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Ancona/ “Abitare la polis” ciclo di conversazioni sul senso della politica

Ancona/ “Abitare la polis” ciclo di conversazioni sul senso della politica

Il 17 luglio si conclude il ciclo di incontri organizzato da Seminari Magistrali di Genere “Joyce Lussu” insieme al Comune di Ancona

Sabato, 12/07/2014 - INSIEME SI PUO'. Questa espressione potrebbe essere il sottotitolo di tale progetto  “Abitare la polis” ciclo di conversazioni sul senso della politica, volto alla (nostra) città, in quanto polis, per un dibattito sulla politica. Noi come donne che, dopo la Conferenza Mondiale di Pechino del 1995, abbiamo dato vita a un gruppo con l’idea di dar nascere una sorta di “Scuola di Donne” (questo è stata la nostra prima denominazione), oggi, con lo stesso intento, Seminari Magistrali di Genere “Joyce Lussu” Ancona, ci siamo proposte pubblicamente e, andando incontro anche alle esigenze della nuova Amministrazione della nostra città, si è delineata un intervento, aperto e pubblico, per ragionare insieme sul senso della politicache sembra, purtroppo, abitare altrove e quasi escludere l’esistenza di ognuno/a. 

L'IMPEGNO ALLA PARTECIPAZIONE. La parola impegno,che oggi appare l’espressione meno di moda, qui, nella nostra iniziativa, è rilanciata. Tale è (stato) il nostro intento, quasi controcorrente. Perché puntare sulla qualità e sul senso della storia non è facile e subito comprensibile, ma permette la ripresa di una presenza e anche di visibilità soggettiva che si fa sostanza nelle forme e nei gesti, pubblici e aperti. Si tratta di quella partecipazione, diretta e ragionata, legata ai nostri bisogni, ma, anche e soprattutto, ai nostri desideri. “La libertà non è stare sopra un albero, la libertà è partecipazione”, cantava una vecchia canzone di Giorgio Gaber. E sentirsi parte di un tutto è la sola condizione che ci permette di esprimerci e di essere.

IL SENSO VITALE. È nella dimensione politica che il carattere peculiare dell’essere umano e del suo vivere sociale si esplicano nell’esperienza relazione, interpersonale in una corrispondenza quasi necessaria per quanto vitale. Nel primo incontro con Monica Lanfranco è tale tematica a permettere la riflessione sull’approccio, su quel “partire-da-sé” per la presa di coscienza che il Movimento delle Donne ha praticato come valore esistenziale e qualitativamente politico nell’affermazione del “personale è politico”. E, partendo da qui, la messa in discussione degli stereotipi sessuali, dei ruoli sociali imposti come presunti naturali sui quali la discussione è aperta proprio oggi quando il cosiddetto femminicidio investe e impesta la cronaca quotidiana e si fa dramma per tutta una società spesso chiusa in un individualismo cinico.

IL SENSO PUBBLICO. La modalità, che le donne hanno dovuto, soprattutto nel secondo Novecento, assumere e inventarsi per essere, racconta il difficile rapporto con il potere, con le istituzioni e, quindi, con la forma della rappresentanza: dal diritto al voto al diritto di famiglia, alla parità giuridica, alla maternità libera e consapevole. Nel secondo incontro con Tiziana Bartolini, direttora della testata storica, “NOI DONNE”, nata nel 1944, durante la Resistenza e testimone delle lotte, delle conquiste e di tutte le manifestazioni svolte, si affronta tale storia di emancipazione e di liberazione e anche l’attuale disagio, non solo dei ritardi, ma lo snaturamento in cui ciò che sembrava acquisito sembra appiattirsi o cadere nella strumentalizzazione in una società sempre più volta alla dimenticanza di sé.

IL SENSO CULTURALE. Agire significa produrre pensiero e viceversa tanto che questa lezione le donne l’hanno appresa a tal punto da dover ristrutturare tutto un linguaggio che non le ha mai contenute come soggetti autonomi ma sempre e solo come una funzione di un unico soggetto quello maschile presunto neutro. Questo smascheramento è ormai avvenuto e ha permesso una produzione culturale significativa che oggi negli Studi di Genere inizia a palesarsi. Nel terzo e ultimo incontro del ciclo con Federica Giardini, filosofa della redazione di un’altra storica rivista del pensiero femminile, “DWF”, nata nel 1975 in pieno femminismo, si pone forte la questione del riconoscimento, e non come parzialità, della produzione anche teorica e culturale del pensiero femminile.

INSIEME SI PUO'. È, quindi, il tempo del ri-posizionamento per non perdere l'eredità del passato nell'apertura netta verso un futuro (così) oggi imprevedibile attraverso un presente (tutto) da de-cifrare insieme, sconfiggendo così l'autoreferenzialità individualistica dei modelli correnti perpetuati anche al femminile. Perché le donne non si pongono come aggiunta o parzialità, ma vogliono contribuire alla rinascita politica nel riconoscimento della propria coscienza identitaria nel dialogo aperto nel rispetto-di-sé.



Patrizia Caporossi (Filosofa e storica delle donne inserita alla voce 'Biografie' dell'Enciclopedia Treccani on line)





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