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America Latina/Una data sempre da rinnovare

America Latina/Una data sempre da rinnovare

IL MIO, IL NOSTRO, IL LORO 8 MARZO - I passi avanti delle donne in America Latina e le questioni ancora aperte. L’8 marzo è una data che serve ancora molto: le ragioni di Lilián Celiberti dell’Articulación Feminista Marcosur

Angelucci Nadia Venerdi, 28/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2014

Nella Calle San José a Montevideo, proprio dietro gli uffici del Comune, c’è una casa bianca con un portone in legno. Basta oltrepassarlo per trovarsi davanti una scalinata stretta e lunga che conduce ad un ampio e luminoso patio sul quale si affacciano molte stanze. Sono gli uffici di Cotidiano Mujer, associazione femminista uruguayana nata nel 1985, che ospitano adesso anche altre realtà associative di donne. Sulle pareti poster e manifesti di campagne di comunicazione raccontano la storia di queste organizzazioni: “ATTENZIONE! Il maschilismo uccide!”, “Basta con i rosari nelle nostre ovaie. Il diritto a decidere sui nostri corpi non è una questione di fede. È una questione di democrazia” e ancora “Contro i fondamentalismi la tua voce è fondamentale”. Lilián Celiberti, uruguyana, fondatrice di Cotidiano Mujer è adesso anche coordinatrice dell’Articulación Feminista Marcosur (AFM), una corrente latinoamericana di pensiero e azione politica che ha come punto centrale della propria strategia la promozione dello sviluppo di un territorio politico femminista a livello nazionale e globale e che vede la partecipazione di gruppi da Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Paraguay, Perú e Uruguay. Nata nel 2000 la AFM ha la sua origine nel gruppo di associazioni che hanno partecipato al lavoro preparatorio alla Conferenza ONU di Pechino del 1995. Gli obiettivi dentro cui questo soggetto politico femminile spazia vanno dal rafforzamento della presenza femminista nei movimenti sociali al potenziamento dell’incidenza politica delle donne, dall’alleanza con le donne di altri contesti sociali (migranti, contadine, lavoratrici domestiche) fino alla costruzione di nuove visioni nelle politiche pubbliche. “Anche se mi rendo conto, soprattutto a livello globale, che c’è un progressivo svuotamento di significato rispetto alla data dell’8 marzo penso che sia assai importante continuare a commemorare questa giornata” dice.

Lilián , quale è il significato della celebrazione dell’8 marzo in America Latina in questo momento?

L’8 marzo è una delle date del calendario femminista più dibattute dalla ‘cultura globale’. Queste continue discussioni e l’ampliamento del suo significato originario hanno determinato uno svuotamento di contenuti. Malgrado ciò questa data continua a rappresentare un simbolo e una realtà significativa nella memoria del movimento delle donne e delle femministe. In ogni contesto differente, la quotidianità dei vari movimenti costruisce una narrazione propria che nutre di significati sempre nuovi l’8 marzo. Personalmente preferisco un mondo che commemori in ogni modo questa data anche se sono perfettamente consapevole che c’è bisogno di una lotta giornaliera per dare nuovi significati ai diritti e di aprire le porte per incorporare nuovi soggetti di diritto.

Quali sono le battaglie delle donne del continente che state portando avanti?

La nostra organizzazione è composta da gruppi che provengono da differenti paesi della regione latinoamericana, e anche se spesso si tende a considerare il subcontinente come un insieme, le differenze ci sono e sono, in alcuni casi, anche molto importanti. Tuttavia un problema che coinvolge tutte in maniera rilevante è quello della violenza contro le donne. In Centro America due su ogni tre donne uccise sono assassinante per l’appartenenza al loro genere. In tutta la regione tra il 17% e il 53% di coloro che sono sposate o hanno un compagno hanno affermato di aver subito violenza sessuale o fisica dalla persona con cui intrattenevano un rapporto affettivo. C’è poi il tema della rappresentanza, non solo nelle istituzioni politiche ma a livello economico, sociale, mediatico, e della partecipazione del genere femminile negli organismi che stabiliscono politiche pubbliche e in generale nei luoghi in cui si prendono le decisioni. Un’altra delle criticità che attraversa la nostra regione si focalizza nelle migrazioni, tema in cui le donne, soprattutto quelle della regione andina, mostrano un grande protagonismo legato sia a ragioni economiche e ai conflitti interni ai paesi che al semplice diritto a conoscere il mondo; riteniamo che tutto questo debba svolgersi in una cornice di piena vigenza dei diritti umani, cosa che non avviene. Poi ci sono le questioni riguardanti l’interruzione volontaria di gravidanza e la salute riproduttiva; è una battaglia che portiamo avanti da molto tempo e lo scorso anno, in Uruguay, siamo riuscite ad avere finalmente una legge che regolamenta questa disciplina. Lo stesso non si può dire degli altri paesi nei quali continuiamo a lottare.

Quali sono quindi le sfide che attraverseranno questo 8 marzo?

Abbiamo buone notizie sulla condizione femminile in America Latina: ci sono meno analfabete, meno donne senza un salario proprio, meno donne povere, meno morti materne. Le donne hanno il diritto di studiare, di lavorare, di guadagnare come gli uomini, di possedere una casa o la terra che lavorano, di votare ed essere votate. Tutto questo è possibile perché ci sono state e ci sono le femministe. La sfida è quella di alimentare e incentivare spazi di costruzione e dialogo permanenti per rivitalizzare il movimento femminista transnazionale e mettere in comunicazione le esperienze delle donne, stimolando nuove relazioni tra le femministe e gli altri movimenti sociali.

Credi che questa data rappresenti ancora un momento di alleanza significativa per le donne o è ormai una mera formalità?

È una realtà il fatto che il passaggio dell’agenda di genere negli spazi tipicamente istituzionali e governativi ha contribuito a depotenziare l’espressione più movimentista che questa data rappresentava a vantaggio di un taglio più istituzionale e commemorativo; ritengo però che questa trasformazione non tolga importanza alla data e che anzi rappresenti una sfida ai movimenti a mantenere viva e dinamica la rivolta femminista.

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