Amy Coney Barrett, tra il suo conservatorismo e l’altrui sessismo
Il senato repubblicano Kennedy ha chiesto all'ultraconservatrice candidata alla Corte Suprema “chi fa il bucato in casa tua?”, una domanda che a un uomo non sarebbe stata rivolta
Martedi, 20/10/2020 - Nel 2020, dopo ben più di un secolo di femminismo, le udienze del Senato americano dedicate alla nomina di Amy Coney Barrett per ricoprire il posto di giudice della Corte Suprema della defunta Ruth Bader Ginsburg dimostrano che nulla è cambiato. Il sommo problema è rimasto. Anche e soprattutto quando la nominata per la Corte Suprema è una donna.
La domanda che mostra davvero quale sia il mondo in cui viviamo, quella di cui si parla meno e che invece conta maggiormente, è stata posta a Coney Barrett dal Senatore repubblicano Kennedy, “una domanda sincera”, “una facile” da parte sua, un uomo “sinceramente curioso” che mentre era intento a tamburellare sul tavolo ha chiesto: “chi fa il bucato in casa tua?”
È vero, ACB è un’ultraconservatrice cattolica che alle incessanti e ripetitive domande da parte di senatrici e senatori del Partito Democratico non ha risposto direttamente perché sempre “questioni politiche”, “ipotetiche”, “controverse”, domande accademiche o casi specifici su cui ha dichiarato di non aver preso e non voler prendere “impegni”. Un’ondata di dolorose parole se si pensa al fatto che il diritto all’aborto non è da lei ritenuto “un super-precedente”, quello alla contraccezione “difficilmente” vedrà coinvolto SCOTUS quindi si ritiene giustificata a non prendere una posizione e i matrimoni tra persone dello stesso sesso si sono dispersi in un’esposizione teorica riassuntiva dei pareri del Giudice Scalia, suo mentore, e della Giudice Ginsburg, sua nemesi femminista: se il primo era convinto che la “scelta politica” di vietarli o meno spettasse ai singoli Stati, la seconda era certa che prevalessero necessariamente il Primo e Quattordicesimo Emendamento della Costituzione americana. Anche in questo caso non rispondendo Coney Barrett ha risposto, usando per ben due volte il termine “preferenza sessuale” per indicare la comunità LGBTQIA+, fatto che non è passato inosservato alla Senatrice Hirono che ha sottolineato quanto questo sia un “termine offensivo e obsoleto” perché corrispondente ad una volontarietà, una scelta che può essere modificata a scopi curativi.
Altrettanto vero è che mentre sono emerse anche l’aberrante affermazione del Senatore Cruz che il controllo delle nascite causi l’aborto, corretta successivamente da Planned Parenthood, e la dottrina originalista di ACB (e del Senatore Graham che ha nominato “i bei vecchi tempi della segregazione”), per cui la Costituzione andrebbe interpretata secondo il significato avente all’epoca in cui è stata redatta, criticata dall’ex Senatrice Clinton, l’ENORME elefante nella stanza è rimasto il genere di Amy Coney Barrett, con una sola ed unica domanda rivoltale.
Lei che si è esibita in una risatina ed ha risposto in modo generico glissando, lei che potrebbe diventare la prima donna con figli in età scolare nella Corte Suprema, lei che con la sua numerosa progenie e questo incarico sarebbe una dimostrazione del successo parallelo di carriera e famiglia, ecco a lei è stata rivolta una domanda che non sarebbe mai stata rivolta ad un uomo, un altro aspirante giudice della Corte Suprema considerato alla pari dai presenti. Una donna in quanto donna viene ancora trattata in maniera diversa, si trova sempre il modo di far emergere il suo ruolo di genere ed è questo che rende la domanda del Senatore Kennedy di gravità superiore a qualsiasi risposta che poteva essere data da ACB. Il femminismo, oltre alle lotte interne ed esterne, deve essere unito a difesa di qualsiasi donna, trattata diversamente proprio perché donna, ma non è quello che è emerso dai social.
Il Partito Repubblicano oltre a far apparire la contrarietà del Partito Democratico per la nomina prima delle elezioni come una crociata anti-cattolica ha voluto far credere fosse una crociata anti-donna, anti-maternità in modo da richiamare quel segmento di elettorato rappresentato dalle donne bianche (magari madri) dei suburbs che si sta spostando pesantemente a favore di Biden. L’enfasi sulla maternità parallela ad una carriera di successo ed una giovane età come strategia politica (o meglio elettorale) per spingere alla Corte Suprema un’altra conservatrice con la qualifica di “madre di sette figli” non può giustificare la domanda del Senatore Kennedy. Nulla può farlo. Ad un uomo non avrebbero mai chiesto chi si occupa del bucato, un ruolo di genere ben codificato, quindi ad una donna non dovrebbe mai essere chiesto, né in ambito privato né pubblico.
Se il conservatorismo cattolico di Coney Barrett spaventa giustamente una gran parte del popolo americano, dovrebbe spaventarlo anche il sessismo che è così difficile da estirpare, così evidente, così onnipresente e così diffuso da non fare neanche più notizia in una società patriarcale.
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