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Alla ricerca del senso perduto

Alla ricerca del senso perduto

Strumenti - dice Sabino Acquaviva “abbiamo migliorato le condizioni di vita, ma di una vita a cui fatichiamo a dare un significato”

Morselli Gianna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006

Psicologia, psicoterapie, attacchi di panico, depressione e tutti i problemi legati alla sfera psichica, possono sembrare, a chi “si sente bene”, materie che riguardano solo alcuni individui con difficoltà personali, deboli di carattere, o addirittura “viziati”. Si sente spesso dire “hanno tutto e non sanno accontentarsi” o “qualche mese in fonderia e poi vedi come passano le paturnie!”. Può essere anche così perché il buon senso popolare ha in sé una profonda saggezza dovuta ad un’esperienza secolare, tramandata da una generazione all'altra. Il Novecento però è stato un secolo speciale: invenzioni come l’energia elettrica, il telefono, la televisione o il computer hanno trasformato velocemente la nostra vita. Tecnologie sempre nuove hanno costretto i nostri cervelli ad elaborare un’indigestione di informazioni trasformando così gli stili di vita in tempi brevi. La civiltà occidentale è diventata un contenitore di individui che passano la maggior parte del loro tempo a produrre e consumare una gran quantità di prodotti per lo più non necessari. Come dice Sabino Acquaviva “abbiamo migliorato le condizioni di vita, ma di una vita a cui fatichiamo a dare un significato”. Contemporaneamente assistiamo ad un martellamento incessante attraverso media e giornali di notizie negative che influiscono sulle nostre menti e di conseguenza sui nostri comportamenti. E’ difficile gestire tutto ciò, ecco perché oggi ci vogliono occhi nuovi e un sentire più aperto verso chi manifesta disagio o anche solo insicurezza. Noi tutti viviamo in un mondo insicuro e per molti questo diventa una consapevolezza che sfocia in una patologica paura di vivere. Terapeuti, counsellor, esperti nella relazione d’aiuto, possono agire sul versante psicologico, ma questo non basta: bisogna cominciare a rivedere la progettazione sociale e politica. Il futuro va inventato a partire dai disagi psicologici e non solo da quelli materiali. Le persone vanno aiutate a dare un senso nuovo alla propria vita, perché il consumismo è riuscito a distruggere molti significati che le davano le nostre madri e i nostri padri. Bisogna operare affinché la politica si apra ai problemi che ci angosciano, a partire da quello del significato della nostra presenza in questo mondo in cui bisogna faticare e lottare per vivere.
(16 giugno 2006)

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