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Alla scoperta del magico se'

Alla scoperta del magico se'

- Simona Sparaco, già autrice di ‘Nessuno sa di noi’ torna con un romanzo sul coraggio

Rita Capponi Venerdi, 27/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015

Se chiudo gli occhi” (Giunti editore) è un romanzo sul coraggio. Il coraggio, così raro, di vivere secondo le proprie potenzialità e di raggiungere, se non proprio la felicità, quella pienezza e quella pace che così tanto le somigliano. Ed è l’ultimo lavoro di Simona Sparaco, che torna dopo il successo di “Nessuno sa di noi”, caso editoriale del 2013 nonché finalista al Premio Strega, con una storia decisamente più ambiziosa e articolata, a conferma del talento narrativo di un’autrice che sa come far parlare il cuore dei suoi personaggi. A raccontarci la sua storia questa volta è il cuore di Viola, una trentenne che, da quando suo padre, Oliviero De Angeli, scultore di successo, l’ha abbandonata, ha deciso di proteggersi, e di infilarsi in un guscio dove nessuno può raggiungerla, nemmeno lei stessa: si vede da chi ha sposato, da come si veste, da cosa fa, da come si muove; è una donna che vuole confondersi, e ci riesce benissimo. Finché Oliviero non torna nella sua vita, perché le vuole parlare, e allora una vocina sepolta dentro di lei le dice di ascoltarlo. E dopo molte resistenze, Viola accetta di seguirlo in un viaggio che li porterà nella loro terra d’origine, le Marche, alle pendici del monte Sibilla. Per ascoltare la verità di una storia d’amore sconvolgente, di un mondo arcaico e carico di echi e di rimandi, e per scoprire quanto coraggio serve per guardare la verità. Quanto ancora per riuscire a perdonare. È un paesaggio di una bellezza sconvolgente quello che ci accompagna nella lettura di questa storia. Il suo fulcro è Montemonaco, con le sue frazioni, Rocca e Foce; e complice anche la magia elettrica di quei posti ancestrali, la forza prorompente della natura, il luogo unico e sacro della nostra infanzia, metaforico e reale, la Sparaco riesce a dar vita a una scrittura luminosa e incantatrice. Una storia potente, che grazie alla sua forza positiva e alla bravura di Simona nello scandagliare le emozioni e i sentimenti umani, continua a tornare nei pensieri e nel cuore.



Tante donne nel suo libro..

Viola e suo padre - il femminile a confronto con il maschile che lo ha generato e guidato - partono insieme per un viaggio che li condurrà in un mondo antico, animato di leggende, un mondo dove le donne da sempre giocano un ruolo fondamentale. Oliviero è stato cresciuto e allevato da donne speciali, donne come nonna Antina e Nora, veggenti, guaritrici, che sanno come parlare all’animo umano. Sono marchigiana di origine e mi sono ispirata alle donne che ho conosciuto nella mia infanzia, alla loro voce squillante, l’energia matriarcale che trasudava in ogni gesto, in ogni passo, nonché a una veggente in particolare, realmente esistita, Pasqualina Pezzola, che sapeva compiere viaggi a distanza con la mente e diagnosticare malattie rare e incurabili. Il luogo dell’infanzia di Oliviero è il luogo dell’infanzia dei popoli, dove la violenza si annida anche nelle sue leggende, e dove donne forti e libere vengono raccontate come streghe dalle quali è giusto difendersi. Nonna Antina dice al nipote “il perdono è femmina”, e questa frase racchiude molto del senso ultimo del libro che ho voluto scrivere. E’ un libro che parla di donne e del loro potere visionario, dell’infanzia, e della magia che si nasconde dietro la nostra capacità di sognare.



Quanto è cambiata la sua scrittura con la maternità?

Fino a prima di Diego, mio figlio, ero anarchica nel mio modo di scrivere. Potevo anche assecondare l’ispirazione e andare a dormire alle sei del mattino per scrivere un capitolo in più. Davo libero sfogo alla bambina che era in me. Con la maternità, il mio mondo artistico si è dovuto piegare a una responsabilità molto più grande. Mi era ancora concesso di giocare, certo, ma con diversi paletti e limitazioni in più. Alle sei del mattino, per esempio, mio figlio mi chiede il biberon.

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