‘La linea invisibile’: il potere della musica per risanare i conflitti
Arriva nelle sale italiane dal 19 gennaio l’ultimo film della regista svizzera Ursula Meier, distribuito da Satine Film, storia di un difficile rapporto madre-figlia. Con Valeria Bruni Tedeschi
Giovedi, 29/12/2022 - Torna alla regia, con il bel lungometraggio ‘La Ligne-La Linea Invisibile’, la cineasta, produttrice, scrittrice e sceneggiatrice svizzera-francese Ursula Meier, classe 1971, già autrice di ‘Home’ selezionato alla Semaine de la Critique al Festival di Cannes e insignito di numerosi premi e riconoscimenti internazionali, e del pluripremiato ‘Sister’, che ha ricevuto il Premio speciale della Giuria al Festival Internazionale del cinema di Berlino nel 2012 ed è stato nominato come Miglior Film Straniero per l'Independent Spirit Awards.
Dopo essere stato presentato in concorso alla 72a edizione del Festival di Berlino, alla 23a edizione del Napoli Film Festival e al Longtake Interactive Film Festival 2022, il film ‘La Ligne-La Linea Invisibile’ approda in Italia il 19 gennaio dove sarà distribuito nelle sale da Satine Film.
Protagoniste della vicenda raccontata dal film due grandi attrici, care al cinema francese come a quello italiano: Stéphanie Blanchoud e Valeria Bruni Tedeschi, che si trovano, nel film scritto e diretto dalla Meier, alle prese con un complesso e atipico rapporto madre-figlia.
Cuore della storia, infatti, è il rapporto conflittuale tra Christina (Valeria Bruni Tedeschi), una pianista che ha abbandonato la carriera di solista per dedicarsi alle tre figlie, e la primogenita Margaret (Stéphanie Blanchoud), giovane talentuosa ma emotivamente instabile, costretta dal giudice a restare a cento metri di distanza dalla casa di famiglia per il suo comportamento aggressivo.
Margaret è una donna di 35 anni con una lunga storia di violenze inflitte e subite e una fragilità emotiva che spesso non riesce a definire e contenere nelle sole parole. In seguito a una brutale discussione con la madre e alla denuncia di quest’ultima, il giudice le impone un severo ordine restrittivo: in attesa del processo e per almeno tre mesi, non le è permesso entrare in contatto con la madre né avvicinarsi a meno di cento metri dalla casa familiare. Isolata e bandita dalla sua famiglia, Margaret si ritrova letteralmente chiusa fuori e allontanata dalla sua cerchia di affetti. Questa “linea” diventa così un ostacolo sia in senso letterale che figurato, facendo esacerbare in lei il desiderio di essere più che mai vicina alla famiglia, tanto da farla recare ogni giorno sulla soglia di quel confine, tanto invisibile quanto al momento invalicabile.
‘La Ligne-La Linea invisibile’ è un film intenso e intimo, in cui i sentimenti faticano a trovare le parole giuste per potersi esprimere. È solo grazie alla musica e alla sua forza evocativa che le protagoniste riusciranno a rivelare la propria autentica natura e a comunicare quell’amore profondo che le lega e che, a causa delle loro ferite e fragilità, hanno trasformato in rabbia e violenza.
“Il punto di partenza del film - racconta la regista in un’intervista - è stato il desiderio di raccontare la storia di una donna violenta, della violenza femminile. Stéphanie Blanchoud, con la quale ho scritto il film, ha esperienza nel pugilato e ha già scritto un'opera teatrale su questo argomento. Di solito al cinema la violenza viene mostrata attraverso protagonisti maschili, e quando ci sono donne, sono per lo più adolescenti. Mi sono chiesta come fosse possibile mostrare la violenza di un personaggio femminile senza dover dare inizialmente troppe spiegazioni. Poi ho collegato la storia alla famiglia, perché è quella che ci plasma e perché volevo che diventasse chiara gradualmente la violenza della madre. È un altro tipo di violenza, quella di chi abusa dei suoi figli, una forma di violenza più nascosta. Ognuna delle figlie/sorelle ha reagito in modo diverso”.
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