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‘La ragazza ha volato’: nelle sale il nuovo film di Wilma Labate

‘La ragazza ha volato’: nelle sale il nuovo film di Wilma Labate

Dal 78° Festival di Venezia, la storia di una ragazza solitaria, di una violenza, di una decisione inaspettata. Distribuito da Adler Entertainment

Martedi, 05/07/2022 - Wilma Labate, regista, sceneggiatrice e documentarista da sempre impegnata nei temi del sociale e attenta alle narrazioni cinematografiche al femminile (“La mia generazione”, “Signorinaeffe”), torna nelle sale con il film “La ragazza ha volato”, già presentato con successo al 78° Festival di Venezia, nella sezione Orizzonti Extra.

Basato su un soggetto dei fratelli D’Innocenzo (“La Terra dell’abbastanza”, “Favolacce”) e da questi co-sceneggiato insieme alla stessa regista, il film racconta la storia di Nadia (nel ruolo la giovane Alma Noce, già vista in “Gli anni più belli”), un’adolescente difficile e solitaria che vive alla periferia di Trieste, città di confine, crocevia di differenti culture, in una famiglia modesta ed immobile nel suo destino: da questo tipo di isolamento e di inerzia la ragazza, che sembra ‘subire’ passivamente la vita, la scuola e le amicizie, senza coltivare particolari interessi, cercherà di uscire, dopo l’esperienza di una violenza subita e non denunciata, in modo inaspettato, con un atto di autodeterminazione che nessuno avrebbe mai immaginato.

“La storia scritta insieme ai fratelli D’Innocenzo mi ha fulminato – afferma la regista - perché racconta un’adolescente nel clima dell’inerzia che tanto pervade oggi le nostre vite: è molto solitaria, a tratti rabbiosa, e come addolorata. Durante il film palpitiamo, temendo che prima o poi spicchi il volo dalla finestra, ma in realtà fa una scelta, che possiamo giudicare discutibile, ma che rappresenta la sua autodeterminazione e questo per me, per una donna, è importantissimo. Credo che quasi tutte le donne, nella loro vita, abbiano, almeno una volta, subito un abuso, di qualsiasi portata, di qualsiasi genere, ma comunque un abuso. E rimane una ferita che è molto difficile che si chiuda. Quindi mi sembrava comunque di raccontare una storia che può riguardare tante donne: cucirmela addosso è stato bellissimo, un racconto al femminile a tutto tondo di cui il cinema e il mondo hanno bisogno.”

Protagonista non secondaria del film è una Trieste sconosciuta ai turisti, un luogo spazzato da un vento potente, non solo la città elegante dalle strade pulite e dal centro sontuoso stretto da vecchi quartieri operai e forti presenze balcaniche, ma anche un porto, in perenne crisi ma tuttora vivo, con i cantieri affollati di mano d'opera indiana e cargo e traghetti in partenza per l'oriente, con un traffico rarefatto ma che ancora accoglie in città l'estraneo ed il nuovo. Un luogo simbolico per raccontare una storia universale, che potrebbe essere ambientata in qualsiasi città, grande o piccola, italiana o estera.

«È una storia fatta di personaggi che subiscono la vita nel disordine e nell’inerzia - prosegue Wilma Labate - Nadia è una ragazzetta attraente che si muove nel grigiore, con una famiglia affettuosa ma immobile nel destino della periferia, non degradata, ma difficile e sciatta. È ambientata a Trieste, la città in cui la protagonista è cresciuta coltivando una profonda solitudine. Quando subisce la violenza e resta incinta, Manuela, la sorella di Nadia è l’unica a intuire che c’è qualcosa di poco chiaro e tace anche lei: questi personaggi sono lontani dal concetto di comunicazione, sono travolti dalla solitudine, altro necessario elemento di ricerca e di racconto. Ma seppure in una dimensione statica, come di chi lascia che la vita le scorra addosso perché non ce la fa a determinarla, Nadia fa uno scarto dinamico: sceglie di lasciare la scuola, di tenere il bambino, contro ogni logica, e va a lavorare per mantenerlo. Nonostante la fatica, Nadia torna a casa e regala al piccolo un sorriso più intenso di quelli che ha ricevuto. In conclusione: la vita è molto più contraddittoria della finzione. Non è concesso nessuno spazio per il giudizio».

Fra gli altri interpreti: Luka Zunic, Rossana Mortara, Massimo Somaglino, Livia Rossi.

Il film, distribuito da Adler Entertainment, è prodotto da Tralab Srl e Nightswim Srl, con Rai Cinema e coprodotto con Staragara Institut (Slovenia), in associazione con Gianluca Arcopinto Srl, con il supporto di Friuli Venezia Giulia Film Commission ed il sostegno del MiC.

WILMA LABATE. Regista, documentarista e sceneggiatrice, laureata in Filosofia, ha iniziato la sua carriera da regista collaborando con la RAI per diversi programmi televisivi, fra i quali anche fiction. Dopo avere realizzato alcuni documentari industriali, ha firmato il suo primo mediometraggio nel 1990, “Ciro il Piccolo”, ambientato a Napoli. Nel 1992, il suo primo lungometraggio, “Ambrogio”, con Enrico Brignano, Roberto Citran e Anita Ekberg, seguito da “La mia generazione” (1996) con Francesca Neri, Silvio Orlando Claudio Amendola, Arnaldo Ninchi, Anna Melato e Stefano Accorsi, per il quale ha ottenuto una nomination ai David di Donatello come migliore regista, scelto anche per rappresentare l'Italia al premio Oscar come miglior film straniero. Tornata al documentario nel 1997 con “Lavorare stanca”, nel 2001 ha firmato insieme, tra gli altri, ad Ettore Scola, Franco Giraldi, Mario Monicelli, Gillo Pontecorvo e Gabriele Salvatores “Un altro mondo è possibile”, ha replicato la collaborazione con Monicelli e Scola in “Lettere dalla Palestina” (2003) ed ha poi partecipato al documentario collettivo “Monicelli - La versione di Mario” (2012) presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Venezia Classici. Tra gli altri documentari da lei diretti: “Qualcosa di noi” (2015) e “Arrivederci Saigon” (2018), mentre per il cinema ha diretto “Domenica” (2000) con protagonista Claudio Amendola e “Signorina Effe” (2008), con Valeria Solarino e Filippo Timi. Come scrittrice e insegnante di cinema, nel 2001 ha vinto il Prix Italia per il radiodramma “Dulhan la sposa”.

ALMA NOCE (Nadia). Nata a Torino, appassionata di recitazione fin da bambina, ha esordito al cinema nel 2007 con un cameo in "Claang: the game” di Stefano Milla, seguito da ruoli in “Dracula 3D” (2011) di Dario Argento, “The Avengers 2 - Age of Ultron” (2014) di Joss Whedon, “I migliori anni” (2019) di Gabriele Muccino e “Brado” (2020) di Kim Rossi Stuart. In tv ha preso parte a "Qualunque cosa succeda” di Alberto Negrin e “Fuoriclasse 2” di Riccardo Donna, entrambi del 2013, e "Romanzo Familiare"(2015) di Francesca Archibugi, prima di essere scelta nel 2016 per il ruolo di Caterina, la nipote del personaggio di Gianni Morandi nella serie "L'Isola di Pietro”, poi confermata per le due stagioni successive nel 2018 e nel 2019.

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