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Amnesty International: i premi al Giffoni Experience 2017

Amnesty International: i premi al Giffoni Experience 2017

Dedicato a Idil Eser e Taner KiliƧ, direttrice e presidente di Amnesty International Turchia, il Premio Amnesty 2017

Lunedi, 24/07/2017 - I due lavori che hanno meglio rappresentato il tema dei diritti umani alla 47esima edizione del Giffoni Experience per il Premio Amnesty 2017 sono: "They call us monsters" di Ben Lear (lungometraggio) e "Confino" di Nico Bonomolo (corto).



Vince il Premio Amnesty 2017 "They call us monsters" di Ben Lear con la seguente motivazione: “per aver mostrato con impatto e chiarezza le sfaccettature di storie difficili di adolescenti, nei loro errori e nelle loro qualità. Per aver affrontato il tema della possibile reintegrazione di questi ragazzi nella società, colpevoli di crimini violenti ma processati come adulti, violando così i loro diritti e privandoli della possibilità di essere quelle persone che già a tratti dimostrano e desiderano di essere. Per aver messo in evidenza il dibattito che la legge 260 porta con sé, raccontando la dolcezza e la spensieratezza di questi giovani e la tragedia dei gravi crimini che hanno commesso. Uno stato che lascia a se stessi questi ragazzi rischia di perdere la loro sensibilità, acuita da una vita difficile, e il possibile contributo che potrebbero dare alla società una volta scontata la pena.”



Giunto alla sua ottava edizione, il Premio Amnesty Corto 2017 è stata assegnato all'italiano "Confino" di Nico Bonomolo “per la capacità di raccontare attraverso una storia del passato una realtà quanto mai attuale. La negazione della libertà d'espressione da parte delle autorità rappresenta una grave violazione dei diritti umani ma è soltanto grazie al poter esprimere liberamente il proprio pensiero che una società civile può essere definita tale, poiché essa si sviluppa e cresce attraverso il confronto e il rispetto delle diverse opinioni di tutti.”



La giuria Amnesty ha scelto di dedicare questo premio a Idil Eser e Taner Kiliç, rispettivamente direttrice e presidente di Amnesty International Turchia, attualmente in carcere insieme ad altri attivisti per i diritti umani a causa del loro lavoro in difesa della libertà di espressione.





Per tutta la durata del festival, attiviste e attivisti di Amnesty International hanno raccolto disegni e messaggi di solidarietà per Tep Vanny, simbolo dell’attivismo pacifico in Cambogia attualmente in prigione a causa della sua coraggiosa determinazione a difendere i diritti degli altri. Giurate, giurati e loro accompagnatori, inoltre, hanno partecipato a laboratori didattici su altre campagne internazionali come IWelcome in favore dei diritti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. (Campagna CORAGGIO)





Precedente edizioni

Premio Amnesty: "The Wooden Camera" di Ntshaveni Wa Curuli (2004), "Innocent Voices" di Luis Mandoki (2005), "Zozo" di Josef Fares (2006), "Rosso Malpelo" di Pasquale Scimeca (2007), "Heart of Fire" di Luigi Falorni (2008), "Skin" di Anthony Fabian (2009), "The story of me" di Luiz Villaça (2010), "Lost in Africa" di Vibeke Muasya (2011), "Stay" di Lourens Blok (2012), "Mike says goodbye!" di Maria Peters (2013), "Lucky Devils" di Verena Endtner (2014), "Fatima" di Philippe Faucon (2015) e "Dreaming of Denmark" di Michael Graversen (2016).



Premio Amnesty Corto: "DisAbili" di Angelo Cretella (2010), "Hai in mano il tuo futuro" di Enrico Maria Artale (2011), "Heimatland" di Loretta Arnold, Andrea Schneider, Marius Portmann e Fabio Friedli (2012), "Hollow Land" di Uri Kranot e Michelle Kranot (2013), "Feathers" di Adriano Giotti (2014), "Beach Flags" di Sarah Saidan (2015) e "Ploty" di Natalia Krawczuk (2016).

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