Dare ad Anac la funzione di vigilanza in materia di parità di genere negli incarichi e nelle designazioni pubbliche, evitando l'istituzione di una nuova Authority
l tema è ricorrente.
Periodicamente riemerge la proposta di istituire un ‘authority per la parità di genere. Tale proposta, del resto, sarebbe coerente anche con gli orientamenti comunitari. Merita, dunque, gli approfondimenti propedeutici alla ricerca di soluzioni attuative soddisfacenti, anche perché, almeno sino ad ora, ha avuto l’evidente limite di risultare avulsa da un necessario ragionamento complessivo che investa le authority sia dal punto di vista della composizione che da quello del disegno istituzionale.
Per il primo aspetto, si è purtroppo appena perduta un’occasione preziosa e decisiva perché, inizialmente, la sede per stabilire la composizione trasparente, autorevole, equilibrata nel genere delle authority era stata individuata nel disegno di legge sulla concorrenza. Si erano persino ipotizzate audizioni per i candidati. Purtroppo, il tema si è poi sostanzialmente quasi del tutto volatilizzato, nel disinteresse generale e nonostante la meritoria attenzione di poche e avvedute studiose, soprattutto di Elisa Giomi che ha più volte richiamato l’attenzione sull’argomento.
È davvero necessario riaffrontarlo, individuando canali normativi per introdurre principi di effettiva trasparenza nella composizione dell’Authority. È un aspetto davvero decisivo per il riequilibrio di genere nei luoghi in cui si decide o in cui maturano le decisioni. Il Parlamento sta anche discutendo (e la senatrice Valeria Valente ne è relatrice) un’importantissima legge per il 50 e 50, o comunque per il riequilibrio del genere a favore del genere meno rappresentato, nelle designazioni e nelle nomine pubbliche. Si tratta di una legge decisiva per il nostro paese, della quale Noi Rete Donne sollecita l’approvazione. La proposta parlamentare, peraltro, è del tutto coerente con l’elaborazione di Noi Rete Donne.
Di più: il testo originario è stato poi modificato assumendo più compiutamente le suggestioni di NRD.
La vigilanza sull’attuazione del riequilibrio di genere negli incarichi e nelle designazioni pubbliche potrebbe poi essere affidata a un‘Authority. Credo che sarebbe sbagliata ma anche non percorribile la via dell’istituzione di una nuova Authority, che potrebbe costituire uno spreco di risorse pubbliche ma anche un inutile complicazione di disegni istituzionali già barocchi che finiscono col coniugare sovrapposizioni di interventi con vuoti e carenze palesi.
Il compito potrebbe invece essere attribuito a una delle Authority esistenti. Si sarebbe potuta percorrere la via della Commissione nazionale per i diritti umani, istituita secondo il modello delle Nazioni Unite e che potrebbe incorporare molti compiti delle Authority esistenti Per ora non si è intrapresa questa via.
Credo che la soluzione più utile e più efficace, attualmente, sarebbe quella di attribuire l‘importantissima funzione di vigilanza in materia di parità di genere negli incarichi e nelle designazioni all‘ANAC, valorizzandone le competenze in materia di trasparenza, in aderenza alla funzione che si caratterizza proprio sul terreno della prevenzione.
Tale scelta dovrebbe implicare anche la ridenominazione dell’Authority e la risistemazione normativa delle attribuzioni. La legge sull’equilibrio di genere nelle designazioni nelle nomine pubbliche, la rivisitazione delle funzioni dell’Anac, la previsione di trasparenza e parità di genere effettivi nella composizione delle Authority, sono tasselli coerenti di ununico disegno attuativo della Costituzione.
Sicuramente complesso, ma al tempo stesso più utile e praticabile della sola incursione normativa costitutiva dell’Authority che rischia o di non essere mai approvata o di costituire un successo apparente, per poi naufragare nelle difficoltà operative.
Testo pubblicato il 24 giugno 2022 in https://beemagazine.it/parita-in-nomine-pubbliche-dare-ad-anac-compiti-di-vigilanza/
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