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...anche per legge

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Coop Una cultura da diffondere - Il nuovo provvedimento riserva particolare attenzione a donne, immigrati, persone svantaggiate

Laura Salsi e Gabriella Ercolini Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2006

L’Emilia-Romagna ha una nuova legge sulla cooperazione. L’ha approvata l’Assemblea Legislativa l’ultimo giorno di maggio, dopo un lungo confronto in commissione, che ha coinvolto le imprese interessate e le loro associazioni di rappresentanza, in un clima di grande disponibilità – anche da parte dell’opposizione - a discutere nel merito. Un risultato non scontato, se si pensa a quanto si presentava avvelenato il clima politico in seguito alla vicenda Unipol e alle polemiche che l’avevano accompagnata.
La legge regionale 16/2006 (questo è il suo nome “burocratico”) si presenta soprattutto come un tributo alla cultura cooperativa, che tanta parte ha svolto nello sviluppo economico e sociale della regione Emilia-Romagna in particolare e dell’Italia in generale.
L’obiettivo più importante che si vuole realizzare con il provvedimento è promuovere, anche con strumenti innovativi, la funzione sociale e il peculiare valore, anche culturale, della cooperazione a scopo mutualistico e non lucrativo, riconosciuti dalla Costituzione e richiamati anche dallo Statuto della Regione, rafforzando in questa direzione anche il ruolo delle associazioni d’impresa nel loro rapporto con le istituzioni e con il territorio. L’assessore regionale alle Attività produttive, Duccio Campagnoli, ha significativamente commentato l’avvento della legge 16/2006 come l’avvio di una «nuova fase di ricerca tra istituzioni e movimento cooperativo, con al centro l’idea di stipulare un vero e proprio contratto di responsabilità sociale, per sviluppare un nuovo mutualismo non solo dentro l’impresa, ma anche in rapporto con il territorio in cui essa agisce e cresce».
A differenza di quanto avveniva con la normativa precedente, si supera dunque l’impianto di legislazione di aiuto-incentivo diretto alle imprese cooperative. Tuttavia
in alcuni casi e per particolari situazioni (nuove iniziative imprenditoriali, cooperative sociali che operano per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e per progetti e programmi di particolare valore sociale) la Regione può concedere contributi e finanziamenti a cooperative. Tra le priorità nella selezione, l’articolo 9 comma primo del testo di fresca approvazione individua espressamente le imprese in prevalenza composte da donne, in linea con quanto previsto dalla legge 25 febbraio 1992, n. 215, sulle azioni positive per l’imprenditoria femminile, accanto a quelle prevalentemente formate da giovani e immigrati.
La Regione non dimentica, dunque, neppure in occasione di questa iniziativa legislativa le persone che trovano più difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, con particolare riguardo alle donne, alle cui esigenze di realizzazione ed emancipazione storicamente la cooperazione ha saputo dare risposte positive. Oltre che svolgere una funzione economica importante (basti pensare che il sistema cooperativo rappresenta il 7 per cento del Pil dell’intero Paese e che in Emilia-Romagna tale peso è ancora maggiore, grazie alle oltre 4.200 imprese presenti e gli oltre 3 milioni e 200mila soci, per un fatturato che arriva a 45 miliardi e mezzo di euro), la cooperazione ha mantenuto intatta la sua missione sociale, le sue radici culturali e quella solidarietà di cui le donne conoscono tanto bene il linguaggio. E’, insomma, un sistema che ha saputo esprimere valori importanti, pur nella capacità di rinnovarsi e crescere tanto dal punto di vista dell’occupazione che nel fatturato; non per nulla articolazioni importanti di questo sistema si sono sviluppati nel settore dei servizi al cittadino e in quello dei servizi sociali alla persona.
La nuova legge parte da questo grande patrimonio e si propone di dargli ulteriore sviluppo, attraverso programmi di sviluppo in cui la Regione agisce in prima persona e con proprie risorse, ma insieme alle associazioni di rappresentanza, alle Camere di Commercio, agli enti locali, alle Università, alle Fondazioni bancarie.
Tra gli strumenti di tipo culturale previsti dalla legge, si segnala in particolare la partecipazione della Regione – in qualità di socio fondatore e insieme alle associazioni – alla istituzione della “Fondazione per la cooperazione emiliano-romagnola”, incaricata di promuovere ed attuare ricerche, studi, convegni e seminari sul movimento cooperativo, nonché di realizzare un archivio storico ed un centro di documentazione sul movimento cooperativo.

* Consigliere regionali Gruppo Ds- Ulivo Emilia Romagna
(8/8/2006)

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