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‘Mommy’, ovvero madri, adolescenti difficili e crisi esistenziali

‘Mommy’, ovvero madri, adolescenti difficili e crisi esistenziali

A tutto schermo - L’ultimo film di Xavier Dolan spiazza e cattura per forza visiva e narrativa

Colla Elisabetta Venerdi, 30/01/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2015

Duro e sorprendente, ha avuto un notevole successo nelle sale italiane Mommy, il nuovo film del giovanissimo Xavier Dolan (classe 1989), attore, regista, sceneggiatore e doppiatore canadese, vincitore con questa pellicola del Premio della giuria alla 67ª edizione del Festival di Cannes - in ex-æquo con il film Adieu au langage - Addio al linguaggio di Jean-Luc Godard (e scusate se è poco per un autore venticinquenne…). La mamma è sempre la mamma, anche per i canadesi, ed in effetti Mommy parla di una giovane vedova, madre combattiva ed esuberante di un turbolento quindicenne con deficit di attenzione ed altri disturbi del comportamento, che si vede costretta improvvisamente a prendere in custodia il figlio a tempo pieno. Mentre i due cercano di portare avanti una difficile relazione, scontrandosi e discutendo in maniera non sempre ortodossa, un nuovo personaggio entra in scena, Kyla, un’originale insegnante in anno sabbatico da poco trasferitasi nel quartiere che, trovandosi in difficoltà con la propria famiglia e divenuta muta a causa di un trama, inizia a frequentare madre e figlio offrendo loro un aiuto che si rivelerà importante per tutti.



Assieme, troveranno un nuovo equilibrio e tornerà la speranza. Lo scottante tema dei rapporti madre-figlio è fondamentale per il regista il quale, a soli 19 anni, ha prodotto, diretto ed interpretato il suo primo lungometraggio, J'ai tué ma mère, basato su una sceneggiatura semi-autobiografica scritta all’età di sedici anni: il film, selezionato al Festival di Cannes 2009 nella Quinzaine des Réalisateurs, ha vinto numerosi premi. “Sin dal mio primo film - afferma il regista - ho parlato molto dell’amore, dell’adolescenza, della transessualità, di alienazione ed omofobia. Ho parlato dei college e del termine spiccatamente franco-canadese “’speciale’, della cristallizzazione di Stendhal e della Sindrome di Stoccolma. Ma se c’è un tema che conosco meglio di qualsiasi altro, che m’ispira incondizionatamente e che amo sopra a tutti gli altri, è certamente mia madre. E quando dico mia madre, intendo LA madre in senso lato, la figura che rappresenta. Perché è su di lei che torno sempre. È lei che voglio vedere vincere le battaglie, è attraverso di lei che mi pongo delle domande, è lei che voglio abbia ragione quando avevamo torto, è sempre lei che ha l’ultima parola su tutto. Ai tempi di J’ai Tué ma Mère, sentivo di voler punire mia madre.



Da allora sono passati solo cinque anni, e credo che, per mezzo di Mommy, stia cercando di farla vendicare. Non chiedetemi altro”. Dunque un family movie che parla di odio-amore, di prossimità e lontananza, di esistenze difficili e complesse, di turbolenza e difficoltà comunicative, ma anche una “una fiaba sfavillante, di coraggio, amore e amicizia”. Bravissimi i tre interpreti principali: Antoine-Olivier Pilon, Anne Dorval e Suzanne Clément.

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