Teatro - "la storia di una vecchia che da bimba giocava ad essere Alice"
Colla Elisabetta Lunedi, 21/03/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2011
Carla Cassola non finisce di stupirci con le sue fantasiose ed ingegnose trovate che raccontano in modo certamente complesso, con approfondimenti psicologici non sempre facili, storie al femminile, di disagi e violenze subite in alcuni casi, o evitate giusto in tempo in altri. È il caso della pièce Alice si meraviglia, una rilettura audace del capolavoro senza tempo di Lewis Carroll, in cui il testo diventa pretesto per dare corpo agli incubi di un’Alice prima bambina, poi donna e infine al cospetto della morte. A proposito di corpo: quelli dei giovani Valentina Izumi e Giulio Pampiglione e dei più anziani Gilles Coullet e della stessa Cassola, se da un lato agiscono il dolore e la violenza che troppo spesso colpiscono le donne (a metà spettacolo un video rimanda i tremendi numeri dello strisciante genericidio in corso nella nostra epoca), dall’altro evocano la spensieratezza di giorni felici, subito però incrinata dall’incombere di un fato oscuro, che aleggia su tutti noi. “La mia Alice - afferma la Cassola - è la storia di una vecchia che da bimba giocava ad essere Alice. La vecchia rivive il suo passato, aiutata da ottimi interpreti della sua memoria, lo Stregatto, il Cappellaio, la Alice giovane ed il molestatore….sì, perché i suoi ricordi non sono meraviglie ma ricordi di molestie sessuali subite…”. Colpiscono le coreografie (Nawel Skandrani) e l’allestimento video-scenografico (Sergio Gazzo), efficacissimi nell’offrire una cornice adeguata ai movimenti degli attori in scena: al centro della quale quasi sempre sono i due giovani, mentre ai “vecchi” è riservato uno spazio solo apparentemente marginale: l’Alice anziana declama i suoi interventi dal fondo di una vasca da cui spuntano solo mani, piedi o ciocche di capelli, ma il suo personaggio muta poco a poco in quello del Cappellaio Matto, sorta di deus ex machina che governa i destini di un’umanità impaurita e dolente.
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