Domenica, 15/01/2012 - Al Teatro Comunale di Ferrara gli 80 anni della STRAFERRARA:
per ricordarli una commedia, una mostra, un libro…
di Maria Cristina NASCOSI
Ha compiuto 80 anni il 14 agosto scorso la Straferrara, la compagnia teatrale dialettale più antica nostra.
Del suo essere veterana lo si è scritto tante volte, certo: ma il piacere di rinnovarsi, magari ‘rispolverando qualcosa di antico’ aggiunge alla scelta drammaturgica fatta per rammemorare l’importante anniversario il sapore di un ‘classico’ – come avrebbe forse asserito anche T.S.Eliot.
E, infatti, What’s a classic? - Cos’è un classico?
E’ semplicemente un ‘qualcosa’ nato tempo fa che, tuttora, magari con qualche intervento ‘mutatis mutandis’, è ancora perfettamente ‘up to date’, foriero di messaggi e valori oltre il tempo.
E così il recupero, l’adattamento, il ‘tradimento’, in termini filologico-linguistici, forse, ma non certo privo di cólto spessore e di approccio anche registico-performativo da parte di Massimo Caselli, di un cavallo di battaglia come Il malato immaginario, dramma di un mostro sacro del Settecento francese qual è Jean-Baptiste de Poquelin in arte Molière sortisce, come esito, un lavoro teatrale che l’esperienza di decenni di palcoscenico degli attori della Straferrara fa divenire godibilissimo in una lingua, la dialettale ferrarese, che è comunque lontana, pur se non troppo, dalla sua di originale stesura.
Rappresentata poche sere fa al Teatro Comunale di Ferrara, dove si svolgono ‘in toto’ le celebrazioni dell’80° della storica compagnia, l’opera ha riscosso il successo che, da sempre, il pubblico ferrarese tributa alla compagine: molti gli applausi spontanei rivolti dalla platea e dai palchi quasi al completo alla ‘vis comica’ espressa armoniosamente dai vari attori, prima fra tutti ‘Cici’ Rossana Spadoni Faggioli che ha riservato per sé la parte di Argante (Argan) il personaggio principale, per l’occasione, divenuto di sesso femminile.
Alla sua entrata in scena la sua carica passionale, da attrice consumata che calca le scene dalla nascita, si potrebbe dire - è figlia di due grandi artisti, Ultimo Spadoni, fondatore della Straferrara e Teresa Bosi che l’allattava dietro le quinte tra un atto e l’altro - ha letteralmente ‘bucato’ non lo schermo, certo, ma le tavole del palcoscenico, sì.
Immediatamente si è creata un’atmosfera, una magìa – la Grande Magia del teatro, come la definiva Eduardo – che ha avvolto tutti, attori e spettatori, quell’eterno sortilegio in cui la rappresentazione diviene interazione e splendida reciproca carica emotiva, tra spettatore ed attore che, ricevendola, riesce a dare il meglio di sé.
L’espediente del mèta-teatro, i piccoli simpatici prologhi ambientati ‘ai giorni nostri’, che introducevano agli atti e ricordavano con pudore e sensibilità la presenza purtroppo solo ‘in pectore’ di Beppe Faggioli, marito di ‘Cici’ed erede, dopo Spadoni dal 1967, del grande sodalizio, ha fornito argutamente un valore aggiunto davvero di rilievo al lavoro, a tratti quasi una voluta auto-celebrazione dal sapore auto-ironico del ‘citarsi addosso’ di alleniana memoria.
Contrappunto incisivo ed opportuno la scelta delle musiche di scena, da Vivaldi a Bach a Haendel, quanto mai calzante alle vicende descritte.
Le celebrazioni dell’80°continuano con la piccola ma essenziale mostra di foto, documenti ed altre attestazioni di tanti anni di successo della compagnia che mai ha cessato la sua attività drammaturgica, neppure sotto le bombe.
Avvallo riferito al coraggioso impegno si ritrova nel libro I SETTANT’ANNI DELLA STRAFERRARA, opera di chi scrive, èdito quasi 10 anni fa nell’àmbito delle stesure editoriali di AR.PA.DIA., l’Archivio Padano dei Dialetti del Centro Etnografico / Centro di Documentazione Storica dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Ferrara e testimonianza corale di una vicenda che da microstoria del tessuto culturale e civile della nostra ‘bèla Frara’ è entrata a pieno titolo a far parte della storia del nostro Paese, unito da soli 150 anni, giovane ed antico, ad un tempo.
Il testo sarà ripresentato martedì 17 gennaio alle ore 17.00 presso il Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara, un’ulteriore occasione per riassaporare alcune scenette recitate dagli attori della compagnia e tratte dai grandi autori, ancora una volta ‘i classici’, vecchi e nuovi, della dialettalità ferrarese, da Celati a Pitteri, da Beppe Faggioli a Caselli.
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