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AL MUSEO SCATTI DI DONNE AL LAVORO

AL MUSEO SCATTI DI DONNE AL LAVORO

La visita alla mostra fotografica "LASCIATELE LAVORARE" resa obbligatoria nell'Istituto Comprensivo di Pianoro per l'orientamento scolastico

Martedi, 17/03/2015 -
Quando la prof ci ha proposto di andare a vedere al Museo di Arti e Mestieri di Pianoro la mostra fotografica “Lasciatele lavorare“ di Sara Colombazzi, dedicata al lavoro delle donne, un nostro compagno le ha chiesto: "Ma devono venire anche i ragazzi o possono restare a casa?"

tutti abbiamo riso perché dentro di noi abbiamo capito che il lavoro delle donne riguarda tutti. Infatti, per tanto tempo, si è pensato che alcuni lavori non fossero femminili, invece le donne hanno dimostrato che tutti abbiamo le stesse capacità. Alla fine ci siamo andati tutti incuriositi dall’ argomento. Arrivati al Museo l’ esperta dell‘Udi (Unione Donne in Italia) ci ha raccontato delle tante ingiustizie che, nel corso dei secoli, le donne hanno dovuto subire nel campo del lavoro. Una delle tante discriminazioni che persistono anche adesso è che, spesso, a parità di lavoro, le donne guadagnano di meno degli uomini. Oppure, se rimangono incinte, rischiano di essere licenziate. Adesso, almeno in Italia, le ragazze hanno le stesse opportunità di studio dei ragazzi, ma non è sempre stato così. Una volta, a scuola, i maschi erano separati dalle femmine e le ragazze studiavano molti argomenti che riguardavano i lavori casalinghi. Questo perché il loro futuro era segnato:da grandi avrebbero dovuto accudire la casa e la famiglia o, in alternativa, fare le domestiche presso altre famiglie. Nella mostra fotografica che abbiamo visto c'erano tanti scatti di donne che svolgevano lavori diversi. Tutte sembravano essere impegnate e soddisfatte della loro attività perché avevano scelto liberamente il lavoro da svolgere. Dopo aver guardato le fotografie, abbiamo pescato, in modo casuale, dei biglietti su cui erano scritti i lavori presenti nell’ esposizione. Ognuno di noi ha letto il proprio biglietto e ha individuato, all'interno della mostra , il lavoro corrispondente. In questo modo l’ esperta dell Udi ha descritto i dettagli e le caratteristiche dei lavori sorteggiati. Questo progetto ci è servito ad affrontare il tema del lavoro anche in previsione della scelta che dovremmo fare riguardo la scuola superiore. Ha aiutato tutti noi fornendoci un quadro quasi completo delle possibilità di lavoro e allargando i nostri orizzonti riguardo al futuro.


Classe II B



La mostra aperta al pubblico, ma in primo luogo voluta per agli alunni delle terze classi della scuola secondaria di primo grado del nostro territorio, ha avuto una buona adesione ed è stata occasione di conoscenza e di riflessione in vista dell’imminente scelta del successivo indirizzo di studi che i nostri ragazzi andranno ad intraprendere.

L’evento sostenuto dall’Assessora alle Pari Opportunità è stato inaugurato con un incontro–dibattito, erano presenti: la fotografa, Sara Colombazzi, Maurizia Lazzarini, Direttora del Museo, l’Assessora Benedetta Rossi del Comune di Pianoro, Katia Graziosi Presidente UDI Bologna, Alba Piolanti, scrittrice e componente del Comitato scientifico UDI.



Ottanta le fotografie esposte e 110 le donne riprese. La mostra vuole aprire un momento di riflessione sul mondo del lavoro, focalizzando l’attenzione sulle pari opportunità di genere e su quanto le stesse rimandino ad un’educazione socio/familiare volta al rispetto e al riconoscimento di un’uguaglianza di diritti e doveri.

L’ingresso delle donne nel mondo del lavoro (dalla rivoluzione industriale in poi) ha incrinato il potere patriarcale perché ha consentito la messa in discussione del rapporto fra i sessi e la divisione sessuata del lavoro (la “produzione” agli uomini e la “riproduzione” alle donne).

Il lavoro esterno alla casa e alla famiglia ha determinato, per le donne, un processo di emancipazione che ne ha favorito l’autonomia personale ed economica ed ha svelato le gerarchie di potere che agiscono nella relazione donna/uomo, all’interno della famiglia, del corpo sociale e nei rapporti di produzione.

Il museo, espressione di una società che vedeva la donna in una condizione di estrema dipendenza, visibile dalle testimonianze lavorative nelle sezioni museali, è stato un eccellente palcoscenico per cogliere le prospettive di emancipazione espresse dalla raccolta fotografica esposta nella sala espositiva.

Negli incontri che Katia Graziosi ed Alba Piolanti hanno avuto con i ragazzi, si è parlato del diritto all’istruzione, si è riflettuto sul lavoro, sul suo significato culturale e sociale, sugli stereotipi nel mondo del lavoro e nelle mansioni in famiglia.

Ogni ragazzo ha scelto una foto dando ai suoi compagni spiegazioni sull’attività descritta che a volte veniva supportata nelle descrizioni dalle donne dell’UDI ed infine ha compilato un questionario. Gli scritti hanno evidenziato un certo cambiamento nei modelli di comportamento dei giovani e dei loro genitori all’interno delle loro case e nell’approccio degli stereotipi di genere.

Questa interessante analisi la cui complessità ci costringe a continuare il nostro lavoro di ricerca e di iniziativa (stiamo pensando ad una seconda occasione di confronto) ha dato agli studenti da subito la consapevolezza che questo evento è stato utile per potersi orientare fra i diversi mestieri un tempo considerati solo femminili o maschili, oltre che ad indicare le loro preferenze e competenze fra le diverse discipline di studio, in vista di scelte future per la loro vita.

A noi adulti ha dimostrato che le sinergie createsi tra il Museo, l’Assessorato alla Cultura ed alle Pari Opportunità, la Dirigenza scolastica dell’istituto comprensivo di Pianoro e gli Insegnanti delle classi partecipanti hanno potuto creare una vera opportunità di approfondimento per i nostri ragazzi.

Doveroso la citazione all’arte fotografica ed alla potenzialità del suo linguaggio.

Gianna Solmi

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