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‘Leggere Lolita a Teheran’: contro l’atrofia del sentire,  arte e cultura come istanze di libertà

‘Leggere Lolita a Teheran’: contro l’atrofia del sentire, arte e cultura come istanze di libertà

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024, il film tratto dal celebre romanzo di Azar Nafisi, oggi più che mai mette il focus sulle donne in Iran e ovunque nel mondo vi siano discriminazioni e lotte per i diritti e l’emancipazione

Martedi, 22/10/2024 - Quando uscì il bellissimo romanzo ‘Leggere Lolita a Teheran’, nel 2003 - che si rivelò presto un bestseller mondiale - la sua autrice, Azar Nafisi, una professoressa iraniana di letteratura anglo-americana laureatasi negli Stati Uniti, dopo aver tentato di insegnare all’Università di Teheran all’epoca della rivoluzione di Khomeini del 1979, a causa dell’inattesa, violenta repressione delle libertà basilari - fra cui l’insegnamento di testi stranieri - e delle discriminazioni verso le donne, era tornata già da qualche anno a vivere negli States, dove decise di raccontare la sua esperienza, appunto nell’opera da cui oggi è tratto il film omonimo.

Presentato in Concorso alla Festa del Cinema di Roma 2024, ‘Leggere Lolita a Teheran’, diretto dal regista israeliano Eran Riklis, è un film importante e necessario, capace di rievocare l’atmosfera dell’opera scritta, rendendo giustizia al romanzo e alla sua autrice, con grande potenza e impatto, e mettendo bene in luce temi di grande attualità per le tante donne che, in Iran e nel mondo, lottano ogni giorno, ancora oggi, per i diritti all'uguaglianza, all'istruzione, all'autodeterminazione, alla libertà. Il film uscirà nelle sale italiane il 21 novembre, distribuito da FILMCLUB Distribuzione.

“Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi – dice il regista Eran Riklis - con la sua rappresentazione delle relazioni umane e delle questioni politiche e globali, mi ha colpito profondamente. Ero assolutamente consapevole della complessità di raccontare una storia così intima di donne in Iran, eppure sapevo che si trattava di una sfida meravigliosa ed emozionante. Il film è incentrato sulle istanze di libertà delle protagoniste e di un popolo intero: ogni tempo è pertinente per questo racconto ma oggi è ancora più attuale e importante. In parte il film è girato in Italia, ma ho cercato di trasmettere con accuratezza lo spirito dei luoghi originari. È triste che tanti artisti iraniani debbano vivere come sappiamo, nascosti o perseguitati mentre noi, in occidente, possiamo dire tutto quello che vogliamo”.

Il film ripercorre i due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, quando le strade e i campus di Teheran divengono teatro di violenze: proprio in quel momento Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi in un’impresa fra le più ardue, quella di spiegare la letteratura dell’Occidente a ragazze e ragazzi esposti in maniera sempre crescente all’indottrinamento islamico. Va segnalato che la location universitaria scelta dal regista è quella dell’ateneo ‘La Sapienza’ di Roma, fra la scalinata della Facoltà di Lettere e il suo interno, con scritte ed avvisi in farsi ed una Moschea al posto della cappella universitaria.

Quando le condizioni politiche e sociali non glielo consentono più, la professoressa Nafisi lascia l'insegnamento all’Università di Teheran e riunisce segretamente, a casa, sette delle sue studentesse più impegnate per leggere dei classici occidentali. Mentre i fondamentalisti prendono il controllo, queste giovani donne, nonostante la paura di essere scoperte, giungono in segreto dalle varie parti della città, si tolgono il velo e parlano, oltre che di grandi romanzi classici, delle loro speranze più riposte, dei loro amori e delle loro delusioni, e della loro ricerca di un posto in una società sempre più oppressiva. Leggendo ‘Lolita’ a Teheran, celebrano il potere liberatorio della letteratura nell'Iran rivoluzionario e formano il loro futuro.

Durante il seminario, oltre alle discussioni ed analisi su celebri romanzi come Lolita, Il grande Gatsby, Orgoglio e pregiudizio, Cime tempestose, Daisy Miller e Piazza Washington, le ragazze e la professoressa condividono le dolorose e spersonalizzanti esperienze cui la Repubblica islamica dell'Iran sottopone la gente, in particolare per le donne l’obbligo di velo. Sette sono le studentesse che partecipano al seminario del giovedì mattina, ciascuna portatrice di una specificità esistenziale: Manna, Nassrin, Mahshid, Yassi, Azin, Mitra e Sanaz.
L’autrice, nel libro, racconta di aver rielaborato e rimescolato i fatti e le storie in modo da rendere impossibile il riconoscimento delle ragazze reali, protagoniste della storia così da tutelarne la sicurezza. Sia il romanzo, sia il film, si compongono di quattro parti/capitoli, dedicati ad altrettanti celebri romanzi ("Lolita", "Gatsby", "James" e "Austen”) con continui flash-back sul passato di ciascuna di loro, sulla condizione delle donne in Iran e sulle lezioni tenute all'università Allameh Tabatabei dalla professoressa Nafisi, quando ancora era possibile insegnare pubblicamente.

“Non so se sia il caso di raccontarlo - afferma l’autrice del romanzo Azar Nafisi, classe 1948, alla conferenza stampa di presentazione - ma nel corso di questa esperienza così forte dell’essere qui alla Festa del Cinema di Roma e dopo aver visto il film tratto dal mio libro, mi viene in mente il ricordo di cosa disse Henry James ad un amico, dopo gli orrori della prima guerra mondiale: ‘Senti, senti, senti, senti sempre con tutto il tuo cuore’, ed è così che mi sono tenuta in vita quando mi hanno detto cosa dovevo dire e come dovevo vestirmi al tempo di Khomeini…nelle democrazie è diverso, non si mettono le persone alla tortura o alla morte ma ciò che è preoccupante è comunque l’atrofia del sentire, la minaccia dell’indifferenza, bisogna tornare a ‘sentire’ e gli artisti sono qui per disturbare la pace, sono qui per svegliarci, non per coccolarci”.

Molto emozionate le tre attrici presenti alla conferenza stampa, in rappresentanza delle altre: Mina Kavani, nel ruolo di Nassrin, ha detto: “Nel romanzo è espresso molto bene il modo in cui la professoressa Nafisi indica la strada per la libertà alle ragazze, tutte loro si erano perse e la letteratura le ha cambiate…mentre la ascolto qui capisco ancor di più come attraverso la letteratura si possano aiutare le persone, il suo romanzo è un simbolo di come la letteratura può cambiare la vita.”

A sua volta la bellissima attrice iraniana che interpreta la Nafisi nel film, Golshifteh Farahani, nel dichiararsi onorata di essere a Roma con tutti i fantastici fratelli e sorelle presenti, e con un’autrice meravigliosa, ha dichiarato: “Le persone corrono rischi ogni giorno in Iran e sopravviviamo attraverso l’arte e la cultura, noi abbiamo visto tante invasioni ma non possono toglierci qualcosa di così importante per noi, la letteratura, l’arte, la cultura. Per me fare questo film è stata una cura e una salvezza: ora posso capire meglio i miei genitori, la loro lotta, sono guarita insieme alle nostre sorelle in esilio. Forse all’epoca della rivoluzione di Khomeini, se i nostri mariti e padri fossero scesi in piazza le cose sarebbero andate diversamente ma non lo hanno fatto. Oggi abbiamo una rivoluzione femminista unica in Iran, anche i nostri uomini muoiono per noi. Il velo è il muro di questo regime: una donna che dice no al velo umilia e dice no al regime. Grazie perché si parla qui, oggi, ogni candela accesa per noi è importante”.

Infine l’intensa attrice Zar Amir (già protagonista acclamata in Holy Spider), qui nel ruolo della studentessa Sanaz, ha aggiunto: “Per me questo film va ben oltre il libro, parla a tutte le donne, è un film senza tempo, è un messaggio universale ed eterno, possiamo vedere la continua lotta e resistenza da parte delle donne, generazione dopo generazione e si continua a combattere per i diritti, non solo in Iran, ma ovunque. Il film parla di un momento totalitario, in un’epoca ed in un periodo totalitari. Gli uomini in questo libro sono importanti perché supportano le donne, e lo vediamo anche nel film.”

Sia nel romanzo e sia nel film, a tal proposito, compaiono figure maschili che sostengono e supportano la lotta delle donne, sia pur in modo privato, tra questi Bijan il marito dell'autrice, il "mago", i figli della Nafisi, il professore in pensione ed altri personaggi legati al mondo universitario e della politica iraniana, a partire dall'ayatollah Khomeyni.

Il film, girato in Italia, è una produzione Minerva Pictures e Rosamont con Rai Cinema, in coproduzione con United King Films, Topia Communication Production e Eran Riklis Production, prodotto da Marica Stocchi, Gianluca Curti, Moshe Edery, Santo Versace, Michael Sharfshtein, Eran Riklis.

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