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Al telaio come un'artista

Al telaio come un'artista

Antichi mestieri - "Rosa Spina ha abbracciato la Fiber-art, forma espressiva che sottrae al filo il suo significato strumentale e la stereotipata condizione di elemento di lavoro femminile, forzatamente domestico, per donargli maggiore autonomia"

Antonella Iaschi Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007

Trasformare un mestiere in arte, prendere per i capelli una tradizione che sta sparendo inghiottita dal tempo e dalle mode. Fare in modo che il giallo delle ginestre e la preziosità della seta siano ancora patrimonio femminile e femminista, sottolineando che il legame delle donne con l’universo tessile è un legame antico e resistente, fatto di storia e di economia, che ha saputo andare oltre le esigenze del quotidiano domestico, con la creazione di piccole industrie familiari. Questo è il compito che si è prefissa Rosa Spina, nata in Sicilia, ma saldamente ancorata alla realtà e alla tradizione della sua terra adottiva: la Calabria.
L’arte del tessere è simbolo carico di significati per tutte le culture, da quella Maya che adorava Ixchel divinità legata alla luna e alla figura del ragno che tesse la tela in attesa della gioia del cielo, a quella nordica che con tre fate, Urd che fila e rappresenta il passato, Verdandi che arrotola il filo ed è il presente, e Skuld che recide il filo ed è il futuro, raffigura le donne che decidono il fato di ogni persona.
Per Rosa Spina (coincidenza del destino in un nome che riporta alla fiaba dei Fratelli Grimm, dove la bella addormentata si punge con un fuso e dorme cent’anni per un incantesimo) il tessere è da sempre motivo di studio, ricerca ed espressione.
Nel clima di grandi trasformazioni culturali e rivendicazioni che caratterizzò gli anni Sessanta, lei ed altre donne artiste trovarono nel movimento femminista, partendo da una profonda riflessione sul proprio vissuto, nutrimento ed apporto per il loro operato artistico.…e Penelope ha preso in mano il proprio destino… come Rosa Spina ha abbracciato la Fiber-art, forma espressiva che sottrae al filo il suo significato strumentale e la stereotipata condizione di elemento di lavoro femminile, forzatamente domestico, per donargli maggiore autonomia.
Da allora ad oggi, un’infinità di esperienze, fra le quali l’importante amicizia con Mimmo Rotella, che ha influenzato la sua ricerca espressiva. Le sue opere infatti sono, come i “Decollage” del Maestro, manipolate, dipinte e detessute fondendo il segno tessile con il segno pittorico.
Da allora ad oggi, la collaborazione con altre donne fino a creare il C.R.A.T. (Centro di ricerca arte tessile) che promuove e valorizza la tessitura, tramandandola in modo serio e professionale alle nuove generazioni con corsi di formazione rivolti alle scuole, e portandola anche in quei luoghi, come il carcere minorile, dove più che altrove è necessario un messaggio positivo di passione, tenacia, creatività e continua ricerca di nuove espressioni e di antiche radici.
In Sardegna, fino a qualche tempo fa la nascita di una bambina veniva salutata con la frase “Hamus una filonzana!”, ossia “Abbiamo una filatrice”…come Arianna, Rosa ha seguito il suo filo oltre il labirinto dei luoghi comuni dando a “quel” filare la magia e il piacere di un’arte condivisa con altre donne per valorizzarne l’essenziale.


Tra seta e ginestre
i colori del tempo
hanno clessidre di luna.
Si perdono negli occhi della notte
le storie tessute o sospirate
che profumano di miele e di sole.
All’alba quando le idee
nuotano nella quiete rosa-azzurra
resta un sonno leggero
ad aspettare il naufrago
e un mantello da re
per avvolgerne i sogni.


(25 ottobre 2007)

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