Cultura/ Poesia. Un anno in versi - Voci più e meno note hanno dimostrato in questi mesi quanto sia indefinibile il confine artistico tra maschile e femminile
Benassi Luca Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2005
La poesia è una sfida all’indicibile, al non detto che sgorga dal profondo dell’animo umano e per questo assume una dimensione collettiva. In questa sfida si è tutti uguali, si parte ognuno dal livello base di un foglio e una penna, e dal senso che esce dal profondo di noi stessi. Con il numero di novembre 2005, questo spazio dedicato alla poesia compie un anno. Si è trattato di una scommessa giocata sulla negazione epistemologica di una categoria letteraria definibile come poesia femminile e sulla considerazione, contraria, che nulla differenzia la poesia scritta da donne da quella scritta da uomini, se non una continua discriminazione in termini di minori opportunità editoriali e scarsa considerazione critica.
Le motivazioni, è opportuno ricordarlo, non hanno niente a che vedere con elementi propriamente letterari (stile, linguaggio, temi cantati, ecc.), ma con cause di natura sociale, culturale, psicologica. In buona sostanza si tratta di elementi comuni ad altri ambiti, come quello lavorativo, politico ed economico, dove la discriminazione femminile è nota. L’unica differenza rispetto alla letteratura è che verso quest’ultima non esistono una coscienza comune e gli strumenti giuridici per evitare il protrarsi nel tempo di tale discriminazione; come invece avviene in altri contesti, quello lavorativo per esempio, dove esistono leggi e norme collettive a tutela della parità uomo donna. In questo anno Noidonne si è impegnata nel dimostrare come la poesia scritta da donne sia rappresentata da una pluralità di voci dall’indubbio valore letterario. Ci si è focalizzati in particolare su poetesse del novecento italiano, presentando, di volta in volta, voci note come Alda Merini, Maria Luisa Spaziani e Donatella Bisutti, o dai percorsi più appartati come Elena Petrassi, Letizia Lanza, Maria Pia Quintavalla e Marisa Zoni. Si sono fatte scoperte interessanti presentando alle lettrici e lettori di Noidonne il talento di Maria Marchesi, scoperto recentemente da Dante Maffìa, e si è cercato di riparare a torti vistosi pubblicando testi di Giovanna Bemporad. Si sono seguiti percorsi collettivi presentando una scelta antologica di poetesse irlandesi contemporanee e di giovani poetesse italiane nate negli anni ’70, una generazione questa dai caratteri ormai consolidati dove la presenza femminile ha un peso indubbiamente maggiore rispetto alle passate.
L’anno che verrà cercherà di dare più spazio al dialogo e al dibattito, coinvolgendo in queste pagine poetesse, direttrici e direttori di riviste letterarie, critici, lettrici e lettori. Si cercherà di fare il punto sullo stato di salute all’alba del nuovo secolo della poesia scritta da donne, raccogliendo e pubblicando un numero il più possibile diversificato e ampio di opinioni e valutazioni. Si ascolteranno poetesse note e già pubblicate su queste pagine, nuove proposte e si darà spazio alla critica, cercando di costruire una mappa nella miriade di percorsi, nell’estrema varietà di proposte, della poesia contemporanea. Non ci si sottrarrà alla responsabilità di costruire un canone femminile che sia a un tempo anticanone e correzione di quanto già storicizzato, gettando sempre un occhio alle ultime generazioni. L’attenzione rimarrà comunque proiettata ai testi. La critica e il dibattito, infatti, arrivano sempre in ritardo rispetto all’emozione e al senso di necessità che la poesia trasmette a chi la legge. La poesia è una sfida all’indicibile, al non detto che sgorga dal profondo dell’animo umano e per questo assume una dimensione collettiva, giustificandone così l’uscita dai cassetti e dalla polvere e la pubblicazione. In questa sfida si è tutti uguali, si parte ognuno dal livello base di un foglio e una penna, e dal senso che esce dal profondo di noi stessi. I dodici milioni di italiani che, dicono le statistiche, scrivono versi partono da una condizione identica, non importa che siano donne o uomini, poetesse di professione, tranvieri, infermieri, impiegate o postini: la condizione di necessità di mettere in forma di parole il senso di appartenenza al genere umano, con i suoi dubbi, le sue aspettative, le sofferenze, le tensioni all’assoluto che danno il senso della creazione. Chiunque abbia la pretesa di occuparsi di poesia non deve mai distogliere l’attenzione dal testo e dalle emozioni che esso suscita. Deve lasciare il più possibile spazio ai versi, sulla carta o nelle letture pubbliche, non dimenticandone mai la centralità e la bellezza. Noidonne continuerà a pubblicare testi poetici lasciando il più possibile spazio alla loro luce. Si è convinti di fare un regalo alle nostre lettrici e lettori, in un tempo caratterizzato dalla superficialità della frenesia, da una parola che è strumento di demagogia manipolativa ad ogni livello, dove il linguaggio si fa violento nel tentativo continuo di prevaricazione del pensiero critico dell’altro. I sistemi sociali occidentali nei quali viviamo cercano sempre più un essere umano privo di pensiero libero, privo di volontà assertiva, ridotto a elemento di statistica, a indice d’ascolto verso priorità economiche di consumo. La poesia è una forma non violenta ma estremamente efficace di protesta contro ogni forma di regime. Darle spazio significa fare un atto di libertà e di coraggio insieme, atto al quale Noidonne non ha intenzione di sottrarsi.
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