostante gli attentati ai loro diritti, compreso il danno di immagine arrecato dalle mogli, amanti, collaboratrici e dirigenti dei corrotti che sono entrate nei "cerchi magici" da complici di reati. Poi, non scoraggiarsi per l'effetto prodotto dalle donne di potere: non bastava la Thatcher di vent'anni fa; dopo la Merkel, ci voleva Marina Le Pen. Non sono queste le donne che possono cambiare la gestione dei poteri; ma nemmeno le altre se danno prova di aver interiorizzato il modello unico. Non è possibile che la competenza e il valore delle donne significhino "avere le palle", espressione che, tradotta, significa "le abbiamo omologate al ruolo neutro, che è il nostro". Tutti parlano di Genova, Milano, Venezia; nessuno si ricorda di Antonella Mansi che, dopo aver riportato all'attivo la disastrata Fondazione del Monte Paschi di Siena, si è dimessa dall'incarico per "fine missione". Un gesto che non connota ancora il genere maschile. Eppure un uomo come Berlinguer riteneva che le donne dovevano "liberare anche l'uomo".
Quando la democrazia oscilla per posizionarsi su forme diverse, ancora non prevedibili, il solo soggetto storico che abbia pensato cambiamenti sociali alternativi "a partire da sé" è quello femminile. Senza esitazioni dobbiamo fare i conti - ma senza rimpianti, solo per guardare più lontano - con l'ingenuità di aver ritenuto che la parola "femminismo" fosse l'apriti sesamo per conquistare l'autentica libertà femminile. Anche se la vita reale ci obbliga a studiare i problemi comuni - i meccanismi sistemici, gli inganni mediatici, la preferenza del voto data a chi fa "immagine" e non a chi sa leggere un bilancio, l'evidenza dei robot che montano i motori contro la pretesa che il lavoro sia come prima, l'indebitamento dello Stato contro la falsa idea che il mutuo sia un diritto e non lo stesso debito, gli 80 euro ritenuti elemosina e non dieci miliardi immessi sul mercato... - bisogna fare tutti gli sforzi possibili per non perdere la cultura che abbiamo costruito e che deve valere per tutti. Anche perché solo la cultura può tirarci fuori dalla crisi.
Prevedere, dunque, di andare nelle scuole a svegliare le ragazze che si credono uguali ai maschi, informare a tutto campo su tutto, non trascurare nemmeno un solo fatto di violenza (i femminicidi e i maltrattamenti, ma anche la mafia e la corruzione), cercare tutte le solidarietà e complicità (anche con gli uomini del "noi-no" o con le femministe cattoliche alle prese con un attacco forte alla "teoria del gender"), approfittare di ogni ricorrenza (per esempio oggi, mentre scrivo, si celebrano i 70 anni dell'Anpi) per metterci dentro il pezzo della nostra storia che ci è dovuta, chiedere alle elette di ogni piccola o grande istituzione interventi a favore di qualunque iniziativa di-con-per le donne, presentare libri e film, inventarsi qualche "noi-donne"-aperitif o caffè-"noi-donne" per parlare di noi, della rivista, del mondo (non ci siamo solo noi: le ragazze nigeriane rapite non sono ancora ricomparse)....
Mia care, non siamo "più buone" per natura, non siamo invulnerabili, anzi siamo tentate dall'omologazione; ma abbiamo avuto esperienze storiche singolari e possiamo dare una mano a cambiare la società, a fare riforme. Non per interessi di genere, non per ideologia femminista, nemmeno per i figli e le figlie, ma perché solo a partire da noi (magari lo facessero anche i maschi di analizzarsi e partire da quello che sono come esseri umani e non dal loro ruolo di potere) si possono dare indirizzi di valore alla necessità di rinnovare il mondo. Sono tanti i modi di continuare a fare resistenza...
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