Il Partito Democratico - La Bindi e la politica come dovrebbe essere in un partito nuovo che punta a catalizzare l'attenzione di giovani e donne
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2007
"Era arrivato il momento che una donna entrasse in competizione per una carica politica. Questa è stata una tra le prime ragioni che mi hanno spinta a candidarmi alla guida del Partito Democratico". Rosy Bindi mette cuore e testa in una sfida che è politica ma che pone anche una questione di carattere sociale: le donne e la loro capacità di determinare la crescita di questo Paese. "Era giusto che lo facessi perchè io a questo progetto ho creduto da sempre e forse ho anche un po' pagato per avere sostenuto l'Ulivo in tutti questi anni, all'inizio e lungo il percorso". Sarebbe una svolta storica: la prima volta di una donna segretaria di un nuovo partito e per di più scelta nella fase costituente. "Siccome la sfida vera del PD è unire, fare sintesi delle diversità credo che una donna abbia maggiori possibilità da questo punto di vista, perchè la storia delle donne è una storia di incontro tra le differenze, è di per sé valorizzazione della differenza, non in senso antagonistico. E' ricerca di una sintesi che io vedo prima di tutto antropologica, poi della società, della cultura e della politica". A proposito di sintesi, i nodi che riguardano la laicità sono quelli più intricati. "La sintesi è, oggi, il vero valore della laicità che per le donne è da conquistare. Le differenze non devono diventare motivo di conflitto o di ignoranza reciproca. Non devono neppure essere gestite con la tolleranza, non basta. Le differenze possono essere invece occasione di incontro di una pluralità più ricca proprio perché più colorata. Laicità significa rispetto per le differenze e possibilità di integrazione tra queste". L'altra grande questione nazionale è l'etica nella politica. "Abbiamo deciso di dare vita ad un nuovo partito e di rilanciare il valore della dignità e dell'autorevolezza della politica in un momento di crisi della politica e dei partiti. Sappiamo bene che uno dei motivi per i quali la politica è lontana dai cittadini sta proprio nella sua efficacia, eticità, nella sua capacità di mettersi davvero al servizio del bene comune. Credo che le donne per gli spazi che sono riuscite a conquistarsi in questi anni abbiano sempre dato prova di buona amministrazione e di buona politica. E questo è un motivo in più per esserci come donna".
L'incontro con Rosy Bindi avviene a Roma, davanti alla sede dell'Ulivo il giorno della presentazione della candidatura. E' da qui che parte la campagna che si pone anche l'obiettivo di raccogliere entro il 22 settembre le 50.000 firme richieste dal regolamento, ma la prima tappa dei numerosi incontri previsti nelle feste e nelle piazze di tutta Italia è a Napoli. "E' un modo di ricordare al paese che la questione meridionale è una questione nazionale e nel momento in cui emerge anche la criticità della questione settentrionale credo sia bene tenere presente che le due questioni dvanno affrontate insieme. Anche su questo versante le donne possono essere un fattore di unità". Chissà se tanta attenzione sarà ricambiata dalle donne, che di solito non votano donna. "Naturalmente mi auguro di poter rappresentare donne e uomini e di essere scelta, quindi, da tutti. Mi piacerebbe che tra i miei sostenitori fossero rispettate le percentuali del popolo italiano, che come sappiamo è composto di donne in misura maggiore. Sarebbe bello avere quel tanto in più di donne che mi votano". Questa candidatura ha scompaginato gli equilibri raggiunti dalle segreterie nazionali, tanto che la raccolta delle firme è stata ostacolata. "Denunceremo al Comitato dei garanti in particolare il caso di Prato. Ma ora l'impegno è tutto sulla partita, non meno impegnativa, delle candidature all’Assemblea costituente". L'impegno è sul fronte dei numeri, ma anche nei metodi. "Intendo formare una lista unica e aperta collegata alla mia candidatura. Dovranno essere autocandidature, espressione libera delle diverse realtà e sensibilità presenti nel PD. Immagino un cantiere democratico e rivolgo l'appello a chi condivide questa visione. Servono cinque persone in ognuno dei 475 collegi in cui si voterà il 14 ottobre: significa 2.500 candidati e poco meno di 50.000 firme, da presentare entro il 22 settembre. In ogni collegio si deve costituire un comitato elettorale 'ScelgoRosy' e in ogni circoscrizione, un Comitato di garanzia, per valutare le autocandidature". Rimescolate così le carte anche in questo. "E' un problema di coerenza. Così come diciamo di voler cambiare una legge che ci ha portato in Parlamento non grazie alla preferenza espressa dai cittadini ma in base all'ordine di lista deciso dalle segreterie dei Partiti, io penso che sarebbe cosa buona che nell'Assemblea costituente del PD non si entrasse ancora una volta per decisioni prese dalle segreterie dei partiti. Io non corro questo rischio perché la stragrande maggioranza delle segreterie sostengono Veltroni, però non voglio essere neppure io a decidere l'ordine di lista. Troveremo un metodo per fare una sorta di primarie per stabilire l'ordine, ci sarà in ogni collegio elettorale 'scelgorosy per un partito democratico davvero' e un comitato di garanzia in ogni circoscrizione elettorale". Infatti la Bindi non ha approvato le regole per la formazione dell’Assemblea costituente che prevede liste bloccate e senza preferenze. "Dovremo coordinarci e consultarci, trovando insieme il metodo migliore e condiviso. Ma credo sia la scelta migliore, la più coerente in una fase di grande innovazione politica, di apertura e partecipazione reali, quale deve essere una vera costituente". Una fatica e una complicazione in più, questa, che nelle intenzioni di Rosy Bindi renderà il nuovo partito "Un Partito Democratico, davvero", come recita il suo slogan. A ottobre si vedrà se tanta generosità ed entusiasmo saranno riconosciuti, e si vedrà se le donne sapranno cogliere questa opportunità. Per ora – siamo ai primi di agosto - autorevoli voci femminili dei DS e Margherita si sono levate per complimentarsi con la candidatura, ma non per sostenerla. Si prevede che le donne intenzionate a praticare una 'civile disobbedienza' o meglio una 'sacrosanta autonomia' dalle indicazioni di partito non mancheranno a questo appuntamento.
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