Bartolini Tiziana Lunedi, 11/10/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2010
L’Anno Internazionale dedicato alla Biodiversità sta concludendosi senza le svolte politiche ed economiche di chi potrebbe e dovrebbe decidere un cambio di passo per le produzioni, lo sviluppo e l’uso delle risorse della Terra.
Sensibilità assai differenti marciano su binari paralleli che per il momento non si incontrano: da una parte governi ed istituti internazionali sono costretti dall’evidenza dei dati a non ignorare la questione - almeno formalmente - e dall’altra movimenti e associazioni continuano a sollecitare interventi concreti mostrando i vistosi squilibri provocati nell’ecosistema da questa crescita senza limiti.
Le tesi di questi ultimi sono supportate da argomentazioni e proposte di personaggi la cui autorevolezza è riconosciuta a livello planetario, ma il dominio della finanza e degli interessi particolari prevale sul buon senso. È un andare contro natura, negando o rinnegando l’eco ancestrale delle nostre origini.
Biodiversità, cioè diversità della vita, è convivenza, relazione, scambio. Caos fecondo di elementi che genera e che ri-genera le forme della vita. Noi stessi, umani, siamo il frutto di un’evoluzione prodotta dalla mescolanza. Le donne, risultato magnifico di questo intreccio, sono al tempo stesso agenti e protagoniste della continuità, ciascuna con la sua straordinaria unicità e possibilità di concepire nuovi esseri o nuove visioni. Perchè la vita continua se si mantengono le necessarie condizioni. Dalla cura e dal rispetto di tutte le peculiarità - degli ecosistemi, degli animali e dei vegetali - dipendono la sopravvivenza delle specie e le ulteriori trasformazioni che si realizzano in un laboratorio globale di incontrollabili e naturali sperimentazioni. Avere cura di questa molteplicità permette all’affascinante viaggio dell’essere in tutte le declinazioni e varianti di proseguire verso territori sconosciuti che suscitano curiosità e (anche) diffidenze. Allo stupore per la meraviglia della pluralità fa da contrappunto il timore per l’ignoto. Ed è proprio mentre si celebra la (bio)diversità come valore legato alla vita e alla sua continuazione, questa stessa diversità suscita inquietudini e malesseri. Sulla scena pubblica una politica miope utilizza a proprio vantaggio la paura del diverso e della differenza ‘fabbricando nemici’ - i rom, gli immigrati, il terrorismo - da espellere, respingere, combattere.
Persino una cultura solida e strutturata come quella della ‘Vecchia Europa’ teme la mescolanza di popoli e non vede nelle contaminazioni una fonte di rinvigorimento della sua storia e delle sue tradizioni. Perchè biodiversità è anche inter-relazione tra specie, mondi e linguaggi che nello scambio traggono forza reciprocamente.
Ai Diritti della Madre Terra si appellano gli ecologisti contro il prevalere dei ‘diritti delle imprese’. Alle Madri della Terra - che sanno accogliere il futuro, sconosciuto, nel loro grembo - è affidata gran parte della responsabilità di mantenere tra le capacità della specie umana la lungimiranza e il rispetto per tutto ciò che è altro da noi.
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