Martedi, 07/07/2009 - A tu per tu con un unico spettatore, l’attrice Roberta Bosetti lo indirizza nella camera da letto di un appartamento nel centro di Torino, forse il suo, predisposto per la sua rappresentazione 'The persistence of dreams: Love me tender', in scena per il Festival delle Colline torinesi Chiusa la porta alle spalle, la persona invitata si troverebbe inabissata nel vortice di un’oscurità totale se non le venisse posto delicatamente fra le mani un binocolo che fa scaturire con sfumature e contorni ectoplasmatici qualche traccia verdastra e circoscritta dell’ambiente. Vicinissima all’ospite, uomo o donna che sia, la bella signora in abito fine ‘800, lo sollecita a sdraiarsi sulle fresche lenzuola del suo letto matrimoniale, con lei seduta accanto. Un primo approccio, discreto e confidenziale di conversazione, poi la donna si appresta a descrivere un sogno ricorrente che sembra assediarla. È un brutto sogno, che lei evoca con accenti lievi e toni sussurrati, appena increspati da timide accensioni di ribellione subito spente. L’evento psichico, ricco di emozioni, percezioni, pensieri si colloca in un bosco e da lì si espande confusamente. Lei stessa ne è protagonista con una bambina che ha il suo volto e fiduciosa l’affianca per scomparire presto, come avviene nei sogni che si dileguano disperdendo i loro contenuti. Sul racconto, sempre più vivido nel buio pesto, si allungano ombre tremende e nel risvolto onirico infantile - lei e la bimba hanno lo stesso volto - affiorano le stesse oppressioni, i rimorsi, le colpe oscure che l’attrice con sensibilità, pudore e bravura ha confessato fra fantasia e realtà al pubblico di 21 paesi nei suoi spettacoli creati con Renato Cuocolo: lavori brevi e fulminanti, sempre allestiti in spazi privati, per pochi spettatori invitati a condividere in un clima di estraneità e intimità emozioni spesso inconfessabili chiuse nei recessi di un’anima tormentata.
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