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Ambiente terra, quale futuro?

Ambiente terra, quale futuro?

Sondaggi di gennaio - Calato il sipario sulla Conferenza di Copenhagen...

Rosa M. Amorevole Martedi, 02/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010

Solo pochi mesi fa è calato il sipario sulla Conferenza di Copenhagen, dalla quale è sortito un accordo che non ha soddisfatto nessuno in quanto ritenuto poco efficace per contrastare il global warming, ovvero l’aumento della temperatura a causa dell’effetto serra.

La realtà dell’associazionismo ambientale ha duramente condannato i grandi del mondo che hanno “fatto tutto da soli”, escludendo – soprattutto nell’ultima fase dei negoziati – la società civile dai tavoli di trattativa. Una società civile che si è compattata più di quel che ci si aspettasse intorno alla causa e che, con diverse azioni, raccolte di firme e appelli ha fatto sentire la sua voce. Il WWF ha spiegato che tale fallimento è dovuto “ad una combinazione tra scarsa leadership, interessi nazionali e potentissime lobby e un basso livello di ambizione”. Il Presidente Napoletano, non nascondendo la sua delusione, ha affermato che l’accorso è “inferiore alle attese e alle necessità” e mette in luce “il peso delle resistenze al cambiamento”.

Forse in questo scenario va letto quel 34% che afferma “i buoni propositi resteranno sulla carta: gli interessi economici vincono sempre”. Si impegnano in prima persona il 51% delle persone che hanno risposto: il 40% sostiene che, indipendentemente da tutto nel suo piccolo farà la sua parte “sarà quel che sarà, ma nel mio piccolo farò la mia parte” e l’11% afferma che “le scelte dei potenti non influiranno nel mio ambito quotidiano e personale”.

Per inquinare meno gli impegni si concentrano sull’usare meno l’auto e di più i mezzi pubblici, quando non è possibile camminare, effettuare la raccolta differenziata sempre con più attenzione, spegnere le luci non necessarie e sostituire le vecchie lampadine con quelle a maggior resa e minor consumo di energia. Ma anche: mangiare meno carne, usare meno ascensori, sacchetti di plastica, comprare meno (visto che molti acquisti sono inutili e vanno gettati).

Luce, acqua calda, elettricità, riscaldamento degli ambienti e condizionamento estivo sono lussi ai quali non si desidera rinunciare. Affinché il mondo possa essere migliore diverse le risposte che suggeriscono – con parole molto simili – la necessità che “tutti si impegnino nel loro piccolo per cambiare”. Infatti i piccoli gesti “possono essere molto efficaci”. Si potrebbe “impedire ai SUV di entrare nei centri urbani”, essere “più responsabili nei consumi” e valutare “tutte le nuove modalità per produrre energia pulita, non pensando più al nucleare” che presenta tanti/troppi problemi collaterali.

La Germania ha un suo piano energetico nazionale ed ha incentivato la produzione e l’uso delle fonti di energia pulite. I primi risultati sono già evidenti, sia dal punto di vista individuale sia da quello della collettività.

Nel primo caso il soggetto singolo, opportunamente incentivato, ha modificato le sue fonti di approvvigionamento di energia divenendone - in alcuni casi - anche produttore/fornitore alla collettività abbassando complessivamente i costi per il riscaldamento di funzionamento degli elettrodomestici, ed al contempo abbassando anche i costi individuali.

Le aziende hanno trovato un nuovo mercato di attività e la ricerca è stata incentivata per produrre strumenti sempre più economici ed efficienti.

I luoghi di produzione di massa dell’energia stornano parte dei loro guadagni alla ricerca ed alle comunità locali, che investono a loro volta in occupazione ed incentivi per l’innovazione .

Il volume delle emissioni di CO2 si sta abbassando, lo giustificano i monitoraggi. L’occupazione è stata incrementata, la ricerca è finanziata ed ha assunto numeri considerevoli di ricercatori e ricercatrici.

Sorge allora una domanda spontanea: se lavorare per migliorare l’ambiente significa creare un nuovo mercato, che attira imprese, che crea occupazione, che promuove un nuovo fabbisogno di ricerca in un percorso di miglioramento continuo, sarà stato possibile in Germania solo perché la Cancelliera ha passato molti anni in un laboratorio esercitando la professione di fisico?



(2 febbraio 2010)

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