Salute Bene Comune - Maita Sartori, dopo la sua straordinaria esperienza di assistenza alla nascita sul ponte della nave Etna della Marina Militare racconta un altro evento simbolicamente straordinario
Michele Grandolfo Sabato, 28/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015
Il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) nel dicembre scorso si è pronunciato sui luoghi del parto in modo innovativo, alla luce delle evidenze scientifiche: “Donne con gravidanze a basso rischio devono essere incoraggiate a partorire al di fuori dei tradizionali centri nascita ospedalieri, ma in ambienti, compresa la propria casa, con assistenza di ostetriche, non necessariamente attaccati all’ospedale”. In tal modo le donne e le persone che nascono corrono meno rischio di essere esposte a pratiche diagnostico terapeutiche inutili e potenzialmente dannose e ai rischi connessi al ricovero ospedaliero, a partire dalle infezioni nosocomiali.
Contemporaneamente l’OMS si pronuncia contro la mancanza di rispetto e abusi verso le donne nei servizi implicati nel percorso nascita, considerando ciò non solo una violazione dei diritti delle donne a una assistenza rispettosa ma anche un insulto al loro diritto alla vita, alla salute, all’integrità del corpo e alla libertà dalla discriminazione. Si ha a che fare quindi di una questione importante di sanità pubblica e di diritti umani.
Le recenti raccomandazioni sul clampaggio del cordone ombelicale solo dopo la cessazione delle pulsazioni rappresentano una ultima puntualizzazione che coniuga i diritti della donna e della persona che nasce, nella consapevolezza che promuovere le competenze delle donne e delle persone che nascono ed averne pieno rispetto rappresenta una obbligazione assoluta della sanità pubblica.
Ancora una volta Maita Sartori, dopo la sua straordinaria esperienza di assistenza rispettosa alla nascita sul ponte della nave Etna della Marina Militare nella missione Mare Nostrum, ci racconta di un altro evento simbolicamente straordinario: “Alice è nata in Consultorio mercoledì mattina. Sì, in un consultorio pubblico della nostra ASL nella prima cintura di Torino! Ed è nata con la camicia! Non solo perché le membrane si sono rotte spontaneamente poco prima della nascita, ma anche perché la sua mamma era contenta; l'ostetrica che l'ha seguita durante la gravidanza e l'ha accolta con sicurezza e un po’ di stupore, era contenta. L'infermiera pediatrica di cui aveva sentito la voce durante gli incontri di Accompagnamento alla Nascita che l'ha asciugata ed avvolta in un panno pulito e l'ha avvicinata al seno della sua mamma, era contenta! La sua mamma, una giovane donna italiana alla sua terza gravidanza, aveva un appuntamento in consultorio per un controllo a termine. Aveva un particolare dolore sul pube dal mattino, diverso dai dolori degli altri parti. Era indecisa se andare in ospedale o in consultorio. Ha deciso di andare all'appuntamento in Consultorio”. Non so come la pensiate, io credo che la mamma abbia scelto la continuità. Abbia scelto le persone che nei mesi hanno saputo valorizzare le sue capacità di scelta creando un legame di fiducia. Ecco credo che Alice e la sua mamma ci abbiano dato una gran lezione e fatto un gran regalo! Grazie di cuore, Maita.
Applicare finalmente il Progetto Obiettivo Materno Infantile con il potenziamento e la riqualificazione dei consultori familiari rappresenta il punto di svolta cruciale per una sanità pubblica che promuove la salute come bene comune e contemporaneamente difende la sua sostenibilità.
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