Al Film Festival di Monaco di Baviera attribuito il CineMerit Award all’attrice Alba Rohrwacher per il film 'Il paradiso del pavone'
Domenica sera 26 giugno nell’ambito della 39° Edizione del Film Festival di Monaco di Baviera è stato attribuito il CineMerit Award all’attrice Alba Rohrwacher, premio meritatissimo e noi tutti nell’affollata sala del cinema Astor, in virtù della sua interpretazione, abbiamo avuto modo di vedere quanto possano essere imbrigliate le ali di una donna, la parentela apparentemente inusitata tra lei e un pavone che non ha imparato a volare e la bravura di un’attrice che sa farci percepire sullo schermo il catrame che le imbriglia le ali, i tentativi per liberarsi, insomma non è da tutti rendere la Poesia interpretando una donna in una famiglia che definire disfunzionale, è dire poco.
Il film Il paradiso del pavone è il terzo film diretto da Laura Bisputi e scritto da lei assieme a Silvana Tamma, tra gli interpreti Dominique Sanda, Maya Sansa, Carlo Cerciello, Maddalena Crippa, Fabrizio Ferracane, la giovanissima Carolina Michelangeli, è il primo fatto da una regista donna su questo tema, che già Monicelli e Scola portarono sullo schermo in film memorabili.
E certo a Monicelli sarebbe piaciuto molto dirigere Alba Rohrwacher, questa nostra attrice di rara intensità e notevole bravura, che ha già dato fin qui prove attoriali eccellenti e in questo film ne dà un’altra ancora, impersonando Adelina, la sua fragilità, il suo anelito al volo, riuscendo a dire molto di tante donne e dei loro percorsi interrotti ancora oggi.
Ad un certo punto la cinepresa mostra il fondo del balcone della casa dove si svolge l’intera vicenda, del tutto scrostato, con striature nerastre, ebbene la non manutenzione è la stessa che affligge i personaggi, che sembrano non avere mani per fare alcunché, fosse anche solo l’aprire la porta, andarsene.
La Rohrwacher è qui insuperata, nel dirci con le mani, la voce, lo sguardo, la sua interpretazione, tutto questo e nel contempo l’aspirazione al volo, il bisogno di dispiegare le ali, fosse anche solo nel coprirsi le orecchie coi capelli, nelle mani che ricoprono di sabbia il tumulo improvvisato e imprevisto, o nello sferruzzare che indoviniamo essere stato lungo, accorto se pur non compreso né accettato. E, a dirci, l’albatros, il sentore del mare, il librarsi poi. A dirci che cos’è davvero il Cinema.
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