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‘La Nouvelle Femme’: l’attualità di Maria Montessori. Intervista alla regista Léa Todorov

‘La Nouvelle Femme’: l’attualità di Maria Montessori. Intervista alla regista Léa Todorov

In uscita con Wanted il film con Jasmine Trinca che racconta una figura antesignana dell’emancipazione femminile ed un’epoca in cui la disabilità era tenuta nascosta

Mercoledi, 25/09/2024 - La storia di Maria Montessori è una storia ante litteram di emancipazione e ricerca della parità di genere in un’Italia, in un mondo, ancora impreparati ad accettarle: com’è noto Maria Montessori è stata una delle prime donne a laurearsi in medicina in Italia ed è internazionalmente nota per l’invenzione di un metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole dell'infanzia, elementari, medie e superiori in ogni Paese.

Tutto questo ebbe un prezzo molto alto per Maria, che decise di non sposarsi mai, pur avendo avuto un figlio da lei amatissimo, Mario, che crebbe lontano da lei, per poter continuare i suoi studi e le sue esperienze clinico-pedagogiche, che avrebbero aiutato moltissimi bambini nel mondo. Al tema dei bambini con disabilità, insieme a quello dell’autodeterminazione femminile, è dato grande risalto nel film ‘Maria Montessori: La Nouvelle Femme’, anche per un’esperienza personale diretta della regista, Léa Todorov.

Il film uscirà nelle sale italiane il 26 settembre distribuito da Wanted, con il patrocinio dell'Opera Nazionale Montessori - ETS. La celeberrima pedagogista è interpretata, con grande empatia e naturalezza, da una sempre brava Jasmine Trinca, la seconda attrice italiana nel ruolo di Maria, dopo Paola Cortellesi.

L'espressione ‘La Nouvelle Femme’ è stata comunemente usata dagli storici occidentali in relazione alle donne femministe, istruite e indipendenti del 1900 che erano riuscite ad accedere a posizioni professionali e carriere accademiche, e che affermavano il loro posto nella società attraverso la conoscenza.

L’escamotage di fiction attraverso cui la regista Léa Todorov - figlia del più grande storico della letteratura russa, Tzvetan Todorov- costruisce l’intreccio della vicenda è l’incontro di Maria Montessori e Lili d’Alengy, una famosa e fatale mondana parigina che celava un segreto vergognoso per l’epoca: una figlia disabile, Tina, tenuta nascosta per proteggere la sua carriera nei salotti dell’alta società fin de siècle. Dopo aver deciso di portarla a Roma, le giunge la notizia di una pedagogista che sa come trattare casi simili.

Le due donne, Jasmine Trinca (La stanza del figlio; Fortunata) e Leïla Bekhti (The Restless; A Man In a Hurry) diversissime in tutto, troveranno lentamente un’intesa inaspettata che porterà alla luce un segreto condiviso e apporterà benefici individuali e sociali ad entrambe. La regista decide di cogliere lo spaccato più ‘umano’ di Maria, quello del suo conflitto interiore fra l’essere madre e scienziata, compagna di un altro medico e donna, oltre che illuminata pedagogista con la chiara idea di riformare la scuola e portare tutti i bambini, non solo i normodotati, a sviluppare i propri apprendimenti.

Il film “Maria Montessori - La nouvelle femme” mostra la lotta di emancipazione di una donna, sia nella vita privata che sul lavoro, e l’ideazione di un metodo, oggi universale, della sua sperimentazione e perfezionamento. Interessante e centrale è nel film il passaggio dall'applicazione del metodo Montessori con bambini con difficoltà di apprendimento all'uso con bambini normodotati, evidenziando l'importanza di un approccio all'insegnamento inclusivo e personalizzato, concepito per valorizzare tutte le diversità e per un’istruzione accessibile a bambini di ogni condizione sociale e abilità.

Intervista a Léa Todorov

Tu conoscevi già Maria Montessori prima di fare questo film? Perché hai scelto proprio lei come figura per il tuo film?
Ho conosciuto la figura di Maria Montessori lavorando al documentario per il quale ho collaborato alla sceneggiatura, un documentario sulle pedagogie alternative nel periodo tra le due guerre e in realtà non mi ero mai posta il problema di trovare una grande figura storica come fulcro della storia però, avendola conosciuta meglio e studiando la sua vita e la sua pedagogia, mi sono detta che doveva trattarsi di un film centrato su di lei, perché era ancora una figura di grande interesse e la sua storia avrebbe risuonato oggi nell’attualità.

Perché hai deciso di concentrarti su questo primo periodo della carriera della Montessori, quando lavorava con i bambini disabili (che all’epoca venivano chiamati ‘deficienti’)?
Mentre lavoravo al film ho avuto l'intuizione che il momento più interessante della biografia di Maria fosse l'abbandono del figlio. A quel tempo non aveva ancora creato una scuola per bambini neurotipici. In questo istituto di logopedia lavorava con bambini definiti “idioti” o “deficienti” e, proprio con questi bambini dai bisogni speciali, sperimentò quello che sarebbe diventato il suo metodo. È da qui che è emerso anche il personaggio di Lili nella sceneggiatura, questa madre che si vergogna della sua bambina diversa, e che ho potuto investire con il mio stesso senso di fallimento quando, alla nascita di mia figlia, mi sono resa conto di aver fatto una bambina che non avrebbe “funzionato” normalmente. La scrittura si è sviluppata a partire da questa storia e ho trovato le basi drammatiche del film.

La visione dei bambini neuro-atipici, ai tempi di Maria ma anche ai nostri, sembra essere il cuore politico del film...
Sì, è così: quando è nata mia figlia, sono rimasta colpita da quanto poco sapessi della disabilità in tutte le sue diverse forme. Quindi questo personaggio principale, la madre che si vergogna, simboleggia la nostra società, che non accetta, che ha paura... Ma è stata anche l'idea politica alla base delle riprese, quella di riunire una troupe cinematografica e questo gruppo di bambini. Nel marzo 2021, quando ho avuto la possibilità di partecipare alla Résidence Cinéma d'Émergence, e pensare per la prima volta alla realizzazione del film, è diventato subito inimmaginabile non andare a incontrare questi bambini. Anche sul set, tutti hanno capito subito che non c'era bisogno di essere specializzati per creare un legame, che bastava lavorare sodo, essere esigenti...In questo siamo stati totalmente ispirati da Maria Montessori stessa, che ha insistito perché questi bambini fossero considerati capaci di imparare e svolgere un compito. Un'esperienza molto forte per tutti, perché le paure e i preconcetti.

Mi ha colpito molto il tuo modo di parlare delle donne, attraverso il film e nella conferenza stampa, così ti volevo chiedere se questo film ha per te un significato particolare per le donne di oggi e vorrei collegarmi poi a parlare del MeToo (il Moi Aussi), visto che tu ti sei interessata e hai parlato in un certo modo anche dell'emancipazione delle donne e della loro possibilità di essere libere.
Si, ho avuto l'impressione che, grazie al MeToo, siamo riusciti a guardare in modo diverso il mondo e il MeToo ci ha anche permesso, collettivamente, come donne, di rimettere in discussione il nostro proprio vissuto, le cose che magari abbiamo accettato senza neanche rendercene conto e ho capito anche cosa significa appartenere ad una certa epoca e questo mi ha fatto anche capire tutta la forza di Maria Montessori, la lungimiranza che ha avuto rispetto al proprio ruolo, tenendo conto del fatto che queste cose erano del tutto eccezionali in quegli anni lì. Lei dice a un certo punto ‘non voglio diventare la proprietà di nessuno’ perché sapeva che, inevitabilmente, sarebbe stata inserita in un certo tipo di sistema.

Senti, pensi che ancora oggi è presente, e quanto è forte, un pregiudizio sulle donne, mi viene da dire qui sulle donne medico, ma anche sulle donne registe e in generale sulle donne che fanno dei lavori che tradizionalmente sono stati per secoli appannaggio degli uomini?
Dunque in Francia, non so in Italia, ci sono ora molte donne che hanno fatto delle ottime carriere in questi ambiti e quindi penso che in queste professioni c'è molta più uguaglianza di prima, in questo tipo di professioni sicuramente c'è molta più uguaglianza…rimangono comunque veri ugualmente i temi principali che ho presentato nel film: ancora oggi, cioè, se si hanno due bambini piccoli e si sta studiando medicina e bisogna fare una tesi il tempo bisogna riuscire a trovarlo ed è molto difficile, migliaia di donne in Francia lasciano il lavoro quando diventano mamme...ma l’esperienza di ineguaglianza si può fare anche senza essere madri, se pensiamo che in Francia muore una donna ogni 2 giorni a causa della mentalità patriarcale. Anche in altri campi lavorativi penso che ci siano ancora molte ‘riserve di caccia’ diciamo così, per quanto riguarda determinate professioni in cui raramente si vede la presenza di donne. Le cose cambieranno anche in questi campi ma comunque l'uguaglianza non dipende dalla capacità o possibilità di scegliere un determinato mestiere, l'uguaglianza è qualcosa che ancora non è stata acquisita nella nostra società.

Un’ultima cosa proprio legata a quest’ultima cosa che tu hai detto: quali sono secondo te le conquiste, le ‘battaglie’, gli obiettivi che le donne oggi devono ancora perseguire per la parità e l'uguaglianza? E in che cosa secondo te gli uomini possono aiutarci c'è qualcosa in cui tu senti, anche avendo fatto questo lavoro sulla Montessori ed avendo anche una tua visione politica, in che cosa gli uomini ci possono aiutare a raggiungerle?
Sì, per rispondere alla prima parte della domanda credo che gli uomini in futuro, anche quelli già presenti, devono capire a che punto questa causa, questa lotta quella, chiamiamola come vogliamo, è anche la loro e a che punto questo sistema che si basa su un dominante e un dominato nuoce a entrambe le parti. In Francia sempre più spesso anche gli uomini iniziano a lavorare su questo aspetto e, siamo già nella seconda parte della domanda, in Italia ci sono molti di questi uomini ed è per questo che ho trovato anche nel film molto interessante il personaggio di Giuseppe, il compagno di Maria, un uomo che era anche ‘femminista’, che aveva scritto su delle riviste femministe e credeva veramente in questa trasformazione del mondo però faceva parte di una certa società e di una certa famiglia ed i valori tradizionali di quella famiglia di quella società l'hanno praticamente ‘richiamato’ e per questo ha distrutto quello in cui credeva, proprio per via di questi valori tradizionali e quindi bisogna fare sempre molta attenzione a questo retaggio patriarcale.


Léa Todorov è nata a Parigi nel 1982. È scrittrice, regista e produttrice. Dopo aver studiato scienze politiche a Parigi, Vienna e Berlino, ha scritto e diretto i documentari Sauver l'humanité aux heures de bureau (2012) e Utopie russe (2014) con Joanna Dunis. Nel 2015, insieme alle registe Lila Pinell, Chloé Mahieu, Gaëlle Boucand e Aurélia Morali, ha creato la casa di produzione Elinka Films e ha coprodotto due documentari di Gaëlle Boucand. Nel 2016 ha co-scritto il documentario Révolution école : l'éducation nouvelle entre les deux guerres, diretto da Joanna Grudzinska e coprodotto da Arte. Il film ha partecipato al Festival internazionale del cinema storico di Ginevra e al Festival del cinema di La Rochelle. Questo progetto sui metodi di insegnamento alternativi è stato l'ispirazione per il suo primo lungometraggio di finzione La Nouvelle Femme (2023), vincitore del premio Emergence 2021 sulla storia di una di queste insegnanti, la famosa Maria Montessori.

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